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Recensione di “Hyperversum Next” di Cecilia Randall

SINOSSI

Phoenix, Arizona, giorni nostri. Alexandra Freeland ha rimediato l’ennesimo brutto voto a fisica e il padre, che per di più è scienziato, l’ha confinata in casa per rimediare, costringendola così a saltare la festa per il compleanno dell’amica Debby, dove ci sarà anche Brad, ragazzo per cui ha una cotta ma a cui non è mai riuscita a dichiararsi. Arrabbiata, triste e frustrata, Alexandra girottola per casa, pensando a come indispettire il padre, quando si imbatte nel suo vecchio computer su cui è installato Hyperversum Next, un videogioco di realtà virtuale. Grande appassionata di fantasy e rievocazioni storiche (a cui è stata accompagnata anche dallo zio Ian, in passato), Alexandra decide così di provare a giocarci: indossa il visore e i guanti, imposta i parametri per una nuova partita e… zac! Si ritrova direttamente nel Medioevo francese, per la precisione nel maggio 1233 presso Clois, nella Francia nord-occidentale, giusto in tempo per assistere all’assassinio di uno speziale. E realizzare di essere davvero lì.

Nel frattempo il giovane Marc de Ponthieu, figlio primogenito (e un po’ scapestrato) del conte cadetto Jean Marc de Ponthieu, il Falco del Re, dovrebbe scontare qualche giorno di punizione nel monastero di Saint Germain, ma attratto dall’idea di osservare il grande torneo organizzato a Auxi-le-Chateau dallo zio (il più grande torneo degli ultimi anni, a cui avrebbero presenziato persino il re e tutti i principali feudatari del regno di Francia) decide di allontanarsi dal convento, in groppa al fedele Cimbre, passando proprio per Clois.

Le vite di Alexandra e di Marc sono così destinate a incrociarsi e a vivere insieme grandi avventure.

Per i primi istanti rimase paralizzata, con il cuore in gola che a malapena le consentiva di respirare. Avrebbe voluto urlare, ma il terrore la bloccò. L’armadio puzzava di materie chimiche. Alex ne tastò le pareti pregando di sentirle svanire, ma il legno rimaneva orribilmente tangibile. Si guardò addosso e scoprì di essere vestita come il suo avatar. Aveva persino i capelli raccolti sotto il berretto. Qualsiasi cosa fosse successa, il gioco era diventato vero. Tutto intorno a lei aveva perso quella leggera patina di artificiosità, tipica delle ricostruzioni 3D, per acquistare tratti reali.
No, non è possibile! Non ci credo! pensò Alex.

PERSONAGGI

ALEXANDRA FREELAND: Figlia di Daniel e Jodie, è una ragazza un po’ ribelle, che ama fantasticare e volare con la mente, detestando la fisica e le scienze. Sogna un appuntamento con Brad, il belloccio della sua squadra, salvo ritrovarsi però nel Medioevo francese a vivere una fantastica avventura, che le farà riconsiderare la sua scala di valori.

MARC DE PONTHIEU: Figlio primogenito del Falco del Re, Marc, come Alexandra, ha un’indole ribelle, che lo porta spesso a fare ciò che vuole, indipendentemente dalle azioni. In un contesto come quello medievale, un atteggiamento simile, un po’ troppo libertino, è destinato a scontrarsi con l’autorità del padre e del suo tutore, e a ricevere frequenti punizioni. A parte ciò, il ragazzo possiede un cuore d’oro, tanto coraggio e non esita a lottare per difendere i più deboli e la verità, contro i soprusi e le menzogne.

Quando l’aveva vista sulla scala, non era più riuscito a staccarle gli occhi di dosso e non sapeva perché. O forse sì. Perché lei era diversa da tutte le altre, nel corpo e soprattutto nel temperamento. Perché aveva discusso con lui da pari a pari, aveva rischiato la vita senza esitare per salvarlo e l’aveva baciato nel bosco, quando la teneva tra le braccia.

MICHEL DE PONTIEU: fratello minore di Marc, più calmo e ponderato. È legato al fratello, di cui cerca di comprendere gli “sgarri” libertini.

LAURENT DE BAR: figlio del tutore di Marc, è appena diventato cavaliere. Possiede un senso dell’onore e del rispetto molto rigido, al punto che a volte può apparire inflessibile nelle sue decisioni.

NICOLAS DE SANCERRE: spontaneo e caloroso, come suo padre, Nicolas possiede César, il miglior segugio di Auxi, fedele amico che lo accompagna nelle sue sortite. Sua sorella Noelle è, come lui, molto espansiva e curiosa.

JEAN MARC DE PONTHIEU: in realtà è Ian Mayrkaas, vecchio amico di Daniel e “zio” adottivo di Alex. Attualmente è il Falco del Re, sposato con la bella Isabeau e padre di tre figli. Cerca di collimare il suo ruolo di conte e guida del castello di Montmayeur con quello di padre, sforzandosi di essere comprensivo verso Marc e le sue esuberanze giovanili.

Altri personaggi: il giovane re Luigi IX, in sella al suo bellissimo destriero Neige; vecchie conoscenze (per i lettori della trilogia di Hyperversum), come Daniel e Jodie, il conte Guillaume de Pontieu, la bella dama Isabeau de Montmayeur, gli amici storici e compagni di battaglie di Ian (Donna, Etienne de Sancerre, Henri de Bar e Henri de Grandprè), e nuovi nemici.

