Ultimamente mi sto lasciando trasportare dall’istinto nella scelta dei libri da leggere; molto spesso trovo una recensione interessante su Goodreads e poi mi fiondo sul testo in questione. Questa volta è toccato a Non lasciarmi. Spero di non recensire troppi distopici e di tornare presto al fantasy più “classico”… però è anche vero che è bello variare.
Titolo | Non lasciarmi |
Autore | Kazuo Ishiguro |
Data | 2005 |
Pubblicazione italiana | 2006 |
Editore | Einaudi |
Traduttore | Paola Novarese |
Titolo originale | Never Let Me Go |
Pagine | 291 |
Reperibilità | Reperibile online e in libreria |
Kathy, Ruth e Tommy sono cresciuti in un collegio immerso nella campagna della provincia inglese. Sono stati educati amorevolmente, protetti dal mondo esterno e convinti di essere speciali. Ma qual è, di fatto, il motivo per cui sono lì? E cosa li aspetta oltre il muro del collegio? Solo molti anni più tardi, Kathy, ora una donna di trentun anni, si permette di cedere agli appelli della memoria. Quello che segue è la perturbante storia di come Kathy, Ruth e Tommy si avvicinino a poco a poco alla verità della loro infanzia apparentemente felice, e al futuro cui sono destinati.
La sinossi riesce a parlare del libro senza scegliere in dettagli compromettenti; la verità è che non è per niente facile parlare di Non lasciarmi senza discutere dell’elemento chiave del romanzo. L’autore riesce in modo sorprendente a rilasciare pochi dettagli per volta: una frase buttata lì, una spiegazione non proprio chiara data ai ragazzi… solo a poco a poco riusciamo a ricostruire la verità (che rimarrà sempre qualcosa di vago e indefinito). Perché questi ragazzi vengono cresciuti in maniera isolata rispetto al resto del mondo? Cosa sono le donazioni, che vengono citate fin dalla prima pagina? Cos’è Hailsham, e perché la protagonista è stata fortunata a crescere lì? Tutte domande che trovano risposta solo andando avanti con la lettura, sebbene alcune cose non troveranno risposta. Penso che questo sia uno di quei libri che guadagna alla seconda rilettura, perché è più facile fare i vari collegamenti.
Cercando di non fare spoiler, posso dirvi che Kathy, a posteriori, racconta la sua storia ad Hailsham (dall’infanzia ai 16-18 anni) e poi ai Cottage (gli anni della maturità); particolare attenzione è rivolta alle dinamiche relazionali, sia riferite agli amici sia agli insegnanti.
Hailsham dà l’impressione di un vecchio orfanotrofio, o di istituto all’antica. Vengono impartite lezioni di storia, di geografia, di letteratura… molta importanza viene data all’arte: i ragazzi si impegnano molto nel disegno e nelle poesie. Tra le tante dicerie che circolano, una particolarmente rilevante è quella che Madame, una donna misteriosa che viene al collegio di tanto in tanto, selezioni i lavori migliori dei bambini per portarli alla Galleria. Quale sia lo scopo, non è dato saperlo. Evento importante è quello dei Baratti, che ci viene spiegato in questo modo:
Quattro volte all’anno – in primavera, estate, autunno, inverno – organizzavamo una grande mostra-e-compravendita di tutti gli oggetti che avevamo creato negli ultimi tre mesi prima dell’ultima fiera. Dipinti, disegni, ceramiche; ogni genere di «sculture» ideate con ciò che era la mania del momento – lattine sfondate, magari, o tappi di bottiglia incollati sul cartone. Per ognuna di queste cose si veniva pagati con dei Buoni – erano i tutori a decidere quanti assegnarne per ogni singolo capolavoro. Poi il giorno del Baratto ognuno si recava con i propri buoni e «acquistava» quello che desiderava. La regola era che si potevano comprare soltanto lavori fatti dagli studenti del proprio anno, ma questo garantiva comunque un’ampia scelta, dal momento che la maggior parte di noi era in grado di produrre moltissimo in tre mesi. A ripensarci adesso, capisco perché i Baratti fossero così importanti per noi. Prima di tutto erano l’unico modo, oltre al Grande Incanto – l’Incanto era un’altra cosa, su cui tornerò in seguito -, per costruirsi una propria personale collezione. Se, per esempio, si volevano decorare i muri accanto al letto, o se si desiderava qualcosa da mettere in cartella ed esporre in bella vista sul banco di classe in classe, allora quella dei Baratti era l’occasione più adatta. Adesso capisco anche quanto i Baratti ci influenzassero più in profondità. Se ci riflettete bene, dipendere l’uno dall’altra per produrre ciò che poi sarebbe andato a far parte del proprio personale tesoro, era destinato a influire sui rapporti personali. L’esempio di Tommy era illuminante. La maggior parte delle volte, la considerazione in cui ognuno di noi veniva tenuto a Hailsham, quanto si veniva apprezzati e rispettati, era determinato dal proprio livello di «creatività».
