“Il crepuscolo degli Dei” è un romanzo epic fantasy di Stefano Mancini, che conclude la prima trilogia delle Cronache di Mhur, quella definita come “L’età delle Guerre”. La lettura del romanzo precedente è obbligatoria per meglio comprendere situazioni e personaggi del libro, che riprende direttamente dalla fine di “Il figlio del drago” (recensito qua).
QanathiDynh è sotto assedio. E così anche le Montagne di Thorgni e la Schiena del Drago. I venti di guerra si sono ormai tramutati in tempesta e con l’uccisione di Thorsen a opera di Kalanath, in un duello epico ma brutale, il conflitto ha superato il punto di non ritorno. Elfi e nani, allo stremo delle forze e delle speranze, sono pronti a tutto pur di sopraffarsi. Aethorn tenta quindi la carta della disperazione per trascinare fuori dalla sua fortezza Dhorgar, senza sapere però che il re dei nani ha ricevuto un dono inaspettato e forse letale. Centinaia di miglia più a ovest, invece, Kalanath decide di ricorrere alla più potente delle sue armi: riusciranno i “respiri di magia” a consegnargli le Montagne di Thorgni? O ancora una volta tutto sarà deciso da acciaio e sangue? E quanto sarà doloroso, per Aethalas, il ritorno nella natia Iirn? Gli eroi superstiti, uno dopo l’altro, si preparano così all’ultimo atto di un conflitto epico e spietato, nel quale l’ultima parola potrebbe però spettare agli uomini.
Kalanath Lathlanduryl: signore dei ryn, ha condotto il popolo degli elfi in una guerra sconsiderata, mosso dall’orgoglio, e adesso ne paga lo scotto. La guerra è entrata in una fase di stallo, il morale delle truppe è basso e allora il re degli elfi dovrà prendere drastiche decisioni, rischiando il tutto per tutto.
Aethorn: fratello di Kalanath, ha messo sotto assedio Dhorgar alla Schiena del Drago, grazie all’aiuto del suo fido drago Xakaagontalyr. A differenza del fratello, Aethorn è di buon cuore e non vuole rischiare inutilmente le vite dei suoi uomini.
Aethalas: ingiustamente cacciato da Kalanath, suo re e suo grande amico d’infanzia, il figlio di Erendil giunge a Iirn troppo tardi. Eppure anche quel percorso sembra portare speranza al popolo ryn.
Aeron: fratello minore di Kalanath, di animo buono e pacifico, non accetta la guerra come soluzione ai problemi.
Jhalmar: cugino di Kalanath. Determinate, arrogante, sa il fatto suo. Dopo tanto vivere nell’ombra del cugino, è deciso a prendersi lo spazio che ritiene di meritare.
Drogo: re dei nani, padre di Kurgan. Si trova a Barak-ur-Magni, assediato da Kalanath, e decide di coinvolgere gli uomini, per spezzare l’equilibrio della guerra.
Altri personaggi: Eleyn, madre di Kalanath, decisa a scoprire chi si nasconde dietro l’omicidio del marito Aurelien; Jyrien Atrendyr, il più saggio tra i ryn, la vecchiaia ormai lo sta consumando; Odhemis Shani, massimo studioso del popolo ryn, sta indagando per conto della regina madre sull’assassinio del re; Bhelmon, re del Komarthen, il più potente e spregiudicato signore degli uomini.
…Forse la Storia dirà così. O forse dirà che è esistito un tempo in cui eroi leggendari si batterono per le sorti del mondo. Un tempo in cui i draghi tornarono a solcare i cieli e in cui elfi e nani diedero prova del loro coraggio e del loro valore. Forse un giorno la Storia dirà che è esistito un tempo in cui gli dei stessi erano all’apice della loro potenza. E come tali si scontrarono…”
“Il crepuscolo degli Dei” prosegue gli eventi iniziati in “Le paludi d’Athakah” e in “Il figlio del drago”, in particolare porta avanti la guerra tra egli elfi e i nani che in questo romanzo raggiunge proporzioni apocalittiche. Della vecchia amicizia tra i due popoli, che in passato li aveva spinti ad aiutarsi e a lottare assieme contro gli oscuri orchi, è rimasto ben poco, sommerso dal rancore, dagli scontri fratricida, dalle nefandezze che sono state compiute da ambo le parti. Sia Kalanath che Drogo cercano di spostare gli equilibri della guerra, entrata in una fase di spallo; il primo giunge persino a chiedere l’aiuto dei maghi, il secondo coinvolge gli uomini, armandoli e usandoli come sostegno all’esercito. Entrambe le decisioni avranno notevoli conseguenze non soltanto sull’esito del conflitto, ma anche sulla futura carta geopolitca del Laomedon.
