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Vivere in un incubo

Le ombre erano ovunque e provavano ad afferrarla, mentre correva disperata cercando una via di fuga. Il luogo tanto amato e conosciuto, il suo podere, era diventato l’Inferno in terra.
Non ricordava cosa stesse facendo prima che l’attacco avesse inizio, ma solo le creature che spuntavano da tutti gli angoli per bloccarla e portarla nelle oscurità celate sotto terra.
Lei lo sapeva, anche se si chiese come. Sapeva che volevano portarla da lui, dall’essere orribile che le comandava.
Era vicino, troppo vicino, e le era possibile avvertire la sua anima nera anche da lì.
Corse fino alla grande pietra, con le creature alle calcagna, il terrore le attanagliava le viscere, ma non poteva permettersi di indugiare ancora. Nel mare di oscurità intravide una luce, in lontananza. Era calda e prometteva salvezza.
Spinta da una nuova energia vi si diresse, ma c’era la recinzione del terreno fra di loro. La stessa recinzione che aveva tanto penato a fare insieme con i braccianti, a causa del terreno pietroso.
Si guardò attorno, aveva pochi secondi prima che le ombre riuscissero a prenderla. Lo sguardo le cadde su un passaggio che lei continuava testardamente a richiudere e i cani del vicino a riaprire, era un buco scavato sotto la recinzione. Senza indugiare vi si buttò arpionando le pietre e i rami che aveva messo per ostruirla, con le mani che ormai sanguinavano e le unghie spezzate.
Non voleva guardare indietro, perché sapeva che il terrore di vederli a pochi metri da lei l’avrebbe paralizzata.
Continuò senza sosta finché non liberò il passaggio abbastanza da permetterle di passare. Vi si infilò riuscendo ad introdurre tutto il busto, ormai era sicura che sarebbe riuscita nell’intento, quando una sensazione di gelo le attanagliò le gambe ed il cuore.
Erano arrivati, l’avevano presa.
Urlò con quanto fiato aveva in gola.

Valentina si svegliò urlando.
Si guardò attorno con il fiatone e la fronte e la schiena madidi di sudore. Quando si accorse di essere nella propria stanza e che l’alba stava facendo capolino illuminando parzialmente l’armadio, fece un sospiro di sollievo.
Gli incubi erano iniziati il giorno dopo l’esorcismo e non le avevano dato tregua.
Continuava a vedere quella luce, ma senza mai raggiungerla. Per evitare che altre ombre entrassero in casa sua, aveva posizionato dei sigilli creati secondo le indicazioni trovate in uno dei suoi libri e fino a quel momento sembrava funzionare. Lei per sicurezza purificava la casa più volte al giorno ed aveva cominciato a dormire con la luce accesa.
Stefania la chiamava spesso per accertarsi che stesse bene, ma questa situazione era insostenibile. Si mise a sedere nel letto sentendosi tutta indolenzita, le sembrava di aver corso veramente come nell’incubo e quando tolse le coperte scoprendo le gambe emise un gemito di orrore. Segni neri come lividi le coloravano la pallida carnagione, proprio dove si era sentita afferrare.
Calde lacrime le rigarono le guance, non era in grado di resistere ulteriormente, non aveva più le forze per combattere. Si accucciò in posizione fetale continuando a piangere finché non fu esausta e crollò in uno stato di torpore, da cui venne riscossa dallo squillo insistente del telefono sul suo comodino.
Con grande fatica rispose.
“Pronto”
“Sei ancora a letto?”
“Nottataccia”
“Era biondo o moro?”
“Magari. Che fai?”
“Sto cercando un vestito per questa sera, non te ne sei dimenticata, vero?”
Valentina ci mise qualche istante prima di ricordare quello a cui si riferiva l’amica.
Sospirò.
“No, ti prego, non me la sento”
“Poche chiacchiere, abbiamo organizzato per stasera da una settimana, alzati, lavati e va in cerca di qualcosa di carino da metterti”
Valentina ci pensò su. L’idea di rimanere in casa con le ombre in agguato era ancora peggiore dell’appuntamento al buio che l’amica le aveva procurato. E se si fosse annoiata poteva sempre fingere un malore e tornare.
“Va bene, mi metto in moto. Alle sette da Charlie?”
“Così si fa! Si, a più tardi”

Quando entrò da Charlie, quella sera, le si presentò la solita scena di sempre. Tavoli con drappi rossi come il colore alle pareti, solite coppiette intente a dividersi una pizza ed a sorseggiare una birra o una coca cola e la musica che doveva essere di accompagnamento alle chiacchiere sparata un po’ troppo alta.
La proprietaria, Charlie, una donna sulla quarantina di origini inglesi che aveva deciso di stabilirsi lì a Bomarzo vent’anni prima, alzò una mano e le sorrise salutandola.
Valentina ricambiò e si diresse verso il tavolo che le stava indicando.
Per poco non inciampò sui suoi piedi alla vista dell’uomo seduto con Stefania ed il fidanzato, ovvero il tipo che stavano cercando di propinarle. Dire che era bello era riduttivo. Capelli neri ben curati, fisico asciutto e potenzialmente palestrato sotto una giacca elegante in contrapposizione con un paio di jeans.
“Niente male” sussurrò Valentina prima di avvicinarsi al tavolo.
“Ehi Vale!” disse Stefania alzandosi per salutarla.
I due uomini la imitarono.
Salutò con un gesto e un sorriso poco convinto Fabrizio, il fidanzato intollerabile della sua amica e poi strinse la mano allo sconosciuto che ricambiò con una stretta decisa.
“Valentina, piacere di conoscerti”
“Luciano, il piacere è tutto mio” le rispose lo sconosciuto abbagliandola con un sorriso strepitoso.
Mentre si sedevano si scambiò uno sguardo di intesa con la sua amica, questa volta si era superata. La serata fu piacevole e non fu costretta a fingere un malessere per tornare a casa.
Luciano si propose anche di accompagnarla a casa, ma era un affrettare troppo le cose per lei, quindi era sola quando fermò la macchina.
Spense i fari e guardò la sua casa, illuminata dalla luna piena.
Era molto bella, in pietra viva, su due piani. Molti dicevano che fosse troppo grande per lei, ma Valentina la trovava giusta. Aveva spazio per ogni cosa le saltasse in mente di fare e l’idea di avere compagnia non la allettava neanche un po.
Anche se per Luciano forse avrebbe fatto un’eccezione. Sorrise.
“Entrare e vedersela con i miei incubi o non entrare, questo è il dilemma.” disse in un sussurro citando la famosa frase di Amleto.
Un movimento sul lato destro della casa le fece tremare le ossa.
Per un attimo pensò di essere in uno dei suoi incubi, ma con orrore si accorse di essere sveglia, in macchina, da sola e al buio.
“Brava Vale, 10 e lode per la scelta casta di tornare sola a casa” si disse sarcastica.
Accese immediatamente i fari e quello che le si parò davanti le fece sgranare gli occhi.
Un uomo, alto e biondo con un fisico da paura era fermo ad una ventina di metri dalla sua macchina.
“Cos’è oggi? La svendita degli gnocchi?” disse incredula.

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L'Esorcismo
L'Ospite
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Oceanografa a tempo perso, grande lettrice che non disdegna dai classici agli ingredienti dei succhi di frutta. Nutre una grande passione per il Fantasy e in questo periodo, in particolare per il Weird. Avendo personalità multiple adora i GDR e sopratutto i GRV. Ha pubblicato il suo primo romanzo nel 2008, ma è ancora in cerca di un editore che la sopporti.
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