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Spiriti Vendicativi – Speciale di Natale

Carlo era atteso nella baita presa in affitto dai cugini che non incontrava ormai da più di dieci anni. Qualche settimana prima si erano incontrati per il funerale dello zio Ralph e avevano deciso di passare il Natale insieme in memoria dei vecchi tempi.
Anche se non aveva di meglio da fare, vedendo la strada che stava percorrendo rimpiangeva amaramente quella decisione.
Aveva cominciato a nevicare già dalla mattina e nonostante la macchina attrezzata per la neve, stava diventando alquanto difficile seguire la strada.
I fanali illuminavano a un metro dal cofano una vera e propria bufera di neve.
Il suo navigatore affermava che mancava meno di un chilometro all’arrivo, ma si rese conto che proseguire con la macchina era da pazzi. Spense il motore con un sospiro. L’unica idea che gli venne in mente fu quella di farsela a piedi guidato dal navigatore dello smartphone.
Sarebbe tornato a prendere la macchina a fine bufera. Deciso indossò guanti, cappotto e cappello di pelliccia prima di uscire nella neve. Fece il giro del veicolo per prendere il borsone e data un’ultima occhiata al navigatore si incamminò.
Dopo appena un centinaio di metri avvertì una vibrazione, tolse il telefono dalla tasca in tempo per sentirlo emettere un’unica parola che gli fece aggrottare la fronte.
“Ricalcolo”
Come aveva fatto a sbagliare strada in pochi passi?
La freccetta che indicava la direzione diceva chiaramente di andare a destra, fece spallucce e si incamminò. Non era più possibile capire se era su una strada, su per il pendio del bosco, per la miseria poteva anche essere su un lago ghiacciato e non avrebbe potuto capirlo.
Osservò di nuovo il telefonino, la freccia ora indicava a sinistra, ma dopo poco lampeggiò mentre la voce meccanica diceva
“Ricalcolo”
Possibile che la bufera avesse fatto impazzire lo smartphone?
Sicuro! Con la fortuna che si ritrovava.
Sospirò guardandosi attorno, se quel coso non ricominciava a funzionare tanto valeva tornare in macchina.
Si voltò per rifare la strada, ma le sue orme erano ormai cancellate.
Decise, di andare a naso, ricordava la strada che aveva fatto, più o meno.
Continuò a camminare per quelle che sembravano ore quando alla fine si arrese all’evidenza, si era perso in una fottuta bufera di neve.
Cosa dicevano nei film?
Non doveva addormentarsi o fermarsi. Facile! Di sonno neanche a parlarne con la paura che aveva addosso. I boschi lì intorno erano enormi e c’erano anche lupi e orsi, almeno così dicevano.
Se fossi un lupo o un orso con questo tempo me ne starei al calduccio nella mia tana.
Disse parlando tra se ad alta voce.
Stava per farsi prendere completamente dal terrore quando una luce calda si profilò davanti a lui. Il sollievo di essere riuscito a trovare la baita fu incommensurabile.
Senza pensarci un attimo si diresse spedito nella direzione della luce e dopo poco, attraverso la bufera, gli apparve una invitante casetta di legno con le finestre illuminate. Fu come aver trovato un tesoro, scosse la testa dandosi dello stupido per la scelta di scendere dalla macchina, aveva rischiato grosso.
Senza bussare aprì la porta ed entrò, facendo vorticare nella casetta i fiocchi di neve sospinti dalla bufera. Con un sospiro chiuse la porta alle sue spalle appoggiandovisi.
“Ehi! Mi stavo perdendo in questa fottuta bufera” esordì cominciando a levarsi le cose bagnate di dosso senza neanche guardarsi intorno.
“Con la macchina era una pazzia continuare, ma a piedi era anche peggio! Quando passerà dovrò andare a recuperare la carretta! Voi quando siete arrivati?” chiese voltandosi per la prima volta verso il camino e rimanendo bloccato a metà nel togliersi il cappotto.
“Buonasera”
Una donna dai lunghi capelli neri lo osservava dal divano posto di fronte al camino.
“Scusi, non sapevo. Buonasera. E’ la compagna di uno dei miei cugini?” chiese corrugando la fronte. Non ne avevano parlato, anzi aveva capito che erano entrambi single.
“Non so di cosa sta parlando o a chi si sta riferendo” rispose lei sorridendo “penso sia entrato nella baita sbagliata”
“Porc … Scusi. Mi dispiace enormemente.” Fece per rimettersi il cappotto, ma ripensò a cosa lo aspettava fuori.
“Chiedo scusa, non è che potrei aspettare qui che passi un po’ la bufera? Mi sono quasi perso e non vorrei ripetere l’esperienza onestamente, non le procurerò fastidi”
“Si figuri, glielo stavo dicendo io. Prego, venga a scaldarsi al fuoco.” Gli rispose gentilmente.
Aveva uno strano taglio di occhi, quasi orientale e il colore era impressionante. Sembravano di ghiaccio.
“Grazie, è gentilissima.” Si tolse il cappotto lasciandolo all’entrata a gocciolare e si sedette di fronte il camino su una sedia, stendendo le mani a scaldarle.
“Mi scusi ancora per l’intrusione, lei è la mia salvezza. Penso che sarei morto assiderato se non avessi trovato questa casa”
La donna annuì lentamente spostando lo sguardo sulle fiamme danzanti nel camino.
“Molto probabile. Sono felice di esserle stata d’aiuto.”
“Lei è qui da sola?” chiese dopo un po’ spostando lo sguardo per la casa.
Era piccola e da lì poteva vedere la porta che dava sulla stanza da letto e un’altra nella cucina, da qualche parte ci sarà stato anche il bagno.
“Si. Volevo passare un po’ di tempo da sola per …. Diciamo così, riprendermi.”
Carlo aggrottò le sopracciglia.
“Forse sono stato indiscreto, se non ha voglia di parlare non è un problema” le disse facendo spallucce “Comunque io mi chiamo Carlo.”
La donna riportò quegli occhi di ghiaccio su di lui, aveva uno sguardo malinconico, ma gli sorrideva dolcemente.
“Non si preoccupi, io mi chiamo Layla”
Dopo qualche attimo di silenzio riprese a parlare.
“Sono stata abbandonata dal mio unico amore” disse quasi in un sussurro. Aveva riportato lo sguardo sul fuoco quindi lui poteva vedere le fiamme riflettersi nei suoi occhi, occhi che gli sembrarono troppo tristi.
“Se posso permettermi, è stato un idiota! Come si fa a lasciare una donna come lei?” aveva espresso il suo pensiero di botto, trasportato dalla voglia di far scomparire la tristezza da quel bellissimo volto.
“Scusi, sono stato di nuovo indiscreto.”
“No, no, anzi.” Disse lei guardandolo “Mi ha fatto piacere quello che ha detto”
“Non si dovrebbe passare il Natale in questa maniera, si dovrebbe essere felici. Se permette potrei preparare per tutti e due della cioccolata calda, così da tirarci su di morale, che ne dice? Ha della cioccolata ?”
La donna sorrise, questa volta il sorriso arrivò fino agli occhi illuminandoli.
“Si, certo. Ottima idea, ma lo farò io se permette. L’ospitalità è sacra”
Disse queste ultime parole quasi con reverenza e si alzò spostandosi in cucina.
Carlo la osservò per tutto il tragitto ammaliato dai suoi movimenti aggraziati.
Quando lei tornò con le tazze di cioccolata calda e si misero a sorseggiare, con il tepore che gli riscaldava il cuore e quella donna che sorrideva felice, quasi sopra pensiero disse
“Mi piacerebbe rimanere così per sempre”

