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Recensione – La Strana Biblioteca di Haruki Murakami

Mi piace l’idea di fare piccoli articoli su dei racconti (e avanzare facilmente con la Reading Challenge di Goodreads); in questo caso la scelta è caduta su La strana biblioteca di Haruki Murakami. A lettura finita sono rimasto un po’ perplesso su come valutare questa storia: o sono io che non capisco le sottili metafore e i messaggi dello scrittore, oppure si tratta di un racconto un po’ sconclusionato. Magari gli appassionati di Murakami mi sapranno dire.

Scheda del libro

Titolo La Strana Biblioteca
Autore Haruki Murakami
Data 2005
Pubblicazione italiana 2015
Editore Einaudi
Traduttore Antonietta Pastore
Titolo originale ふしぎな図書館 Fushigi na toshokan
Pagine 73
Reperibilità Reperibile online e in libreria

Trama

Un bambino molto educato e garbato va a consegnare dei libri presi in prestito in biblioteca, chiedendo all’impiegata di poterne prendere altri. Per farlo, il ragazzo deve recarsi nei sotterranei dell’edificio: ad aspettarlo vi sta un vecchietto un po’ lugubre.

“Posso chiederti che genere di libro stai cercando, ragazzo? Vorrei sapere in che modo venivano raccolte le tasse nell’Impero ottomano, – risposi.
Al vecchio brillarono gli occhi. Capito. La riscossione delle imposte nell’Impero ottomano. Interessante, molto interessante.”

Per poter leggere i libri – precisamente Il sistema ottomano delle imposte, Diario di un collettore delle tasse ottomano e Rivolta contro il pagamento delle tasse nell’Impero turco-ottomano e relativa repressione – il bambino deve leggerli all’interno dei sotterranei… inizia qui un viaggio nei recessi della biblioteca, che sembrerebbe un vero e proprio viaggio nell’inconscio: il protagonista si trova davanti un uomo-pecora, una ragazza strana, un cane col collare tempestato di pietre preziose (che lo morse quand’era piccolo). Murakami incrocia questo mondo onirico col mondo reale, creando un finale amaro e poco comprensibile.

Mostra spoiler sul finale

Stile

Murakami adora le metafore, per cui ne ho selezionata qualcuna per voi.

Pensavo di aver bussato piano, invece i colpi riecheggiarono nel corridoio come se avessi sbattuto una mazza da golf contro i cancelli dell’inferno.

***

Sotto il mento la pelle gli pendeva come una mongolfiera bucata.

***

Al di là della porta l’oscurità era profonda come in un buco scavato nel cosmo.

Conclusione

Il racconto si legge in pochissimo: onestamente penso sia poco adatto ai bambini (resta poco comprensibile anche per gli adulti, a dire il vero). Qualche idea suggestiva c’è, ma è tutto abbozzato a dire il vero; come ho letto altrove, sembra un prodotto di marketing e basta. Suggestive le illustrazioni di Lorenzo Ceccotti.

Voto: 5-/10.

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Ho indossato il Cappello Parlante insieme a Harry, Ron e Hermione; ho consultato l'aletiometro con Lyra; ho partecipato alla creazione di Ea e sono stato invisibile con Bilbo; ho viaggiato con Ged su migliaia di isole, tra diversi mondi con Pug, e su diversi piani con Sita Dulip; sono stato un reietto con Shevek e ho cavalcato draghi con Dany; ho sghignazzato con Bartimeus e cavalcato su Aslan; ho intrapreso viaggi interminabili con Frodo, Tasslehoff, Sutty, Drizzt, Phèdre, Morgon... E sono ancora qui.

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