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Recensione – La Prescelta e l’Erede di Jacqueline Carey

A inizio agosto ho provato una sensazione curiosa: mi mancava Phèdre nò Delaunay de Montrève. Probabilmente vi sembrerà strano che mi sia mancato un personaggio di un libro, eppure è così. La mancanza è stata tale che ho dovuto riprendere in mano La prescelta e l’erede, secondo libro della trilogia di Phèdre, e rileggerlo. Nonostante fosse stata la mia terza rilettura, è stata un’esperienza meravigliosa; ho letteralmente pianto per tutto il libro… forse sono io facile alla commozione, oppure è il mio amore per questa autrice che mi suscita tali emozioni. Pertanto questo articolo non sarà una classica recensione, quanto un approfondimento, un percorso analitico ed emotivo, un’immersione in questo libro “di mezzo”; la lettura è consigliata a chi ha già letto il testo perché piena di spoiler. Come sempre, per chi fosse qui incerto sull’acquisto, il mio consiglio è perentorio: compratelo. È meraviglioso oltre ogni dire.

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Credit by Lee Moyer

Scheda del libro

Titolo La Prescelta e l’Erede
Autore Jacqueline Carey
Data 2002
Pubblicazione italiana 2006
Editore Editrice Nord/TEA
Traduttore Elisa Villa
Titolo originale Kushiel’s Chosen
Pagine 747
Reperibilità Facilmente reperibile in tutte le librerie

Trama e Worldbuilding

La prescelta e l’erede è la diretta prosecuzione de Il dardo e la rosa: Phèdre riceve il mantello sangoire dall’amico Gonzago de Escabares… un aperto segnale di sfida da parte di Melisande Shahrizai. Qualcuno cospira contro la regina Ysandre de La Courcel, e qualcuno ha liberato Melisande dalla cella di Troyes-le-Mont. Phèdre è intenzionata a prendere parte al gioco architettato dalla sua nemica, e per questo decide di riprendere il servizio di Naamah. Questo ovviamente causa parecchi problemi con Joscelin, ma di questo parleremo in seguito. Dove si è nascosta Melisande? E dove sono finite le guardie di Troyes-le-Mont? Ebbene… Melisande si trova alla Serenissima, sposa di Bénédicte de La Courcel (prozio di Ysandre e fratello di Ganelon), da cui ha avuto un figlio, Imriel. Il principe Angeline, ormai vedovo di Maria Stregazza, apparentemente ha sposato una tale Etaine de Tourais, che ha preso il velo di Asherat, quindi nessuno l’ha vista in faccia. Nonostante Phèdre sospetti chiaramente che l’intrigo è alla Serenissima, non le viene in mente di indagare sul principe Bénédicte, la cui lealtà è data per scontata: anzi, si sa che ha setacciato la città alla ricerca della traditrice Melisande. Questa garantisce al principe il comandante dell’esercito reale, Percy de Somerville, ricattato con delle lettere indirizzate alla Leonessa di Azalle: avrebbe sostenuto la pretesa al trono del figlio Baudoin (un piano morto e sepolto da tempo ormai); Bènèdicte ritiene che ci debba essere una dinastia pura di angeline a governare Terre d’Ange, dinastia contaminata dal matrimonio tra Ysandre e Drustan mab Necthana, il cruarch di Alba. Questo è il riassunto dell’intrigo principale: ovviamente la storia non è così lineare e immediata, e Phédre ne passa di tutti i colori. Un primo indizio, inizialmente non preso in considerazione dalla protagonista, si può rilevare da una affermazione di Severio (a pagina 137):

“Devo andare a salutare sua grazia il duca de Somerville”, riprese Severio con una smorfia. “Mia madre mi ha incaricato di ringraziarlo a nome del principe Bènèdicte per la compagnia di guardie angeline che ha inviato affinché siano di servizio alla Piccola Corte. A quanto pare, mio nonno materno si fa sempre più prudente nel proteggere il suo erede di razza pura”

Poco tempo dopo, Phèdre scopre che tra i nomi di chi ha avuto accesso agli archivi c’è quello di Percy de Somerville. Inoltre non dimentichiamo la profezia della sacerdotessa di Asherat:

Ciò che cerchi troverai nell’ultimo posto in cui guarderai.

