Recensione del romanzo “Il cuore di Quetzal” di Gianluca Malato.
Chi ha rapito il dio Quetzal, e qual è il suo piano? Scoprilo con il viaggio del rude mercenerio Baltak tra i pericoli e i misteri della Terra delle Nebbie…
Baltak, come era sua abitudine quando doveva affrontare un lavoro in una terra che non conosceva, aveva avuto il tempo di informarsi presso i pastori di passaggio sulle leggende riguardanti la foresta. Tutti conoscevano le storie dei macabri rituali ai quali i cannibali sottoponevano i loro prigionieri. Nessuna persona che vi avesse messo piede era più ritornata per raccontare quali orrori strisciassero tra quegli alberi e le leggende che si tramandavano erano molto antiche, risalenti a quando i cannibali praticavano i loro orribili sacrifici umani sulla cima di un’inaccessibile rupe ormai crollata col tempo, alla vista delle popolazioni circostanti.
Giudizio riassuntivo: il libro è godibile, ma non bisogna avere troppe pretese. Secondo me la sua funzione è introdurre il personaggio di Baltak e proprio per questo al termine del romanzo si ha la sensazione di aver letto qualcosa di incompiuto.
Baltak è un umano dai poteri straordinari ed è, anche, il nostro protagonista. La sua storia si scopre pian piano durante la lettura del romanzo e in questo modo si comprende come egli sia diventato un mercenario infallibile dedito solo al denaro.
Mi piace come viene mostrato il percorso del protagonista: in alcuni capitoli vengono forniti degli indizi e delle sue caratteristiche, poi, vengono spiegate nei capitoli riservati al passato di Baltak.
Helke il nobiluccio, come è stato più volte apostrofato da Baltak, ha tutta la mia simpatia. Goffo e coraggioso, nonché innamorato pazzo ti fa sorridere ogni volta che entra in scena.
“Davvero un bel personaggio” – giudizio di ogni ragazza che legge questo romanzo.
Banthus è forse il vero eroe della storia, un umano che subisce un destino molto particolare e nonostante questo rimane fedele ai suoi principi e alla sua famiglia. La storia personale di questo personaggio che si intreccia con la trama principale è davvero un colpo da maestro.
Elisandra la bella principessa che ama il re suo padre e anche Helke. Orgoglioso e ribelle, questo personaggio però è solo accennato nel romanzo e non si riesce a delinearla bene.
Re Galaghor sovrano alla fine del suo regno. È stato un buon sovrano incarica Baltak di ritrovare Quatzal.
Gli dei sono quelli caratteristici della mitologia norrena, c’è il cattivissimo Loki, il possente Thor, il grande Odino e Heimdall colui che ha il compito di sorvegliare. Sono tutti ben resi e presentano le sfumature caratteriali prese senza sforzo dalla mitologia. Di seguito la prima descrizione di Heimdall, una delle figure maggiormente apparse nel romanzo.
Così il prode Heimdall, i cui sensi sono così acuti da essere in grado di percepire il suono dell’erba che cresce, protegge e sorveglia il ponte dell’arcobaleno. Il giorno del Ragnarok, quando gli eserciti di Loki lo attraverseranno per conquistare Midgard, la terra degli uomini, e Asgard, la terra degli dei, egli suonerà la tromba per avvisare dell’imminente pericolo.
Fanno la comparsa anche altri dei venerati prima dell’arrivo degli dei di Asgard come la Fenice e la Chimera e anche Quetzal è uno di loro. Questo aspetto del romanzo l’ho gradito molto.
Purtroppo anche se il libro è scritto discretamente bene e pur piacendomi il modo di narrare dello scrittore ho riscontrato alcune limitazioni nello stile:
Le guardie non esitarono a riconoscere la bellezza sfolgorante della principessa. Misero immediatamente da parte le armi si profusero in mille cerimoniosità e inchini. Uno di loro entrò di corsa nel castello, inciampando goffamente più volte, mentre l’altro baciava le mani della principessa.Tutta questa cerimoniosità instillò in Baltak un forte senso di disgusto.
Ametto che questo aspetto mi ha dato parecchio fastidio poiché rende la lettura poco fluida;
Come annunciato dalla sinossi Baltak è un mercenario dai pochi scrupoli al quale viene assegnato l’incarico di recuperare il dio Quetzal. Durante la lettura del romanzo si apprende sia del viaggio del nostro eroe per salvare questa divinità, sia del percorso che lo ha portato a diventare un mercenario. Questa dualità mi è molto piaciuta.
Un aspetto che personalmente non ho gradito è apprendere la storia precedente di Baltak, ma non avere nessun indizio sui risvolti futuri del suo destino.
Ci sono molti personaggi secondari, alcuni elencati precedentemente, che sono solo accennati e che interagiscono nella trama principale, ma sviluppano anche la propria storia personale. Amo molto quando lo scrittore vuole intrecciare più storie tra di loro, ma forse in questo libro viene fatto un po’ in modo troppo superficiale.
Lo svolgimento dei combattimenti è a volte un po’ troppo semplicistico, ti lascia un po’ di amaro in bocca poiché ti aspetti degli scontri più agguerriti. Anche sul finale ho purtroppo riscontrato questo problema: avviene un po’ troppo tutto velocemente.
Il libro rappresenta una buona lettura (forse più consigliata per i maschetti) e soprattutto per chi ama le storie che si dividono in più “puntate” tutte accomunate da un comune protagonista, le quali vicende sono snodate in tutti i libri, ma in maniera non predominante.
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