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Recensione “Gli eredi di Atlantide” di L. Camerini e A. Gualchierotti

SINOSSI

Il romanzo “Gli eredi di Atlantide” di Camerini e Gualchierotti, per Edizioni Il Ciliegio, narra, come è intuibile, del Cataclisma che si abbatte su Atlantide, la gloriosa città dei Cinque Anelli, e della fuga di un gruppo di sopravvissuti, guidati dal valoroso Adhon, alla ricerca di una nuova terra dove rifondare la civiltà di Atlantide, distrutta dal crollo della stella Ninmah. In quella che si configura una vera e propria odissea, Adhon e i suoi dovranno affrontare numerosi pericoli, incalzati da un nemico che non sanno di avere, incontreranno popoli e culture diverse, sempre cercando di tenere a mente gli insegnamenti del saggio Alkmeones. Si tratta di un gran romanzo corale, scritto a quattro mani, dal respiro decisamente epico.

“Questi sono tempi in cui gli stessi uomini consacrati agli Dei dimenticano di osservarne i segni: i sacerdoti sono stati sostituiti dagli eunuchi, e trascurano i loro doveri per stringere nelle mani inanellate calici dorati o corpi di giovani schiavi. Il culto è diventata una pantomima di incensi e falsi oracoli. Troppo spazio è stato dato agli dei stranieri e oggi il popolo preferisce riti misteriosi e incomprensibili alla pura fede dei padri.”

PERSONAGGI

ADHON OSSYRIAN: un giovane nobile che ha dimostrato il suo valore in guerra. Viene scelto da Alkmeones per salvare Atlantide e portare con sé l’eredità di un popolo intero. Fiero, gentile, onesto, pronto a sacrificare se stesso per la salvezza della sua gente, Adhon è il leader che non indietreggia mai di fronte alle difficoltà.

SYBILLION: cugino di Adhon, per lui è come un fratello, un fedele amico, un compagno di vita a cui affiderebbe tutto, persino la sua stessa anima, convinto dell’onestà dei suoi sentimenti. Di carattere bonario e scherzoso, spesso rischiara con una battuta le tenebre dell’incertezza in cui Adhon è immerso.

TIH-GER: capo dei soldati che hanno seguito Adhon, è un suo fedele amico. Rigido nella postura e nei modi, come un vero guerriero, possiede un codice d’onore e lealtà che lo portano ad affiancare Adhon fino alla fine. In battaglia è esperto e molto forte, difficile da sconfiggere.

ISIS: Nipote del Grande Sacerdote, è una deliziosa fanciulla dai capelli d’ebano e dalla pelle ambrata. Ha perso i genitori in giovane età, venendo adottata dallo zio Alkmeones, che le ha dato tutto l’amore e la bontà del suo cuore saggio e gentile. Adesso è la compagna di Adhon, pronta a seguirlo in questa nuova perigliosa avventura.

SETHLANS: l’avversario contro cui Adhon e i suoi devono lottare. Temibile e terribile, non si risparmia in nefandezze, deciso a vendicarsi di quello che considera un vecchio torto.

BASARON: il servo di più padroni. O forse soltanto di se stesso?

Altri personaggi: il vecchio e saggio Alkmeones, che tenta di avvisare il re del pericolo incombente, fallendo; il re Xeomenes, supremo reggitore di Atlantide; Balgher, rozzo guerriero al servizio di Sethlans; Cha-run, il nocchiero della Dysmacos; il saggio Sylonium e molti altri.

“Siamo dei sopravvissuti. Il mondo è cambiato e noi siamo un relitto del passato, carichi di ombre e ricordi. Che senso ha questo spargimento di sangue, ora? Forse si tratta di qualcuno che nutre un odio personale, ma chi può avere l’anima così nera?”

“Quali motivazioni muovono la iena e l’avvoltoio? È inutile porsi dilemmi simili, amico, mio, è ora di agire piuttosto! Non possiamo più permetterci di lasciar agire indisturbato questo serpente.”

TRAMA

Il romanzo inizia con un grande prologo, in cui gli autori narrano la caduta di Atlantide, la fine di un mito e di una civiltà intera, spazzata via dalla cecità dei suoi governanti, troppo presi dai fasti e dal lusso che non dal prestare ascolto ai segni del cielo. Seguono una ventina di capitoli, piuttosto consistenti, che narrano il girovagare di Adhon e dei suoi a bordo della Dysmacos, alla ricerca di una nuova terra, fino al (decisamente breve) epilogo, che lascia presupporre nuove avventure. Per quanto un seguito sia possibile, il romanzo è comunque concluso e tutte le varie sottotrame trovano risoluzione alla fine.