In linea di massima, i ragazzi son trattati bene. Sono controllati dal punto di vista medico, fanno molto sport, giocano, imparano nuove cose, sono liberi di relazionarsi tra di loro… Hailsham è una piccola oasi protetta nel mondo. Ma da cosa sono protetti questi ragazzi?
Raggiunta la maturità, i ragazzi di Hailsham vengono divisi per andare a vivere altrove. Il gruppetto della protagonista rimane unito, e l’esperienza ai Cottage è incredibilmente diversa: non ci sono tutori e sono molto più liberi di spostarsi per il Paese… insomma, vivono un periodo di sospensione; non sono più bambini e stanno sperimentando l’adultità. Rivivendo questi momenti Kathy è consapevole di come i ricordi del Cottage siano diversi, non necessariamente più spiacevoli: quel candore, quell’innocenza di Haisham a poco a poco svanisce.
Se nessuno parla con voi, – proseguì, – allora è compito mio. Il fatto è, per come la vedo io, che vi hanno detto e non detto allo stesso tempo. Vi hanno detto, ma nessuno di voi ha capito realmente di cosa si trattava, e oso aggiungere che per qualcuno va benissimo così. Ma non per me. Se volete avere la possibilità di condurre delle vite dignitose, allora dovete sapere come stanno le cose, e saperle fino in fondo. Nessuno di voi andrà mai in America, o diventerà una stella del cinema. E nessuno di voi lavorerà mai in un supermercato, come ho sentito dire da qualcuno nei giorni scorsi. Le vostre vite sono già state programmate. Diventerete adulti, poi, prima di invecchiare, ancor prima di diventare persone di mezza età, comincerete a donare i vostri organi vitali. Ecco per cosa siete stati creati, ciascuno di voi. Non siete come gli attori che vedete nei film, non siete neanche come me. Siete stati portati in questo mondo con uno scopo preciso, e il vostro futuro, il futuro di ognuno di voi, è già stato deciso. Quindi smettetela di parlare in questo modo. Tra poco lascerete Hailsham, e il giorno in cui dovrete prepararvi per la vostra prima donazione non è poi così lontano. E necessario che lo teniate a mente. Se volete avere la possibilità di condurre delle vite dignitose, dovete sapere chi siete e cosa vi aspetta, ognuno di voi. Poi rimase in silenzio, ma ebbi l’impressione che quella conversazione nella sua testa non si fosse mai interrotta, perché per qualche tempo il suo sguardo continuò a vagare, spostandosi dall’uno all’altra, come se ci stesse ancora parlando. Ci sentimmo alquanto sollevati quando si voltò di nuovo verso il campo da gioco. – Adesso va meglio, – disse, anche se la pioggia continuava a cadere fitta come prima. – Usciamo. Magari spunta anche il sole.