“Tony, tony vieni l’ho trovato! Oh Mio Dio!”
Il poliziotto con il cane era immerso nella neve fino al polpaccio, di fronte a lui il corpo senza vita dell’uomo che si era perso la vigilia di Natale nella neve. Era morto assiderato. Era accucciato in posizione fetale ed abbracciava il borsone. Ma quello che fece venire la pelle d’oca all’uomo fu il sorriso estatico che la vittima aveva sul viso, come se la morte lo avesse colto in un momento di enorme beatitudine. Non era il primo uomo che trovavano così su quella montagna.
Volse lo sguardo ad abbracciare il bosco intorno a lui, un brivido freddo gli salì su per la spina dorsale. Era meglio tornare al paese prima che facesse notte, non aveva nessuna intenzione di scoprire se c’era altro in quei boschi.

(988)

La figlia di mio padre - Racconto di Natale
Io odio il Natale
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Oceanografa a tempo perso, grande lettrice che non disdegna dai classici agli ingredienti dei succhi di frutta. Nutre una grande passione per il Fantasy e in questo periodo, in particolare per il Weird. Avendo personalità multiple adora i GDR e sopratutto i GRV. Ha pubblicato il suo primo romanzo nel 2008, ma è ancora in cerca di un editore che la sopporti.
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2 Comments

  1. avatar SaraIE ha detto:

    meno male che la mia cioccolata calda l’ho bevuta prima di leggere dell’ospitalità sacra XD
    Bel racconto, Rossella 🙂

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