Il romanzo è, quindi, un grande viaggio, come nella più antica tradizione omerica, a cui si accompagnano la scoperta di nuovi mondi e un progressivo apprendimento da parte di Adhon e dei suoi. Viaggio nello spazio, quindi, ma anche nell’animo dei personaggi, che hanno modo di crescere, imparare e evolvere. Su tutto aleggia la fede in Poseidone, signore dei mari e protettore di Atlantide, e la speranza che abbia un futuro in serbo per tutti loro.

“Penso che il nostro viaggio non sia stato solo un’avventura mirata alla protezione dell’Occhio, ma anche una prova, come una cerimonia d’iniziazione tesa a fare accrescere la nostra intelligenza e sapienza. […] Alkmeones diceva che siamo come uomini chiusi in una stanza, che vedono solo luci, forme, colori e oggetti all’interno di quell’ambiente, mentre fuori c’è un mondo che loro ignorano. In questi mesi, anche se un poco, noi abbiamo imparato a conoscerlo, e forse siamo cresciuti”.

Gli eredi di Atlantide - Lande Incantate

STILE

Lo stile del romanzo è molto epico, il vocabolario curato, le frasi lunghe, spesso pompose, infarcite di aggettivi descrittivi e di termini atti a enfatizzare. È uno stile che ho trovato adatto all’atmosfera generale del romanzo, allo spirito quasi mitologico che lo permea, con i continui riferimenti agli Dei, al fato che tutto comanda, alla missione salvifica del popolo di Atlantide. Certo, gli amanti dei periodi brevi e dello stile asciutto, alla Hemingway, storceranno il naso, ma credo che ogni storia abbia bisogno della sua voce per essere raccontata, e Camerini e Gualcheriotti hanno fatto un’ottima scelta, anche se, per gusto personale, a volte qualche periodo o monologo li avrei sfoltiti un po’.

“La consapevolezza che la fine imminente del loro viaggio segnava anche la fine definitiva di tutto ciò che restava di Atlantide. Avrebbero vissuto lì, in quelle terre fertili ma selvagge, pochi superstiti di un impero maestoso, fino alla definitiva estinzione del loro sangue? E suo figlio, cosa avrebbe avuto in quella landa desolata? Possibile che gli dei avessero deciso che la gloria di Atlantide terminasse così, senza lasciare neppure un ricordo della sua fama, come sabbia che scorre tra le dita?”

CONCLUDENDO

“Gli eredi di Atlantide” è un romanzo epico, ad ampio respiro, che segue non soltanto le avventure di Adhon e dei suoi compagni, ma anche dell’intero popolo di Atlantide, segnando il destino di una civiltà intera. È una storia di decadenza, sicuramente, perché i regnanti della città dei Cinque Anelli si sono dimostrati miopi, e forse anche tronfi, certi di essere i migliori e i prediletti dagli Dei, salvo ritrovarsi di fronte a un’amara verità. Di questa decadenza, sono Adhon e i suoi a farne le spese. È però anche una storia di rinascita, di risalita, di salvezza, che avviene tramite il viaggio, un tema classico, tipico di molti romanzi, che permette ai protagonisti di vivere una serie di esperienze, fare incontri, aprire la mente, atti a migliorare se stessi. Adhon, un po’ come Holden Caufield, lascia la sua casa, alla ricerca della sua strada e del suo posto nel mondo, e se Holden torna a casa, Adhon e il suo popolo ne troveranno una nuova, riscoprendo le loro vere e pure origini che i fasti atlantidei avevano oscurato.

“Gli eredi di Atlantide” è una storia d’avventura, come l’Odissea, con nuove terre da scoprire, nuovi popoli e città, nuovi costumi (anche diversi da quelli di Atlantide), è una storia di difficoltà, di conflitti, di incomprensioni e vendette; una trama ricca di avvenimenti, anche se forse, proprio per l’impostazione molto classica del romanzo, è abbastanza scontata in sé, complice anche il famoso destino che pare segnare la rotta di Adhon e dei suoi. Ben costruiti i personaggi, soprattutto i tre principali (Adhon, Tig-her e Sybillion), per quanto riconducibili a figure standard del fantasy avventuroso. Ho apprezzato molto Tig-her, il suo rizzare sempre la testa, il suo continuare ad andare avanti nonostante le ferite e le difficoltà, così pure le battute di Sybillion, che a volte hanno smorzato la tensione. Bianchi o neri i personaggi, buoni o cattivi, forse questo l’unico aspetto che non ho molto apprezzato, preferendo, per gusto personale, dei personaggi alla George Martin, con le loro molteplici sfumature. Ma più che parlare di difetto, credo sia una scelta legata al tipo di storia epica narrata dagli autori, dove i buoni sono oggettivamente dei valorosi eroi (simbolo forse di un tempo perduto) e i cattivi sono esseri rancorosi e spregevoli. Questo non toglie comunque valore a una bella epopea che appassionerà soprattutto gli amanti della narrativa avventurosa e eroica, pronti a navigare con la Dysmacos nelle pericolose acque del futuro.

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