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Shameland – Capitolo 6: La battaglia delle cinque cazzate

– ATTENZIONE: I CONTENUTI DI SHAMELAND SONO RIVOLTI A UN PUBBLICO DI MAGGIORENNI. –

Shameland è una storia ironica, dissacrante e spesso volgare. Mette a nudo l’indecenza del fantasy degli ultimi tempi e non ha paura di farlo nella maniera più dura e diretta possibile.

Questo disclaimer è d’obbligo sia per avvisare i deboli di cuore, sia tutti i nostri lettori non ancora in età da patente che forse è meglio che cambino articolo, prima di ritrovarsi davanti contenuti disturbanti o troppo espliciti.

È anche vero che da quando si trovano orde di fan in visibilio per il trono di spade, sembra che il sesso (esplicito), le stragi (con smembramenti) e il turpiloquio (gratuito) siano stati sdoganati nella letteratura, ma noi preferiamo avvisare lo stesso. Per questo motivo, proseguire nella lettura, rappresenta una implicita accettazione di questo avviso e dei contenuti che potreste trovare

La merda cadeva dal cielo.
Letteralmente.
Le aquile bombardiere passavano sulle loro teste rilasciando i loro escrementi sulle loro fila. Solo grazie ad una sfera protettiva di Glandalf non erano stati colpiti.
«Che cazzo fai, vecchio?» disse Cane Pazzo, sbattendo una mano contro la barriera invisibile.
«Non puoi uscire. Ci stanno bombardando, presto i nostri cadranno come foglie.»
«Ma guarda quanta roba da mangiare c’è!»
«Ma sei coprofago?» chiese Retoric.
Cane Pazzo sfoderò il fucile e gli si diresse contro, non gli lasciò nemmeno il tempo di aprire la bocca che lo colpì allo stomaco con il calcio.
Retoric si piegò in due e gemette.
«Scusa, Prescelto™.»
«Porca puttana, cazzo, io ti spacco la faccia, brutto figlio di una lurida latrina impestata!» gli sputò addosso. «E ora, vecchio coglione, aprimi la porta invisibile, che ho fame.»
«Tieni questo.» Bella, la regina degli elfi, gli porse un amuleto in argento dalla forma di croce. «Ti proteggerà.»
«Brunilda» disse Glandalf «è davvero un bel gesto da parte tua, un amuleto di tale potere…»
«Grazie, donna strana.» Cane Pazzo prese la croce e se la infilò nella tasca della giacca.
“Che cazzo è un amuleto?”
«Ma il vecchio stregone che ha?» gli chiese Bella. «Perché mi chiama Brunilda.»
«Non lo so, pensa che mi ha rubato l’uccello»
La regina era esterrefatta.
«E come ha fatto?»
«Non lo so, attenta che quello lo frega anche a te.»
Dump si fece avanti, frapponendosi tra lui e la regina, gli poggiò una mano sulla spalla.
«Figliolo, sei sicuro di quello che stai facendo? Gli escrementi rilasciati sono altamente infiammabili, presto passeranno a dar fuoco a tutti, e non ci sarà niente da fare per te.»
«Grazie, Dump.» Gli sorrise. «Sei come l’odore delle palline che si formano nell’ombelico. Ti voglio bene.»
«Oh beh, grazie… credo.»
Cane Pazzo si voltò verso la battaglia che infuriava, gli orchetti stavano arrivando al galoppo di strani orsi dagli occhi grandi, brandivano delle fiaccole.

«Alfooonse!» gridò il Signore Oscuro™. Staccò con un morso la testa di un cucciolo di foca.
L’orchetto arrivò col fiatone in sala.
«Al vostro servizio, Signore.»
«Chi caffo ha meffo orsi di peluche come cafalctr?» disse masticando.
«Scusatemi ma non ho capito nulla.»
Il Signore Oscuro™ alzò gli occhi al cielo, finì di deglutire ed emise un sonoro rutto.
«Chi ha messo orsi di peluche come cavalcature del mio esercito?»
«È sta un’idea di Katarrat, dice che le truppe dormono meglio con loro vicino, aiuta a tenerle rilassate.»
«Oh è stata davvero un’ottima idea allora.»
Alfonse parve rilassarsi, o almeno pareva meno nevoso del solito.
«Davvero? Provvedo subito a informarlo.»
«No. È un’idea del cazzo. Ma apprezzò la creatività nelle mie truppe, fagli i complimenti e digli che deve perdere tutte le battaglie e comportarsi come un menomato mentale con il Prescelto™.»
«Provvedo immediatamente.»