I ragazzi sono stati clonati da prostitute, vagabondi e ubriaconi allo scopo di donare gli organi una volta diventati adulti. Non hanno altro scopo e non possono condurre una vita normale. Non c’è modo di ribellarsi a questa condizione, e questo colloca Non lasciarmi fra quei libri “senza speranza”: non ci sono eroine che salvano il mondo e sovvertono il sistema; qui tutti si arrendono a questo destino, percepito come ineluttabile. Il realismo del romanzo viene pagato con questa atmosfera cupa e impossibile da sanare. L’unica cosa che può essere concessa a questi ragazzi è un’infanzia quanto più possibile serena e al riparo dal loro destino. Miss Emily apre Hailsham con questo desiderio: concedere ai ragazzi almeno questo, in quanto non è possibile concedere altro. Inoltre, terminati i finanziamenti degli sponsor, Hailsham chiude e non ci saranno più ragazzi fortunati a crescere in questo contesto protetto; i ragazzi clonati vivranno in ambienti meno consoni e meno “umani”. Kathy può solo aggrapparsi con tutte le sue forze alla sua infanzia, ai ricordi, ai giochi con le compagne, le gelosie e le rivalità, a quella scatola di oggetti raccolti durante la crescita, alle lezioni di “immedesimazione di ruolo”, all’affetto dei professori e degli amici. Non le resta nient’altro in questa vita decisa da qualcun’altro che l’ha privata di tutto.
Dopo la guerra, agli inizi degli anni Cinquanta, quando le grandi scoperte scientifiche si susseguirono così rapidamente, non c’era tempo di soffermarsi, di fare le domande più ragionevoli. Improvvisamente avevamo a disposizione tutte quelle possibilità, tutti quei modi per curare malattie che fino a quel momento erano state considerate incurabili. Era questo ciò che il mondo vide, ciò che desiderò sopra ogni altra cosa. Per molto tempo, la gente ha preferito credere che quegli organi comparissero dal nulla, o tutt’al più che crescessero in una specie di vuoto pneumatico. È vero, ci sono stati dei dibattiti. Ma nel momento in cui la gente ha preso a interessarsi degli… studenti, nel momento in cui hanno cominciato a prendere in considerazione come erano allevati, se dovessero venire allo scoperto, ebbene allora era troppo tardi. Non c’era modo di invertire il processo. Come si può chiedere a un mondo che è arrivato a considerare il cancro come una malattia curabile, come si può chiedere a un mondo simile di accantonare la cura, di tornare nell’età infelice dell’impossibilità? Non c’era modo di invertire la rotta. Per quanto le persone si sentissero a disagio nei vostri confronti, la loro crescente preoccupazione era che i loro figli, le loro mogli, i genitori, gli amici, non morissero di cancro, di atrofia muscolare, di infarto. Così per molto tempo vi abbiamo tenuto nascosti, e la gente ha fatto del suo meglio per non pensare a voi. E se lo facevano, cercavano di convincersi che non eravate veramente come noi. Che eravate inferiori agli esseri umani, e che quindi non contavate nulla. Ed era così che stavano le cose, quando ha fatto la sua comparsa il nostro piccolo movimento. Ma capite cosa siamo stati costretti ad affrontare? Stavamo virtualmente cercando di far quadrare il cerchio. Là c’era il mondo, che pretendeva studenti per le donazioni. Se non si fosse verificato qualche cambiamento, ci sarebbe sempre stata una barriera che impediva di considerarvi come degli esseri umani. Abbiamo combattuto quella battaglia per innumerevoli anni, e quello che siamo riusciti a ottenere per voi, perlomeno, sono stati molti miglioramenti, anche se, naturalmente, eravate soltanto un piccolo gruppo selezionato. Poi è scoppiato lo scandalo Morningdale, poi altre cose, e prima che ce ne rendessimo conto, il clima era molto cambiato. Nessuno voleva più essere visto a sostenerci pubblicamente, e il nostro piccolo movimento, Hailsham, Glenmorgan, il Saunders Trust, tutti siamo stati spazzati via.
Ho particolarmente apprezzato lo stile di Ishiguro: Kathy si rivolge a noi da adulta, ordinando e organizzando i fatti con una successione cronologica, ben attenta a non rivelare nulla di troppo illuminante prima del tempo (la rivelazione finale è la più potente, com’è facile immaginare).