TRAMA

Una precisazione è d’obbligo. “Hyperversum Next” è un romanzo autonomo e autoconclusivo, e al tempo stesso è legato ai precedenti volumi di “Hyperversum”, in quanto ricompaiono molti personaggi e ambientazioni che il lettore della trilogia conosce. Ambientato vent’anni dopo gli eventi di “Hyperversum” classico, il romanzo segue le avventure dei figli dei protagonisti storici, ovvero Alexandra (figlia di Daniel) e di Marc (primogenito di Ian), presentando nuove avventure e situazioni. Per chi non ha letto i romanzi precedenti, non ci sono problemi, in quanto i protagonisti sono nuovi e i richiami nel testo sono sufficienti per garantire la scorrevolezza e la comprensione del libro. Per chi ha letto (e amato) la trilogia di “Hyperversum”, ritrovare vecchi personaggi, anche solo in ruoli di comprimari, è stato davvero un piacere per gli occhi e per lo spirito.

La storia segue le vicende, parallele ma destinate a incrociarsi, di Alexandra e di Marc, e le loro avventure dopo che lei ha assistito all’assassinio di uno speziale. Tra tornei medievali, sortite notturne, torture e tante manifestazioni di amicizia, la trama si dipana fino al giudizio finale, sullo sfondo di una Francia governata dal giovanissimo re Luigi IX (destinato a diventare “Luigi il Santo”). Ricche le descrizioni dei luoghi, dei castelli, dei costumi e delle tradizioni di quel periodo affascinante, che l’autrice riesce a ricreare, come il videogioco stesso, rendendolo quasi reale.

STILE

Lo stile di Cecilia Randall è, come sempre, piacevole da leggere. Se fosse una persona, sarebbe un galantuomo, che si esprime in maniera corretta, senza rinunciare a una certa leggerezza quando la situazione lo richiede. Facile da seguire, ricco di descrizioni sui luoghi e i costumi dell’epoca, non esita a mettere in campo i sentimenti dei personaggi, soprattutto quelli di Alex e Marc, che ben vengono sviscerati nel corso del romanzo. Pacato, garbato, mai una parola fuori luogo, fluido come la corrente di un fiume. Interessante anche l’alternarsi del focus, da Alexandra a Marc, per avere entrambi i punti di vista.

CONCLUSIONE

Cecilia Randall è, come sempre, una garanzia. Anche a distanza d’anni dal primo “Hyperversum”, riesce a riportare il lettore nello spirito di quel libro, e soprattutto nello spirito del periodo in cui Alexandra si ritrova, ossia il Medioevo. Un Medioevo che non è soltanto (come già non lo era al tempo della prima trilogia) guerre e intrighi (che non mancano, come in tutte le famiglie reali che si rispettino!) ma anche passione, valore, senso dell’onore, amicizia, legami familiari, fede, una commistione di sentimenti e valori che animano i cuori dei giovani protagonisti del romanzo. Sì perché, a differenza di “Hyperversum” che metteva in scena dei più che ventenni, stavolta i protagonisti sono due adolescenti (di età, ma anche di mentalità, per quanto diversa), così come adolescenti sono i vari comprimari, relegando gli adulti al ruolo secondario, di padri, tutori e figure di riferimento, nel bene e nel male. Questo comporta ovviamente una maggiore componente romantica nella trama, rispetto a quella avventurosa, che comunque non è assente, e anzi è proprio il perno attorno a cui si sviluppa l’incontro/scontro tra Alex e Marc e l’inizio delle loro vicende. Ottima la caratterizzazione dei personaggi, non solo di quelli principali, ma anche dei secondari che, con poche battute, riescono a dare un’idea di loro stessi. Indimenticabili, al riguardo, il cipiglio costante di Guillaume de Ponthieu o la scanzonata ironia di Etienne de Sancerre. Il voto massimo comunque va all’atmosfera che l’autrice riesce, nuovamente, a ricreare, che stimola davvero il lettore a voler lasciare tutto e partire per il Medioevo (o, quantomeno, per il castello di Auxi) e partecipare a qualche torneo, sperare nel pegno d’amore di una dama o nelle cortesie di un cavaliere. Anche Alexandra, come i lettori, subisce il fascino di quell’epoca, e forse anche quello di Marc, in un viaggio che non è soltanto nel tempo e nello spazio ma è anche un viaggio dentro se stessa, dentro la storia della sua famiglia (e i segreti di suo padre e dello zio Ian), che la aiuta a comprendersi meglio e a capire ciò che davvero vuole per sé e per il suo futuro.

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2 Comments

  1. avatar SaraIE ha detto:

    Bellissimo libro, l’ho divorato nel vero senso della parola, grazie per le parole con cui hai espresso anche i sentimenti che sono rimasti a me.
    A chiunque sia partito con Hyperversum Next, non esitate a ingannare l’attesa del prossimo libro leggendovi i precedenti… con tutti i segreti che hanno Ian e Daniel, i colpi di scena sono garantiti!

    Ammetto che iniziai a leggere il primo libro diversi anni fa per ingannare l’attesa di una serata. Eravamo a cena da amici di famiglia e il figlio giocava ai videogiochi (tutto torna) con mio fratello e mia sorella. Sapendo che a me non piaceva molto quel genere di giochi, mi prestò proprio Hyperversum. Quando scoprii nelle prime pagine che persino Daniel stava giocando a un videogioco, per un pelo lasciai da parte quel magnifico libro, ma lui insistette che glielo riportassi assieme al resto della trilogia la prossima volta che ci saremmo visti.
    Riflettei all’epoca che lui ed io ci ritrovavamo spesso con gli stessi libri in mano e così supposi avesse delle buone ragioni… e le aveva, per tutti i sette mari!

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