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Recensione di Hodoeporicon di Andrea Micalone

Come promesso qualche giorno fa nella rubrica Prossimamente in Libreria, ho letto Hodoeporicon di Andrea Micalone e sono qui a scrivere la relativa recensione.
Come al solito vi riassumo nelle prime righe le mie impressioni generali, così se siete pigri, potete anche evitare di leggere il resto.
Il romanzo è bello, ben strutturato e discretamente dettagliato per essere lungo solo duecento pagine. Non giriamoci intorno. È un poliziesco fantascientifico, viaggi nel tempo ed il mistero delle indagini. Se vi piacciono una delle due cose, allora andate sul sicuro, se invece odiate a morte una delle due cose, evitatelo. Per tutti quelli che si trovano nel mezzo, beh, continuate a leggere.

Trama

Hodoeporicon - Lande IncantateTom Duval è un cronoagente. Da quando la Macchina del Viaggio è finita in dotazione alla polizia, gli omicidi si risolvono andando indietro nel tempo per parlare con la vittima e magari assistere direttamente al crimine. Purtroppo per lui, il nostro protagonista verrà chiamato ad indagare su di un omicidio che fin dall’inizio lo coinvolge personalmente: troverà infatti la sua fede nuziale sulla scena del crimine. Tom intraprenderà quindi il suo Viaggio a ritroso per scoprire chi ha ucciso il povero Antonio Palmenti e chi ha portato la sua fede in casa sua. Ad ogni spostamento indietro, ci sarà sempre qualche scoperta che indurrà il protagonista a spingersi ancora più indietro.

I più avvezzi alle storie che includono viaggi nel tempo avranno già immaginato tutta la serie di implicazioni che essi portano alla trama. Due versioni temporali diverse della stessa persona che si incontrano, cause ed effetti che si scambiano di posto e paradossi temporali.
In questo romanzo non manca nulla, ma quello che potrebbe rappresentare una potenziale polveriera di contraddizioni e situazioni inconsistenti si trasforma in una storia di intrecci organizzata in maniera egregia che non fa una piega. Nulla accade per caso, nessun evento contraddice i seguenti (o precedenti) ed è una cosa rara in questo tipo di racconti.

Bisogna aggiungere che tutta la storia è scritta praticamente al contrario. Tom Duval procederà a ritroso nel tempo effettuando salti di un paio di giorni per volta. In questo modo si crea un interessantissimo fenomeno per cui quando Tom incontra per la prima volta un personaggio, dal punto di vista di quest’ultimo, è in realtà l’ultima. Tom, in seguito, salterà più indietro e quindi quando incontrerà di nuovo lo stesso personaggio, lo conoscerà un po’ di più, mentre questi saprà qualcosa in meno dell’ultima volta e così via. Quando Tom incontrerà l’ultima volta un personaggio, dal punto di vista di quest’ultimo, sarà la prima.
È divertente vedere come il protagonista si destreggia in discorsi che non comprende in quanto il suo interlocutore fa riferimento ad eventi per lui già accaduti ma non per Tom. È un po’ macchinoso da spiegare e lo stesso cronoagente, nel tentare di dare delucidazioni su come funzionano i viaggi nel tempo andrà in difficoltà. È più facile a leggerlo che a spiegarlo.

C’è una sola svista da segnalare al livello di trama, ma non ha nulla a che vedere coi viaggi nel tempo: si tratta semplicemente di un errore dovuto ad informazioni modificate in corso d’opera e non aggiornate in tutto il testo. Ad un certo punto, infatti, il protagonista si recherà al “Guardaroba” un appartamento che utilizza quando viaggia nel tempo. In una occasione, dirà di averlo in affitto, mentre in svariate altre di averlo acquistato. Parlando con l’autore ho accertato che la storia dell’affitto è errata e che, in una versione successiva del romanzo, verrà corretto. Se voi lo leggete ora, non lambiccatevi il cervello immaginandovi scenari alterati dai viaggi temporali che hanno condotto a due situazioni simili ma non identiche, è solo un errore.

L’ambientazione

Barcellona nel 2023 (potrei confondermi sull’anno esatto, ma non ho voglia di controllare). I dettagli dell’ambientazione trapelano dai discorsi dei personaggi, senza però essere delineati in maniera chiara. Detto in termini tecnici: non troverete l’odioso infodump che riassume gli eventi degli ultimi dieci anni.
Sappiamo che c’è stata una crisi economica qualche anno prima: il biennio nero. Le famiglie mafiose o pseudo tali hanno acquisito potere. Tutto sommato però non è così diverso dai giorni nostri.
Come immaginerete, l’innovazione principale è la Macchina del Tempo, portata al mondo da Jonathan Livingston (citazione sottile al famoso gabbiano).
Le regole sono semplici:
1. Il bracciale che hanno i cronoagenti, permette di tornare indietro di al massimo un anno
2. Il ritorno al passato non altera la storia. Se qualcuno è morto, il cronoagente che torna indietro non può salvarlo… o forse sì? Beh, diciamo che il nostro protagonista ci proverà sicuramente.
3. I cronoagenti non possono rivelare il proprio lavoro e la propria identità durante un’indagine.