Curiosamente, la storia non si conclude alla Serenissima: una volta sventato l’intrigo, bisogna tornare a Città d’Elua. Anche qui il ruolo di Phèdre si rivela fondamentale: grazie a lei e gli Imperdonabili il passaggio è assicurato, e sempre a lei la regina deve la trovata delle monete.

milotic La Dolorosa

Il terribile carcere della Serenissima si trova su un’isoletta minuscola collegata alla terraferma da un ponte di legno. Quando Phèdre si reca alla Piccola Corte e trova Melisande, questa è la punizione che le viene inflitta. Ai poveri Fortun e Remy va peggio: vengono direttamente uccisi dalle guardie. Ma Phèdre non può essere uccisa: ricordate che Melisande la risparmiò pure la prima volta? Uccidere un prescelto di Kushiel conduce alla dannazione. Pertanto Phèdre viene portata in questa prigione e sistemata in una celletta minuscola, a farle compagnia il rumore incessante e penetrante del mare e le urla degli altri prigionieri. Questo luogo porta a poco a poco alla follia: Melisande dà la possibilità a Phèdre di restare comunque prigioniera, ma in un sotterraneo della Piccola Corte. La protagonista alla fine pensa di cedere e di diventare il giocattolo di Melisande, ma l’arrivo di Joscelin mette in subbuglio la Dolorosa e, dopo un tafferuglio in cui combattono guardie, prigionieri e Joscelin, lei finisce in mare. Dopo aver pregato tutti gli dei, finalmente Phèdre si rivolge ad Asherat-del-mare per essere salvata.

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Credit by Agela R. Sasser

milotic Illiria

Fortunatamente per Phèdre, il suo dono per le lingue si rivela utile per apprendere da zero un’idioma come l’illirico: ci sono nomi di uccelli che saprà nominare soltanto in illirico. I pirati la trattano bene, e sicuramente il personaggio di Kazan è emblematico: marchiato da una maledizione di sangue per aver ucciso inconsapevolmente il fratello, intrattiene un rapporto con Phèdre del tutto particolare (e, come si poteva immaginare, i due finiscono a letto). Dell’Illiria mi hanno colpito i paesaggi marini (un’isoletta in particolare, nascosta e protetta), e la superstizione dei suoi abitanti.

milotic Kriti

L’arrivo a Kriti è fortuito, ma potremmo dire che niente succede per caso. Infatti i figli di Minosse hanno la capacità di rimuovere una maledizione che affligge una persona, grazie al Témenos. Kazan qui può liberarsi dei fantasmi del suo passato… ma solo grazie a Phèdre, che entra nella grotta rituale senza tutti i riti preliminari. Phèdre si trova così dinanzi il suo passato, con tutte le sue colpe e la morte che le sue azioni, direttamente e indirettamente, ha causato. Inoltre lei non può liberarsi da tutto ciò, non può essere assolta, in quanto prescelta di Kushiel: è “condannata” a reggere il peso delle sue responsabilità. Ma il Témenos non fa il conto dei vivi: Phèdre sa anche che, per quanto certe morti fossero inevitabili, le sue azioni hanno salvato migliaia di persone. Mi è piaciuta moltissimo questa parte: una sorta di metafora del fatto che anche noi, nella realtà, prima o poi dobbiamo fare i conti con la nostra vita, con il nostro passato e le nostre scelte. Quindi in questo romanzo si possono notare due chiavi di lettura: a un livello più superficiale c’è una trama appassionante e coinvolgente; a un livello più profondo vediamo in chiave metaforica vari aspetti della vita di ogni giorno.

Sì. Questa è la natura del thetalos, affrontare senza veli la parte peggiore del proprio essere. Mi dispiace di non poterti assolvere da questi fatti, e tuttavia…» Scosse la testa. «Gli dei mantengono il silenzio. Poteva non essere così. Ciò che hai visto, lo porterai con te.»
«Lo so», dissi sottovoce. «Capisco, mia signora. Capisco davvero.»
Pasifae mi guardò con compassione. «Allora cerca di capire anche questo, Phèdre. Quella che viene rivelata nella grotta del thetalos è la verità più oscura; quel tipo di verità che cerchiamo di nascondere a noi stessi. Ciò non significa che sia tutta la verità.»
Soppesai la mia risposta. «So anche questo. Mia signora, in quella caverna ho visto cose che, se potessi, non rifarei: gesti di orgoglio e di egoismo al cui ricordo rabbrividisco. Altri però… chi può dirlo? Molti sono morti per le mie decisioni, molti no. La dea guarda dal passato e conta i morti, ma non enumera i vivi.»
Le labbra di Pasifae s’incurvarono in un leggero sorriso. «Lo fa, puoi esserne certa. Ma a noi non è dato sapere quel computo. In ogni caso, mi è chiaro che in questa faccenda su di te c’è la mano di qualche dio, e non intendo intervenire, né negare ciò che è fatto.

milotic L’influenza di Phèdre nel mondo

Come prescelta di un dio, Phèdre ha tante grosse responsabilità: le sue apparizioni nelle diverse parti del mondo creano dei cambiamenti a ondate: per esempio quando Phèdre visita lo squallido quartiere delle prostitute alla Serenissima quasi si sente male; alla fine dell’avventura, propone a Ricciardo Stregazza che le prostitute vengano addestrate e istruite, e che possano avvalersi della protezione delle leggi corporative. Analogamente, Phèdre parla a favore delle schiave a Kriti, affinché non vengano trattate come se non valessero nulla. Apprezzo molto il fatto che vengano affrontate anche queste piccole sottotrame, e che la vita della protagonista abbia una certa influenza che va oltre la trama principale.