È uno stile in qualche misura freddo, distaccato, che rende difficile una compartecipazione emotiva; non ho pianto durante la lettura, ma vi garantisco che la mazzata è stata dopo aver finito il libro. Riflessioni, pensieri, emozioni mi hanno sopraffatto al punto da sentire il bisogno di parlarne e di confrontarmi; mi piacerebbe molto sapere che sensazioni abbia lasciato a voi.
La dinamica principale riguarda le interazioni tra i tre personaggi principali: Kathy, Ruth e Tommy.
La protagonista del romanzo appare molto distaccata nel ricordare le vicende della sua infanzia; in effetti lei si dimostra più una narratrice che una protagonista; molto più centrale rispetto alla storia secondo me è Ruth.
La sua preoccupazione è quella di ordinare gli eventi, ricordarsi i fatti, e cercare di capire i nessi tra le cose.
Ruth è il capo della banda: una ragazza autoritaria, imprevedibile e capricciosa. Molte volte ferisce deliberatamente le persone, e viene puntualmente perdonata. Kathy, per quanto venga ferita dalle sue azioni, spesso ci passa sopra perché Ruth le sta vicino nei momenti difficili. Ruth crea una realtà alternativa da bambina in cui la loro maestra più gentile è vittima di un complotto: spetta ai ragazzi fare da guardiani. Ovviamente, dopo un litigio tra Kathy e Ruth questa la esclude dal gioco. Alcune cose che fa Ruth sono davvero sgradevoli, quella che mi è rimasta più impressa è stata…
Tommy all’inizio viene definito come un “ragazzo problematico”, che va facilmente in escandescenze e che è preso di mira dai suoi compagni.
Io stessa fui testimone di alcuni di questi episodi. Nella maggior parte dei casi però ne sentivo parlare, e quando questo avveniva, continuavo a fare domande finché non ricevevo un resoconto più o meno dettagliato dell’accaduto. Ci furono altri accessi d’ira, come quando si raccontò che Tommy aveva rovesciato due banchi nell’Aula n. 14, spargendo tutto il contenuto sul pavimento, mentre il resto della classe, fuggita sul pianerottolo, barricava la porta per impedirgli di uscire. Ci fu il momento in cui Mr Christopher dovette serrargli le mani dietro la schiena per impedirgli di assalire Reggie D. durante l’allenamento di calcio. Eravamo tutti presenti quando, mentre gli studenti della sua classe si schieravano per gareggiare nella corsa, Tommy rimase l’unico senza un compagno. Era un bravo atleta, e non gli ci volle molto a distanziare il resto del gruppo di qualche decina di metri, pensando forse che in questo modo avrebbe potuto nascondere il fatto che nessuno voleva fare coppia con lui. Poi c’erano gli scherzi che si diceva venissero perpetrati ai suoi danni quasi quotidianamente. Molti erano i soliti – le cose più assurde infilate nel letto, un verme nella tazza dei cereali della colazione -, ma alcuni apparivano inutilmente malvagi: come quando qualcuno pulì il water con il suo spazzolino da denti, così che quando lo prese in mano era ricoperto di merda. La sua stazza e la sua forza – e immagino quel suo caratteraccio – impedivano che chiunque si permettesse di sfidarlo fisicamente, ma se ricordo bene questi incidenti si ripeterono per almeno un paio di mesi. Pensavo che prima o poi qualcuno si sarebbe accorto che si erano spinti un po’ troppo in là, ma la cosa sembrava non avere fine, e nessuno interveniva.
Con la crescita le cose cambiano e i ragazzi lo lasciano in pace; Tommy rimane sempre un personaggio un po’ passivo, che non riesce a tener testa agli altri… tuttavia è molto gentile e premuroso, soprattutto quando cerca di sorprendere e aiutare i suoi amici.
Non lasciarmi è un’amara avventura in un mondo non troppo diverso dal nostro, un mondo che potrebbe non essere così distante dal nostro futuro. Da leggere e rileggere.
Voto: 9/10.
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