La pista da ballo, se così si poteva definire il campo di terra battuta, era affollata come sempre.
L’odore di sudore si mischiava a quello di profumi da quattro soldi e marijuana. Le piaceva andare ai rave, lì poteva abbandonare i problemi che le frullavano in testa, fare tabula rasa, intontita dalla musica che spaccava i timpani e dalle luci stroboscopiche. La sua amica Mel aveva già abbordato, cosa normale per lei. Anche nel deserto avrebbe trovato qualche maschio a cui lanciare uno sguardo languido.
Mel era così.
Come lei aveva bisogno di staccare la spina dai problemi quotidiani, ma lo faceva tramite il sesso, contrariamente a Ren che stava ben lontana dai maschi.
Chiuse gli occhi facendosi trasportare dalla musica incalzante, sentiva solo il suo corpo, i muscoli che si tendevano, il sudore che le colava sulla schiena sotto la canotta militare, il respiro affannato che le usciva dai polmoni.
Quel tipo di movimento la gratificava e la faceva sentire viva, non aveva nessuna importanza come era stato deciso che quel ballo andava fatto, lei lasciava libero sfogo al proprio corpo sentendosi libera come non lo era fuori da quella pista.
Una mano le accarezzò il braccio e Ren aprì gli occhi di scatto sbarazzandosi della mano in malo modo.
Il ragazzo la guardava con un sorriso lascivo, non era male ed evidentemente era l’amico del fustacchione accalappiato da Mel, ma a lei non interessava l’argomento.
Gli diede un’occhiataccia sperando che bastasse a scoraggiarlo, ma il tipo non ne voleva proprio sapere. Si avvicinò cominciando a ballarle vicino, troppo vicino.
Ren tentò nuovamente l’approccio solito, lo scansò con la mano facendo di no con la testa. A questo punto il messaggio era chiaro, non ne voleva sapere nulla.
Ma a quanto pareva mister capello ingellato non aveva nessuna intenzione di mollare l’osso, si avvicinò di nuovo mettendole le mani intorno alla vita e bloccandola.
“Non fare la difficile, vedrai che ci divertiremo” le disse accostandosi con la bocca al suo orecchio per farsi sentire sopra la musica martellante.
Ren tentò di divincolarsi, ma la presa era ben salda.
Le era successo altre volte, ma in genere desistevano subito. Invece, più si muoveva per scappare più lo sguardo di mister gel si accendeva di lussuria.
Era sicura che al ritorno a casa avrebbe trovato dei lividi lì dove la teneva, lanciò uno sguardo supplice all’amica che però era troppo presa a strusciarsi addosso al suo partner per accorgersene.
Ren si sentì in trappola, la crisi di panico fu aizzata dai corpi che si pigiarono contro di loro ballando, evidentemente la canzone aveva attirato in pista ancora più gente.
Si sentiva soffocare e non riusciva a trovare una via di uscita.
Le mani di mister gel cominciarono a diventare troppo invasive quando scesero ad afferrarle il sedere.
Si guardò intorno terrorizzata, nella vana possibilità che qualcuno l’aiutasse, ma anche se ci fosse stato in quell’ammasso di corpi un buon samaritano di certo non avrebbe capito cosa stava succedendo, tra i movimenti sincopati, il buio e le luci flash.
Lo schifoso poteva violentarla lì sulla pista e non se ne sarebbe accorto nessuno.
La testa cominciò a pulsarle e uno strano calore prese il posto del gelo della paura nelle sue ossa. Era come se la pelle stessa stesse bruciando, gocce di sudore le scendevano sul viso e ormai il respiro era un rantolo.
Chiuse gli occhi e fu una pessima idea, immagini di quello che succedeva a casa, del patrigno che si infilava nella sua stanza chiudendo a chiave la porta diedero il colpo finale alla sua crisi di panico.
Un urlo le uscì dalla bocca, una negazione che le usciva direttamente da ogni cellula del suo corpo.
Quando aprì nuovamente gli occhi era a terra, Mel la stava trascinando da un braccio sulla pista, sembrava terrorizzata.
Ren aveva la vista ancora annebbiata, ma riuscì a capire che stavano scappando tutti, forse c’era una retata della polizia.
Questo si che sarebbe stato un colpo di fortuna.
Si mise a quattro zampe per far capire all’amica che era sveglia e non era necessario tirarla e quando alzò lo sguardo per tranquillizzarla vide che era sconvolta qualcosa che stava succedendo alle spalle di Ren.
Si voltò per vedere cosa poteva averla terrorizzata e rimase immobile, il respiro trattenuto, mentre il gelo si impossessava di nuovo delle sue ossa.
A pochi metri da lei un uomo stava andando a fuoco come una torcia.
Era avvolto da alte fiamme e si dimenava.
Ren scattò in piedi e cominciò ad arretrare non riuscendo a distogliere lo sguardo da quella scena.
“Merda” mormorò.
Anche se in quelle condizioni, capì subito che era mister gel.
La musica venne spenta, mentre le urla della folla che si disperdeva facevano da sottofondo a quella scena da incubo.
“Ren! Ren! Andiamo via!”
La voce di Mel la fece uscire da quell’abisso in cui era precipitata e si rese conto che le stava ancora stringendo la mano.
Come se la paura avesse deciso di sostituire la paralisi delle gambe con una bella scossa scapparono verso i boschi a perdifiato. Non aveva idea di dove si stessero dirigendo, ma evidentemente l’amica si perché si ritrovarono alla macchina.
Ren vi si appoggiò per riprendere fiato, le tremavano le mani e le ginocchia, se non si fosse subito seduta in macchina sarebbe crollata come una pera cotta.
Fortunatamente Mel era più lucida, senza esitazione aprì la portiera e si sedette al voltante, mentre lei si accasciava di peso sul sedile. Nonostante la gente in fuga riuscirono a svoltare nella statale prima che arrivassero le sirene.
Il silenzio nella macchina era spezzato solo dal loro fiato affannato.
Ren guardò fuori il paesaggio che sfilava, era ancora notte fonda, ma la luna piena illuminava i boschi creando strane ombre che riuscirono a calmare il suo cervello che sembrava una compressa effervescente messa in acqua.
Con un respiro profondo chiuse gli occhi.
“Cosa cazzo è successo?” riuscì finalmente a dire.
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