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Credit by Donato Giancola

milotic Piccola anticipazione 

La sconfitta di Melisande fa scattare i suoi piani per proteggere il figlio Imriel, che viene nascosto abilmente: nessuno riesce a trovarlo, con grande risentimento di Ysandre. La Carey mette alla fine del libro un’esca, una piccola anticipazione su quel che succederà nel terzo libro:

«Sarebbe bello se tu trovassi il bambino», commentò con dolcezza Ysandre.
Un giorno mi sarei ricordata di quelle parole con profonda e amara ironia; in quel momento, mi limitai a chinare la testa, riconoscendo il desiderio della mia regina, ma non mi offrii di riprendere il servizio a Naamah per portare avanti le ricerche. In proposito non avevo ancora preso decisioni, e comunque non pensavo che Mélisande potesse avere a che fare con attuali o possibili miei patroni per quanto riguardava la sicurezza di suo figlio. Avevo visto la passione ardere nei suoi occhi quando Ysandre aveva rivendicato la custodia del bambino. No, Mélisande non avrebbe messo a rischio il piccolo, neppure per la nostra partita sempre aperta; e, se Naamah desiderava il ritorno della sua serva, che mi richiamasse lei direttamente.

Personaggi

milotic Soprannomi di Phèdre

Nomi che si danno, nomi che ci si attribuisce: Phèdre è ben consapevole di ciò che rappresenta, e quando viene rapita dai pirati illirici si definisce merce di valore. Mentre è a Kriti, invece, una giovane schiava la chiama lypiphera: questo termine significa “colei che sopporta il dolore”, un soprannome azzeccato per una anguissette. Gli Imperdonabili, che avevano cospirato con Skaldia, definiscono Phédre la mano di Kushiel: lei rappresenta la loro speranza di redenzione.

Questa piccola lista di soprannomi in qualche modo si contrappone al modo in cui la priora di Casa Cereo definì Phèdre da bambina: lo sgravio indesiderato di una puttana. Ne ha fatta di strada da allora!

milotic Joscelin e Phèdre

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Credit by Jankolas

L’amore sbocciato tra i due subisce una dura prova in questo libro. La frattura inizia con la decisione di Phèdre di intraprendere di nuovo il servizio di Naamah (per ottenere più informazioni sulla sfida di Melisande).

[…] Ho sperimentato cosa significa vedersi portare via tutto ciò che si possiede: una prima volta quando avevo soltanto quattro anni e la mia madre naturale mi vendette alla Corte dei Fiori Notturni destinandomi così al servaggio, e una seconda quando Anafiel Delaunay, mio signore e mentore, fu assassinato e Mélisande Shahrizai mi tradì consegnandomi nelle mani degli skaldi.
Ho attraversato le terre selvagge di Skaldia nel cuore dell’inverno e affrontato l’ira del Signore dello Stretto navigando su acque tempestose. Sono stata il trastullo di un condottiero barbaro e ho perso il mio migliore amico, consegnato a un’eternità di solitario isolamento. Ho visto gli orrori della guerra e la morte dei miei compagni. Ho camminato, da sola e in piena notte, nell’immensa oscurità di un accampamento nemico, consapevole di andare incontro alla tortura e a una morte quasi certa.
Nessuna di queste azioni era stata difficile quanto dire a Joscelin che intendevo riprendere il servizio a Naamah.

La separazione da Joscelin è dolorosa, ma è in qualche modo utile al loro riavvicinamento: ognuno doveva fare il proprio percorso da solo per poi ritrovarsi più uniti che mai. Il momento in cui si riconciliano mi si è impresso dentro in modo indelebile:

