Julie si acquattò nei cespugli osservando l’umano che roteava la catena con all’estremità il rampino, la cercava girando lentamente. Lei spostò lo sguardo sui suoi compagni che sembravano ancora svenuti. Doveva fare qualcosa.
“Stai calma, sei stata avventata, ma ora possiamo sconfiggerlo se resti concentrata” disse nella sua mente la madre. Ancora stentava a crederci che poteva realmente comunicare con lei e così facilmente, sin da bambina si era chiesta come fosse, perché l’avesse abbandonata. Spesso fantasticava di ritrovarla, che lei sarebbe venuta a prenderla e cosa le avrebbe detto. Ed ora, ora parlavano telepaticamente per sconfiggere un uomo puzzolente, mentre erano trasformate in Lycan. No, questo non lo aveva proprio immaginato.
“Scusa, ma ero accecata dalla rabbia” rispose lei, consapevole di aver sbagliato a lanciarsi ad occhi chiusi in quella battaglia.
“Io sono a Nord, lo distraggo e tu lo attacchi, va bene?” disse dopo poco la madre.
La sua visione così diversa e completa le fece percepire in pochi attimi la posizione della madre e si preparò.
“Si” rispose dopo aver valutato l’angolazione giusta per attaccare.
Un fruscio di foglie attirò l’attenzione dell’uomo verso il punto indicato dalla madre e lui si volse dando la schiena a Julie che ne approfittò saltandogli addosso.
Ma l’umano era molto più scaltro di lei, velocemente fece una torsione del busto dando uno strattone alla catena che funse da frusta, colpendola in pieno proprio mentre era in aria per il balzo e attorcigliandosi sul suo corpo. Il contraccolpo del rampino che si conficcava nelle sue carni all’altezza dell’anca le fece emettere un lungo guaito di dolore.
Cadde a terra pesantemente.
“No!” sentì l’urlo della madre nella sua testa
Julie percepiva il sangue caldo che lentamente stava colando dalle ferite, il dolore era straziante e riusciva a sentirlo nonostante il lupo fosse molto più resistente di lei.
Se fosse stata in forma umana sarebbe già svenuta, e non le sembrava una cattiva idea.
Socchiuse gli occhi per il dolore, ma riuscì ugualmente a vedere la madre che correva verso l’umano, che si girò ad affrontarla con la parte posteriore dell’arma, ma era impicciato nei movimenti a causa della catena che era ancora attorcigliata al suo corpo.
Provò a strattonarla più volte facendole emettere mugoli di dolore che infiammarono ancora di più l’animo della madre, lei lo percepiva, la sua furia cieca, la voglia del lupo di stracciare quelle carni e mettere fine alla sua vita unita ai sentimenti dell’umana che pensava la stessa cosa di chi aveva osato ferire sua figlia.
La Lycan schivò il colpo maldestro dell’uomo dato con la parte munita di ascia e si lanciò sulla sua gola che però non riuscì a trovare. Affondò, invece i canini affilati nella spalla sinistra e strattonò, strappando via un lembo di carne.
L’urlo dell’umano echeggiò nel bosco.
Un fiotto di sangue uscì dalla ferita spargendo per il bosco l’odore fetido che quella creatura si portava dietro. Ora Julie poteva capire cos’era, era la cattiveria, quell’uomo era talmente intriso di male da puzzare all’olfatto delicato del lupo.
La lupa non desistette, continuò ad attaccarlo ferendolo al braccio e poi alla mano che teneva quell’arma così strana e facendogliela perdere.
L’ascia cadde con un tonfo a terra, l’uomo si teneva la ferita alla spalla con la mano, guardò l’arma a terra e poi il bosco. Senza pensarci più di qualche attimo scappò verso il campo rom e Julie avvertì l’indecisione della madre, l’istinto del lupo la incitava a finire la caccia, quello umano ad occuparsi di sua figlia. Gli occhi gialli si volsero verso di lei e la Lycan trotterellò al suo fianco.
In pochi secondi si trasformò per aiutarla a disfarsi della catena.
Julie la guardava con gli occhi socchiusi, le sembrò bellissima, ma le forze la stavano abbandonando. Il sangue usciva copioso dalle sue ferite e lei sentiva che con esso scorreva via anche la sua vita.
