Ho provato a leggere Sabriel, da piccolo, almeno due volte. Non sono mai riuscito ad arrivare alla fine. Questa volta mi sono imposto di leggerlo tutto – magari poteva uscirne fuori una buona recensione. Non so se sia stata una buona idea sinceramente…
La mia vecchia copia di Sabriel…
Sabriel, una ragazza che frequenta il prestigioso Wyverley College, viene chiamata a eseguire una serie di imprese per combattere una minaccia che incombe dal Regno dei Morti. La ragazza quindi viaggia da Ancelterra a Belisaria, nella speranza di salvare il padre, Abhorsen, il cui compito è quello di impedire che i morti tornino nel mondo dei vivi. La storia si dipana lentamente, con vere e proprie parti noiose che si potevano benissimo eliminare (ad esempio i capitoli 25 e 26). Non riesce a catturare del tutto: sono andato avanti spinto dalla voglia di terminare il romanzo piuttosto che sapere come andranno le cose.
Il mondo creato da Nix è diviso in due parti molto diverse tra loro. Ancelterra, luogo moderno (orientativamente evoluto come il nostro) e l’Antico Reame, fermo al classico medioevo fantasy. L’elemento piu’ interessante è il confine labile tra vita e morte: prima della morte vera e propria ci sono tutta una serie di varchi e cancelli da attraversare, immersi nella nebbia e gelidi. Questi luoghi possono essere attraversati dai Morti e dall’Abhorsen, che grazie alla magia e alle sue campane è ben equipaggiato a contrastare varie creature come le Mani o i Mordicant. Queste sono le campane in dotazione:
“Ranna”, disse ad alta voce, toccando la campanella piu’ piccola. Ranna era la Portatrice di Sonno, il cui suono dolce e sommesso portava il silenzio.
“Mosrael.” La seconda campana, stridula e chiassosa. Mostrael era Colei che Desta, la campana che Sabriel non avrebbe mai usato, quella che agiva come un’altalena, gettando chi la suonava nel Regno dei Morti e riportando in vita chi l’ascoltava.
“Kibeth.” La Vagabonda, una campana dagli svariati suoni, difficile e ostinata. Poteva dare libertà di movimento a un Morto oppure spingerlo oltre il Cancello più vicino. Più di un negromante era stato tratto in inganno da Kibeth e spinto laddove non voleva.
“Dyrim.” Una campanella dal suono limpido e aggraziato, rappresentava la Voce che i Morti hanno perduto, ma era in grado anche di bloccare una lingua un po’ troppo sciolta.
“Belgaer.” Un’altra campana ingannevole, che tentava di suonare a proprio piacimento. Era la Pensante, quella che i negromanti disdegnavano. Poteva ripristinare un pensiero indipendente, la memoria e tutte le caratteristiche di un essere vivente, oppure, se maneggiata in maniera incauta, cancellarle.
“Saraneth.” Il suono della forza, Saraneth era Colei che Lega, la campana che incatenava i Morti alla volontà di chi l’adoperava.
E infine la campana più grande, quella che alle dita di Sabriel parve ghiacciata, anche se ancora racchiusa nella tasca di pelle.
“Astarael, l’Addolorata”, sussurrò Sabriel. Colei che Bandisce, la campana finale, quella che spediva chiunque l’ascoltasse nel Regno dei Morti, incluso chi l’ascoltava,
Ci sono delle frasi che rimandano al mondo reale che spezzano l’illusione di trovarsi in un altro mondo… viene per esempio citata la Croce di Sant’Andrea, il domino, campi da calcio (su questo punto tornerò dopo).
La Magia viene praticata solo nell’Antico Reame e a nord di Ancelterra; al Wyverley College viene pure insegnata.
A parte questo, non c’è altro di particolarmente originale o fantasioso nel libro.
Lo stile di Nix lascia un po’ a desiderare. Quando vuole riesce ad essere fluido e scorrevole, altre volte si impegna in descrizioni inutili. Non mancano le frase da tema del liceo:
[…] D’altro canto, però, andare all’università voleva dire restare con alcune delle sue amiche di sempre, ragazze con cui aveva iniziato la scuola a cinque anni.
E nemmeno frasi banali:
[…] Sappi solo che il mondo sta scivolando verso il male.
Per non parlare di descrizioni stupide:
[…] All’esterno mostrò una espressione calma e fredda, grazie ai lunghi anni trascorsi nell’esercito, che gli avevano creato intorno una scorza dura e resistente, in grado di controllare i sentimenti.
Sigh. L’autore spesso utilizza metafore e similitudini poco originali, in alcuni casi ripetute: per tre volte utilizza il paragone tra l’estensione di un terreno con dei campi da calcio.
Il PoV è fissato su Sabriel, ma a volte si alterna con Petrus all’interno dello stesso capitolo.
Gli infodump non sono eccessivi. Quando viene spiegato qualcosa di storia viene fatto in modo plausibile, per esempio quando Moggett spiega alcune cose del passato a Petrus che non ricorda nulla.
Nota dolente sono i personaggi, poco caratterizzati, piatti e senza tratti distintivi.
Sabriel
La protagonista non ha molte capacità. A parte la magia, e la dotazione delle campane. In molte situazioni si salva per fortuna o per vari deus ex machina (alcuni un po’ beceri). Non mi ha mai trasmesso nulla.
Fanart della protagonista
Moggett
Potrebbe essere l’unico personaggio interessante. Un’entità non meglio definita, costretta alle sembianze di gatto, schiavo degli Abhorsen da secoli. Ogni tanto il suo cinismo e le sue battute risaltano nei dialoghi pochi interessanti tra i personaggi. Tuttavia, ci sono alcune incongruenze circa il suo personaggio…
Petrus
Altro personaggio piatto. L’unica cosa che mi ricordavo di lui era il pene circonciso, che Sabriel non può fare a meno di notare prima di salvarlo. Inoltre…
Sabriel mi ha lasciato un po’ indifferente. Accanto a trovate carine ci sono uno stile scadente e una trama poco accattivante. Potete fare a meno di leggerlo. VOTO: 5/10
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Alla sezione “Bio” manca solo la frase finale: “ho fatto il figo su internet per aver letto libri per ragazzi”