Il cuore mi batteva come un tamburo.
Feci un passo avanti. Il loro capo fece un passo avanti.
Indossava un abito di tela grezza come tutti gli altri, e i suoi capelli arruffati erano di un insolito color cenere, ma ai suoi polsi splendeva l’acciaio, e l’elsa di uno spadone gli spuntava oltre la spalla sinistra. L’avrei riconosciuto ovunque e comunque.
«Phèdre?»
La sua voce, la voce di Joscelin s’incrinò pronunciando il mio nome, e le lacrime mi annebbiarono gli occhi per l’incredulità che vi lessi, per lo stupore di una speranza che andava contro ogni speranza. Feci un passo, poi un altro e tentai di dire il suo nome, ma la mia voce si spezzò in un gemito che mi rimase in gola; e poi si mosse anche lui, corse, fino a che non fu lì e le sue mani mi strinsero con forza, salde e vive, e venni sollevata di peso, a fissare dall’alto il suo viso meravigliato. Ridendo e piangendo, gli baciai il volto stringendolo fra le mani.
«Oh, Joscelin, Joscelin!» La mia voce, senza fiato per la gioia. Mi fece scivolare giù, rimettendomi a terra, tuffando le mani nei miei capelli e stringendomi a sé.
«Mai più, Phèdre. Mai, mai, mai, te lo giuro», mormorò, parole attutite e intervallate da baci frenetici. «In nome del Beato Elua, te lo giuro, non ti lascerò mai più. Prenditi mille patroni se vuoi, anche diecimila, sposati Severio Stregazza, non me ne importa, ma non ti lascerò più!»
Alzai il viso e mi baciò, a lungo e con forza, finché amore e desiderio, come un pugnale nel cuore, non fecero vorticare il mondo intorno a me. Quando mi liberò dalla stretta, dovetti aggrapparmi al suo farsetto per non cadere.
Ci fissammo.
«Sei viva», bisbigliò Joscelin, lo stupore negli occhi azzurri come il cielo d’estate.

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Credit by Jankolas

milotic Phèdre e Melisande

I rapporti tra le due donne sono, come sempre, ambigui. Phèdre si ritrova sempre inevitabilmente attratta da lei: l’eredità di Kushiel la spinge verso chi la può fare squisitamente soffrire. Un amore molto diverso rispetto a quello verso Joscelin, che è puro e limpido; l’amore per Melisande si unisce alla sfida, all’orgoglio, alla voglia di vincere… e al dolore. Se non fosse stato per l’intervento di Joscelin, Phèdre avrebbe deciso di diventare la schiava della donna kusheline. Addirittura prova a spaccarsi la testa, mentre era nella cella, per vedere come avrebbe reagito…

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Credit: Kushiel’s Avatar cover

Conclusioni

Raramente il secondo libro di una trilogia si rivela all’altezza dei precedenti: in questo caso, La prescelta e l’erede non ha niente da invidiare rispetto a il Dardo e la Rosa. Entrambi creano un meraviglioso affresco di una storia affascinante e coinvolgente, che troverà il suo culmine ne La Maschera e le Tenebre. Che dire, spero che questo viaggio emotivo abbia ridestato in voi il legame con questa fantastica autrice, che magari rileggiate i libri e li consigliate ai vostri amici. Non si sa mai, magari Editrice Nord ci ripenserà e continuerà la trilogia di Moirin, oppure un’altra casa editrice vorrà occuparsene. Io dubito, ma mai dire mai. Ringrazio come sempre Phèdre Banshee per aver realizzato le immagini per la recensione.

Per leggere la mia recensione de Il Dardo e la Rosa, clicca qui.
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Voto: 9/10.

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Credit: La Prescelta e l’Erede cover

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Ho indossato il Cappello Parlante insieme a Harry, Ron e Hermione; ho consultato l'aletiometro con Lyra; ho partecipato alla creazione di Ea e sono stato invisibile con Bilbo; ho viaggiato con Ged su migliaia di isole, tra diversi mondi con Pug, e su diversi piani con Sita Dulip; sono stato un reietto con Shevek e ho cavalcato draghi con Dany; ho sghignazzato con Bartimeus e cavalcato su Aslan; ho intrapreso viaggi interminabili con Frodo, Tasslehoff, Sutty, Drizzt, Phèdre, Morgon... E sono ancora qui.

3 Comments

  1. avatar Phèdre Banshee ha detto:

    Come sempre mi sono commossa leggendo la scena in cui Phèdre e Joscelin si rincontrano… Sono assolutamente d’accordo: romanzo meraviglioso, degno seguito de Il Dardo e la Rosa e assolutamente da non perdere.

  2. avatar Fedra ha detto:

    Mi è bastata anche solo la recensione per rivivere tutti quei momenti insieme a Phèdre , sarà sempre la mia trilogia preferita.

  3. avatar Ishta ha detto:

    Una delle Trilogie più belle che io abbia mai letto!
    Ad ogni lettura scopro nuovi dettagli che mi fanno amare la Carey!
    L’apice per me arriva con il terzo volume, semplicemente sublime….
    un viaggio in cui non ci sono né vinti, né vincitori.
    Un viaggio alla ricerca di se stessi!

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