Oggi vi parlerò dell’ultimo libro che ho letto: Il suono sacro di arjiam (Parte prima) di Daniela Lojarro.
Nel regno di Arjiam, Fahryon, neofita dell’Ordine sapienziale dell’Uroburo, e Uszrany, cavaliere dell’Ordine militare del Grifo, si trovano coinvolti nello scontro tra gli adepti dell’Armonia e della Malia, due forme di magia che si contendono il dominio sulla vibrazione del Suono Sacro.
Le difficoltà con cui saranno messi a confronto durante la lotta per il possesso di un magico cristallo e del trono del regno, permetteranno ai due giovani di crescere e di diventare consapevoli del loro ruolo e delle loro responsabilità in questa guerra per il potere sul mondo e sugli uomini.
Purtroppo nessuno dei personaggi del libro mi convince appieno, per ogni uno di loro sono messi in mostra solo alcuni tratti e in maniera enfatizzata, come se fossero piatti senza più sfaccettature. Inoltre, purtroppo, quel poco che si evince del loro carattere è spesso descritto dal narratore, invece, che mostrato dalle loro azioni.
Uszrany. Il nostro bel cavaliere, nobile e irruento. Accompagnerà Fahryon nelle sue peripezie standole accanto, la sua parte nella storia riserverà alcune sorprese.
Fahryon. Una neofita che deve ancora diventare Magh, si intuisce che i suoi poteri magici sono molto forti anche se è ancora inesperta. Protagonista delle vicende narrata nel romanzo, è un mix non troppo ben riuscito di una donzella in pericolo e una guerriera senza paura.
Mazdraan. Il cattivone di turno con grandi poter magici, inoltre riveste ruoli di prestigio e di potere. Mi chiedo se la scrittrice non l’abbia reso un po’ troppo invincibile, insomma, a mio parere avrebbe dovuto limitarlo un po’ di più. Infatti, non ci si riesce a spiegare perchè con tutti i suoi poteri una ragazzina sia in grado di scappargli.
Tyrnahan. Il vecchio Magh saggio e giusto, e nemico indiscusso di Mazdraan. Si opporrà alla sua nemesi con tutte le sue forze e serberà sino alla fine qualche asso nella manica.
L’ambientazione del romanzo è senza dubbio ricercata e ben fatta. Il mondo di Fahryon è elegante, un po’ esotico, curato nei dettagli e per certi versi innovativo. Purtroppo, questo non basta a farmi amare questo romanzo. Le descrizioni di questo luogo incantato sono spesso inserite nei momenti più sbagliati nella narrazione, la quale risulta non fluida, anzi si fa fatica a riprendere il filo di cosa stava succedendo quando ci sono queste lunghe pause descrittive. Inoltre le descrizioni stesse sono composte di frasi troppo lunghe (ma veramente lunghe) che non permettono al lettore di immaginarsi l’ambientazione. Soprattutto all’inizio del romanzo le azioni dei personaggi sono continuamente interrotte per spiegare come funziona la magia (suono sacro) oppure avvenimenti pregressi della storia del regno. Certo sono informazioni importanti, ma a mio parere sono inserite completamente a caso, o senza troppo logica, e questo disturba il lettore.
Altro punto a sfavore di questo romanzo sono i dialoghi, o almeno alcuni di essi, che risultano poco verosimili, soprattutto quelli che coinvolgono Uszrany e Fahryon, mentre quelli di Mazdraan risultano più ricercati.
Più in generale penso che il romanzo abbia un buon punto di forza che è quello di non essere la copia di libricini triti e ritriti, ma di essere una nuova storia originale e complessa. Allo stesso tempo, però, il libro non riesce a coinvolgere per quanto detto sopra.
La trama del romanzo non è scontata e, come ho avuto modo di ribadire, più originale della media di ciò che si trova in commercio. La storia hai suoi punti di forza e i suoi colpi di scena che permettono al lettore di continuare a immergersi nelle vicende narrate, spinto dalla voglia di capire cosa succederà.
Il problema è che molte volte ciò che accade manca di verosimiglianza, gli avvenimenti si susseguono e per alcuni di loro non ne capisci bene le dinamiche. A mia avviso c’è un’idea di fondo di come si dovrebbe sviluppare il romanzo che è molto buona, purtroppo però l’autrice non riesce appieno a narrare la sua storia ed il risultato è un po’ confusionario.
In conclusione Il suono sacro di arjiam (Parte prima) è un libro che ha ottimi spunti sia come ambientazione che come trama. Purtroppo, però, questi punti di forza non vengono sfruttati appieno e sono oscurati da alcuni difetti del romanzo, come la narrazione poco fluida, la banalità di alcuni dialoghi e la mancanza di logicità in alcuni eventi.
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