SINOSSI
“Oscure regioni – volume 2” è un’antologia di dieci racconti fantastici di Luigi Musolino, che affondano nel folklore italico. Dieci racconti, uno per ciascuna regione d’Italia, completano il progetto iniziato con il precedente volume (recensito qui) e curato dall’Associazione RiLL (Riflessi di Luce Lunare), che ogni anno promuove l’omonimo premio di narrativa breve fantastica. In questo volume il baricentro si sposta nel centro-nord, con dieci nuovi racconti ispirati a leggende e tradizioni popolari italiane.
Luigi Musolino tratteggia un paese fatto di boschi atri, cascine abbandonate, popolato di streghe e mostruose creature. Un’Italia assolutamente non da cartolina, in cui lo “scivolo nell’Abisso” è sorprendentemente vicino… a meno di un passo di distanza dal quotidiano che tutti conosciamo. E l’orrore che irrompe nella realtà è sia alieno (nel senso di altro rispetto alla routine di ogni giorno) sia una proiezione delle grandi paure di tutti: la solitudine, la perdita, la malattia, la morte. Ma non solo: fra le righe di questi racconti Luigi ci dice (ci svela?) quanto anche il mondo reale, quello al di qua del “velo della normalità”, sia alieno, alienante, violento, intriso di sentimenti poco edificanti come odio, indifferenza, egoismo. A ben guardare, il mondo degli uomini è un inferno, e gli orrori che popolano i racconti di Luigi Musolino sono uno specchio riflesso e distorto della nostra realtà.
RACCONTI
Come nel precedente volume, i racconti che compongono la raccolta “Oscure regioni – volume 2” sono dieci. Tra parentesi la regione ove è diffusa la leggenda a cui è ispirata la storia.
“Les abominations des Altitudes” (Valle d’Aosta): orrore sulle Alpi. Padre e figlio si mettono sulle tracce di una leggenda, seguendo il diario di Bastien Delorme. Una storia di ricerca, incertezza e mistero, una storia di fantasmi che scontano nella solitudine dei ghiacci la loro curiosità, l’aver risposto alla voce delle altezze.
“Febbre” (Lazio): un racconto breve, in cui il protagonista viene a contatto con la Pantasema, scelto per essere sacrificato in suo onore. Si tratta di un’antica figura femminile legata a dei riti agricoli.
“Vagiti” (Toscana): una storia davvero angosciante, ambientata in Valdichiana. La progressiva scoperta dell’orrore si accompagna alla confusione che si fa strada nella mente del protagonista, annebbiato da una realtà che non sa e non vuole accettare. La leggenda di riferimento è quella della Marroca, una creatura disgustosa che fa perdere la voglia di andare in bagno.
“Il carnevale dell’Uomo Cervo” (Molise): questo racconto è ispirato all’omonima festa popolare molisana ed è stato il vincitore del XVIII Trofeo RiLL, pubblicato anche all’estero, sulle pagine della rivista irlandese Albedo One (numero 45, settembre 2014, con titolo “The Stag”). Il racconto narra l’incontro tra Omar e Gl’Cierv, una leggenda del folklore molisano, che strizza l’occhio ad altre antiche tradizioni simili europee, in particolare dell’area celtica (quella dell’Uomo Cervo, appunto).
“Nato con la camicia” (Friuli): un racconto urban fantasy, legato alle figure dei benandanti, i nati con la camicia, piccole congreghe che nel Sedicesimo e Diciassettesimo Secolo praticavano dei riti di protezione per i villaggi e per i campi. Erano sostanzialmente figure protettive, sciamaniche quasi, messe poi al bando e cacciate dall’Inquisizione. In questo racconto, però, l’autore mostra il loro lato oscuro, possessivo, desideroso di potere, incarnandolo in un ometto brutto e violento, che si scontrerà con il protagonista. Male contro Bene, tra storia e leggenda.
“Intersezioni” (Umbria): un racconto onirico, a tratti surreale, incentrato sugli gnefri, folletti dei boschi umbri. Non mi ha fatto impazzire l’assenza di una vera e propria trama, per gusto personale preferisco i racconti più avventurosi e movimentati.