Gli elfi di Bella erano ricoperti da un liquido biancastro, cercavano riparo nelle Torri, che erano però sigillate. Tornò a voltarsi verso Dump.
«Dump, ti devo chiedere una cosa.»
«Ma certo, tutto quello che vuoi, Prescelto™.»
«Che cazzo vuol dire coprofago?»
Dump sgranò gli occhi.
«Beh…»
«Non importa, ho fame e mi son rotto il cazzo. Leylap, quando torno mi ridai Teschio di cazzo o giuro che ti ammazzo.»
«Sei un poeta, Prescelto™. Ti aspetteremo qui. Torna più in fretta che puoi e avrai il mio corpo.»
Cane Pazzo rabbrividì, quei seni sodi e quello stacco di coscia gli davano disgusto.
Glandalf disattivò la barriera il tanto che bastava per farlo uscire.
Sparò in aria. Un’aquila strillò di dolore e cadde davanti a lui poco dopo con uno schianto sordo. Era più grande rispetto a quelle che cacciava di solito, ma più piccola dell’uccello che Glandalf gli aveva nascosto con la magia.
La afferrò per la testa e morsicò una coscia ancora calda.
“Teschio di cazzo, non sai cosa ti perdi.”
Gli orchetti e gli strani orsi erano vicinissimi ormai, a pochi metri dalla prima fila dell’esercito. Cane Pazzo prese la mira e sparò prendendo in piena testa un orso. Al posto del sangue, uscirono piume di uccello, bianche come la neve. L’animale si afflosciò mollemente senza emettere alcun suono. Gli occhi grandi ancora spalancati.
Gli altri riuscirono a dar fuoco agli elfi.
Ben presto, Cane Pazzo si ritrovò circondato dalle fiamme.
Notò, però, che non sentiva caldo.
Sparò ed uccise altre due aquile, le urla degli elfi in fiamme si innalzavano nella pianura come tristi litanie. Staccò le cosce ai due uccelli e approfittò di un elfo agonizzante per cuocerle un po’. Le piume si annerirono e la pelle scrocchiò. Morsicò.
Erano croccantine e saporite, un po’ rancide forse.
«Non male» disse a bocca piena.
«L’abbiamo preso! L’abbiamo preso!» sentì dire da una voce alle sue spalle, ma non se ne curò e buttò via l’osso della prima coscia per assaggiare la seconda, questa era un po’ più in carne, ma meno saporita.
«Cosa fai, Prescelto™? La tua ultima cena?»
Sentendosi chiamare con quell’appellativo, Cane Pazzo alzò lo sguardo: era circondato da orchetti e orsi strani dall’aria minacciosa.
«Che cazzo volete? Sto mangiando.»
«Il Signore Oscuro™ sarà così fiero di noi» disse un orchetto perfettamente uguale a tutti gli altri.
«Già. Non puoi sfuggirci.»
«Fermi tutti!» gridò qualcuno altro. Il cerchio di nemici si aprì e un uomo senza naso e pelato si avvicinò a Cane Pazzo.
«Avrai sete» disse. Allungò una mano, aprì il palmo e nel giro di un battito di ciglia comparve un bicchiere d’acqua.
Cane Pazzo sgranò gli occhi.
«Sei anche tu un vecchio coglione!» esclamò.
Il pelato guardò prima lui, poi gli orchetti, poi scoppiò a ridere. Gli orchetti lo seguirono subito dopo.
“Che cazzo di problemi avranno questi?”
Senza farsi troppe domande, prese il bicchiere dalle mani dello stregone pelato e se lo scolò tutto d’un fiato, era bella fresca, lo aiutò a buttare giù le cosce d’aquila.
Si pulì la bocca con la manica del giubbotto e ripassò il bicchiere. Il pelato rideva ormai a crepapelle, aveva le lacrime agli occhi.
«Mi dici che cazzo hai da ridere o ti devo spaccare quella faccia di merda con un cazzo di pugno dritto in quella faccia da cazzo?»
Il pelato si ricompose.
«Quello che hai bevuto era Imodiumax, non andrai più in bagno. Mai più. Dì pure addio al tuo devastante potere speciale.» Ghignò soddisfatto.
Il rombo di un motore fece tremare la terra.
La Deus Ex-Machina arrivò a gran velocità, travolgendo orsi e orchetti sul suo cammino. Il ciccione alla guida rallentò quando giunse vicino a Cane Pazzo e gli lanciò una scatola, che afferrò al volo.
«Queste ti renderanno invincibile! Col cazzo che mi fermooooo…»
La sua voce fu coperta dal motore che ripartiva a tutta velocità.
«Chi era quello?» chiese il pelato.
«Che cazzo ne so io. Non hai mica un altro bicchiere d’acqua, ho sete.»
«Per chi mi hai preso? So che vuoi prendere quelle pastiglie che ti fanno diventare invincibile!»
«No. Davvero, ho sete, dammi ancora un bicchiere d’acqua.»
«Mi prometti che non lo usi per ingoiare le pastiglie?»
«Te lo prometto.»
«In questo caso… ecco.» Il pelato fece comparire un nuovo bicchiere colmo d’acqua.
Cane Pazzo afferrò il bicchiere, si mise tutta la scatola di pastiglie in bocca, masticò tre volte e poi butto tutto giù con l’acqua.
Sentì un lieve blocco in gola, che si attenuò col passare dei secondi.
«Bugiardo, avevi detto che non lo avresti usato per buttare giù le pastiglie!»
«Infatti l’ho usato per buttare giù la scatola.»
«Non ha tutti i torti, signore» disse un orchetto.
«In effetti…» ammise lo stregone.