Proseguono inoltre le sottotrame dei personaggi secondari, tra cui quella di Odhemis, che sta indagando sull’assassinio di Re Aurelien, morte che ha portato Kalanath troppo presto al trono, mutando gli equilibri politici del continente. Ampio spazio è dedicato ai punti di vista di elfi e nani e anche a personaggi rimasti ai margini nel volume precedente.
Lo stile di Stefano Mancini è, come negli altri romanzi, scorrevole e veramente piacere da leggere. L’autore dimostra una solida capacità nel gestire una trama complessa, che si sviluppa su più fronti, alternando sequenze con personaggi diversi in luoghi diversi, senza mai perdere il filo della narrazione, e creando un gigantesco e appassionante mosaico che copre l’intero continente. In questo romanzo, in particolare, il fronte della guerra si allarga, coinvolgendo anche villaggi e città rimaste ai margini in precedenza, e nuovi soggetti, che l’autore introduce con studiata abilità, integrandoli nell’equilibrio della narrazione e, per espansione, della guerra stessa.
In molti tra la sua gente avevano ormai dimenticato i giorni in cui elfi e nani erano stati alleati, in cui scambiarsi doni era solo una delle forme di cortesia reciproca. Ma non lui. Lui continuava a vedere il solco immaginario fra le loro genti farsi più profondo e più ampio a ogni affondo. Quella guerra aveva cambiato e stava cambiando il corso della Storia. E se qualcuno avesse provato a dirgli che lo stava facendo in meglio, gli avrebbe risposto che nessun meglio valeva tutte quelle morti.
Leggere Stefano Mancini è una garanzia, un porto sicuro cui approdare quando le tempeste della vita sconvolgono le giornate quotidiane e le letture precedentemente fatte non ti hanno soddisfatto. Poi prendi in mano un suo libro e, come per magia, ti lasci trasportare nelle terre di Mhur, per partecipare alla grande epopea dei ryn, dei nani e dei draghi. Chissà, forse c’è lo zampino di Jyrien Athrendir e dei suoi talismani, o forse è soltanto la navigata penna dell’autore a stimolare grandi emozioni nel lettore, a farlo appassionare alle avventure di personaggi inventati in un mondo fittizio, offrendo continui spunti di riflessione. Perché se è vero che il Laomedon è una terra fantastica, è anche vero che i sentimenti che muovono i personaggi che lo popolano sono comunque umani. Orgoglio, voglia di rivalsa, violenza e sangue, ombre che si insinuano ogni giorno anche negli abitanti del nostro pianeta, portandoli a massacrarsi, spesso senza motivo, l’un l’altro, a voler primeggiare, a tradirsi e pugnalarsi a vicenda. Ma nelle terre di Mhur brillano anche luci più intense dell’ombra, la speranza non è sconfitta, permane nei cuori impavidi di Aethalas e Aethorn, nello spirito di pace del giovane Aethorn, nei tentativi di mediare una pace da parte di Jyrien. E allora il Laomedon si tinge di mille colori di speranza, dall’amicizia alla fede, dal desiderio di lottare per una causa giusta all’amore per il proprio popolo, passando per il senso dell’onore e lo spirito di sacrificio. Una vera e propria epopea appassionante, che strapperà sorrisi e lacrime ai lettori, bramosi di saperne di più.
Concludo ricordando la cronologia dei libri delle terre di Mhur:
Fresco di stampa, “L’erede del mago”, che inaugura una nuova stagione di avventure, “l’Età degli Eroi”, ambientate migliaia di anni dopo i fatti della prima trilogia. Buona lettura!
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