“Smeraldo” (Veneto): un bellissimo racconto, forse il migliore dell’antologia, che narra l’amicizia e il profondo legame che si instaura tra la protagonista e una creatura leggendaria del Polesine, Smeraldo. Una storia di scoperta reciproca, nonostante la diffidenza e contro tutte le ostilità alle diversità. Intensa, toccante, offre spunti di riflessione e insegna che non tutte le creature misteriose sono mostri, a volte sono gli uomini ad esserlo. Mi ha ricordato “I nastri di Lassie”, del precedente volume, anch’esso un racconto molto intenso.
Avevo percepito ciò che voleva dirmi. Non so morire, morirò quando te ne andrai. Morirò quando sarò di nuovo solo, col fango. Morirò quando morirai. Fino ad allora sarò qui ad aspettarti.
“A caccia” (Basilicata): arrivano i lupi! Un racconto fantastico che mette in scena il Dupi Minaro, il mannaro lucano. Un triangolo amoroso finisce decisamente male. Una storia sanguigna, di vendetta e violenza, dove la componente bestiale e selvaggia della mutazione in licantropo viene messa in risalto. Bello!
“Un selvaggio” (Trentino): Ernesto è un impiegato modesto, che vive una vita banalissima di orari scanditi in ufficio per un lavoro terribile e privo di scossoni. Questo finché non viene a contatto con l’Om Pelos. E’ interessante notare come la leggenda dell’Uomo Selvatico, che vive in libertà nei boschi, non sia tipica solo del Trentino ma anche di altre regioni italiane.
“Soltanto una povera vecchia” (Liguria): e torniamo alle streghe. Il primo volume era iniziato in Piemonte, con una storia sulle masche, e il viaggio nel folklore italiano ritorna a nord-ovest e di nuovo alle streghe. Siamo in provincia di Imperia, dove è diffusa la leggenda della bagiùa, in un centro per anziani, Villa Fiorita, dove è ambientato quest’ultimo racconto finale, di segreti oscuri, violenza e terrore. Non guarderete più le vecchiette con sguardo tranquillo.
STILE
Lo stile di Luigi Musolino è molto semplice, chiaro, diretto, va diretto al cuore della storia, senza tanti giri di parole. Riesce a costruire storie originali, diverse tra di loro, alternando narrazioni più crude e sanguigne, ad altre più oniriche, dal tono più soffuso, quasi fiabesco. Ottimo il recupero delle tradizioni folkloristiche italiane, che sicuramente molti lettori non conoscono.
CONCLUDENDO
“Oscure regioni – volume 2” è stata una lettura interessante, come il primo volume. Piacerà di certo agli appassionati di folklore e di leggende locali, desiderosi di saperne di più su tutto quel mondo fantastico che ha popolato l’immaginario di generazioni e che purtroppo si è un pò disperso nella nostra società contemporanea. L’antologia spazia da una regione all’altra, e anche da un mito all’altro, coinvolgendo il lettore in storie di quotidiana follia, dove il male si manifesta nelle forme più stravaganti (a volte anche bizzarre), invadendo il nostro spazio vitale, spuntando ad esempio dallo scarico del wc, e dimostrandoci che tutte le leggende hanno un fondo di verità. Personaggi scettici, personaggi impauriti, personaggi combattivi che cercano di contrastare l’oscurità del nostro folklore nazionale. Personaggi anche incuriositi, come il padre e il figlio che si addentrano lungo i pendii innevati delle Alpi per inseguire una leggenda, rimanendone sopraffatti, o come Daria (Aaaria), che non cede al terrore e sceglie di accarezzare Smeraldo, non di cacciarlo. Se nel primo volume ero rimasto affascinato dall’emersione di Crustumium, in questa raccolta è il racconto “Smeraldo” a lasciare il segno, assieme alla sanguigna triade finale: licantropi, uomini selvatici e streghe, che rovesciano ogni logica, ogni modo coerente dell’uomo di pensare, sprofondandolo in una disperata ammissione che il sovrannaturale esiste, che esistono cose che l’uomo non può, e non sa come, spiegare. E che quelle cose, quell’orrore, talvolta vince.
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