Deus Ex si tolse i pantaloni e si sdraiò sul divano in mutande, accese la tv col telecomando e si sintonizzò sulla sua serie preferita: Come ho conosciuto il vostro osteopata.
Avvertì però un forte dolore alla pancia.
“Cavolo, da quanto è che non vado in bagno? Dovevo prendere le pastiglie ma ho ricevuto la chiamata del Prescelto™…»
Un terribile dubbio si insinuò nella sua mente.
Scese al volo in garage, aprì la macchina e prese la scatola che c’era sul cruscotto: “Pastiglie per l’invincibilità”.
«Noooooooooo!» gridò con il pugno al cielo.

Cane Pazzo non fece nemmeno in tempo a togliersi i pantaloni, il dolore alla pancia fu talmente intenso e la successiva reazione del suo retto così immediata da non lasciargli scampo.
Se la fece addosso.
Qualcosa nelle sue mutande si mosse. Sapeva bene di cosa si trattava.
Il pelato aveva un’espressione terrorizzata.
«Ritirata!» gridò «Barrichiamoci alle Torri!»
Cane Pazzo si tolse pantaloni e mutande e le lanciò addosso allo stregone che batteva in ritirata, questi cadde colpito alla schiena.
Nel frattempo, la merda nelle mutande stava mutando, fumava e pulsava, si espandeva.
Spuntarono per prime le braccia possenti, poi le minute zampe, poi la coda, la testa, ed infine la pinna sul dorso.
Squalo-stronzo2 ruggì, alzò le braccia al cielo e la Mk 46 prese forma dal palmo delle sue mani.
La imbracciò e sparò senza sosta sugli orchetti in preda al panico, falciandone a decine, in un tripudio di sangue, interiora e cervella spappolate.
«Sì, cazzo! Sì, cazzo!» gridò Cane Pazzo.
«Vi sono mancato, stronzi?»

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Shameland - Capitolo 5: L'ippopotagrifo
Shameland - Capitolo 7: A Cena con il Nemico
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