Che beffa morire proprio il giorno che finalmente aveva ritrovato sua madre.
Con quell’ultimo pensiero chiuse gli occhi abbandonandosi al buio.
Si ritrovò in un bosco illuminato da un caldo sole estivo, i suoi raggi filtravano attraverso le fronde creando un gioco di luci e ombre. Lei era distesa in una radura piena di fiori e morbida erba verde, si tirò su guardandosi attorno. Sembrava sola, forse gli altri erano andati a cercare aiuto e nel frattempo si era fatto giorno.
Si guardò il corpo, era vestita con jeans e maglietta e non aveva nessun segno di ferite. La cosa più ridicola è che le sembrò più strano non avere il mantello addosso che non la sparizione del sangue e dei buchi nella sua carne.
Ad un certo punto la consapevolezza le fece chiudere gli occhi, era morta.
Quello doveva essere il dopo e a quanto pareva il dopo c’era, ne aveva sempre dubitato, come d’altronde aveva dubitato dell’esistenza di Lycan, streghe e tutto il resto.
Si lasciò cadere pesantemente a terra, sedendosi e portando le ginocchia al petto per poggiarci la fronte, quindi questa era la fine. Un senso di tristezza l’attanagliò, non tanto per essere morta, ma per non aver avuto la possibilità di stare qualche ora con sua madre.
“Non sei morta”
Julie alzò di scatto la testa e dove prima non c’era nessuno ora c’era Gabriella.
Si alzò velocemente per andare ad abbracciarla, ma lei la fermò con un gesto della mano.
Julie la osservò attentamente e capì che quella che aveva davanti non era realmente la sua amica, ne aveva la forma, ma i suoi occhi erano di un blu incredibile, luminoso come il cielo.
“Chi sei?” chiese corrugando la fronte.
“Il mio nome è Gabriel e questo è il posto dove voi Lycan venite a rigenerarvi”
Anche la voce era diversa, sembrava quasi che cantasse, ogni parole la scaldava dentro facendola sentire amata. Non sembrava un timbro né femminile né maschile.
“Tu ora dovrai restare qui per un po’, finché il tuo corpo non si sarà ristabilito. Voi Lycan avete la tempra dura e i tuoi amici si stanno adoperando per curarti”
“Samuel e Gabriella” sussurrò Julie
“Si, attraverso di loro io e mio fratello vi stiamo aiutando”
“Ecco perché avevano quello stano odore di biscotti” disse Julie pensierosa.
L’essere che le stava davanti alzò un angolo della bocca in un mezzo sorriso.
“Biscotti?”
Julie annuì
“Ad ogni modo, vorrei che tu ascoltassi il mio messaggio” disse per poi guardarla dritta negli occhi
Julie annuì di nuovo
“Una guerra sta per scatenarsi, gli umani potrebbero chiamarla Apocalisse” disse quasi in un sussurro e a lei si rizzarono i peli sulle braccia “tu sei destinata a riunire il tuo branco, i Lycan ancora dispersi per il mondo. Dovrai riunirli affinché non si schierino contro gli umani.”
“Io?” rispose Julie sgranando gli occhi “ma se so di essere Lycan da appena una settimana”
L’essere sorrise ed a Julie sembrò la cosa più bella del mondo
“Tua madre ti aiuterà, ed anche io e Samuel, saremo sempre al tuo fianco. I Lycan non devono schierarsi al fianco del male, oppure sarà la fine per l’umanità” disse l’angelo abbandonando il sorriso.
“Perché ti importa così tanto degli umani?” chiese Julie chinando leggermente il capo
Gabriel volse lo sguardo sulle chiome degli alberi.
“Gli umani, per quanto a volte gretti e malevoli, contengono al loro interno un pezzo di luce dell’intero. Essi ci sono per mantenere l’equilibrio, se venissero a mancare si scatenerebbe la vera Apocalisse e noi Angeli saremmo costretti a scendere in campo, in guerra aperta contro i demoni. Questo porterebbe alla distruzione del mondo intero.”
Julie la guardava con gli occhi sgranati, sentiva il peso di quella consapevolezza che lentamente si poggiava sulle sue spalle.
“Se dovessi fallire?” chiese intimorita
“Non fallirai” disse l’Angelo riportando lo sguardo serio su di lei.
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