I personaggi

I personaggi sono caratterizzati in maniera più che discreta. Ognuno di loro ha le sue caratteristiche ed il proprio background che li spinge a comportarsi in un modo o nell’altro.
Tom Duval. Il protagonista. Abbiamo già parlato di lui. Si deve solo aggiungere che ha perduto moglie e figlia in un incidente in passato. Tale evento lo ha segnato in maniera indelebile ed il ricordo della sua famiglia perduta lo perseguiterà per tutto il romanzo: l’uso della macchina del tempo, infatti, gli scatenerà delle crisi che lo porteranno a rivivere gli eventi traumatici legati all’incidente.
Antonio Palmenti. La vittima. Tom indaga sulla morte di questo anziano signore dalle origini italiane. È un vecchio barista impulsivo e un po’ eccentrico. Essendo l’oggetto dell’indagine, la sua vita sarà il fulcro attorno a cui la vicenda ruota.
Jessica. Una ragazza che Palmenti ospita a casa ed ha risollevato dal mondo della droga. È sveglia e capace di comprendere lo stato d’animo di chi ha davanti. Anche lei finirà inevitabilmente al centro dell’indagine di Tom.
Orlando Marquez. Poliziotto. È un collega di Tom, anche se non viaggia nel tempo. È un tipo un po’ sulle sue, ma il protagonista lo considera un amico, visto che, quando ha perduto moglie e figlia, è stato uno dei pochi a stargli vicino ed aiutarlo a risollevarsi.

Come si diceva prima, il fatto che conosciamo i personaggi andando a ritroso lungo la loro linea temporale, ci permette di vedere le cose da un’ottica diversa. Conoscere gli effetti prima delle cause è particolarmente interessante ed invoglia a continuare la lettura il più velocemente possibile.

Se proprio vogliamo sollevare una critica riguardo questo aspetto, dobbiamo soffermarci su Jessica. Durante la narrazione, subirà un evento particolarmente drammatico ma, a differenza di una normale ragazza, si riprenderà in maniera egregia in pochi giorni. Personalmente mi sarei aspettato un po’ di tempo in più, ma c’è anche da dire che si tratta di una persona che ne ha subite tante nella vita e quindi ha imparato a guardare sempre avanti. In fin dei conti, è anche possibile che combatta il dolore comportandosi in modo che non esistesse.

Lo stile

Per forza di cose il romanzo doveva essere scritto in prima persona. È già complicato gestire un intreccio di viaggio temporali non indifferente, figuriamoci come sarebbe stato complesso gestire i punti di vista di personaggi provenienti da zone temporali diverse. Io non sono un patito del narratore in prima persona, ma devo dire che qui rende particolarmente bene. Vuoi appunto per la questione dei viaggi nel tempo, vuoi perché l’autore ha miscelato le giuste dosi di eventi esteriori e pensieri del personaggio, mi sono ritrovato ad immedesimarmi in Tom. Non mi sono annoiato mai nei momenti in cui i suoi ragionamenti interiori si facevano più profondi nel tentativo di risolvere il mistero dell’indagine.

Troviamo inoltre una grande quantità di dettagli sparpagliati nel racconto che ci permettono di immaginare per bene l’ambiente circostante. Sono presenti alcune parti raccontate, come è giusto che sia, per glissare sui momenti meno interessanti o sulle conversazioni inutili ai fini dell’indagine. Le scene di azione, invece, sono ben mostrate e come potete immaginare, essendo un poliziesco, non mancano inseguimenti e sparatorie.

Il lessico utilizzato è sempre adeguato alla situazione tranne per unico fastidioso particolare. L’autore utilizza il termine “come” in maniera esagerata, anche nel suo significato di “appena”. Sono molto comuni frasi del tipo “Come finisce, torna indietro”, “Come arrivo sul marciapiede opposto”, “Come lui termina di mettere in memoria il numero” e così via. Non si tratta di un uso errato, in quanto anche sul vocabolario, tra i sinonimi di “come”, c’è “appena”, ma la continua ripetizione di questa formula, incide un po’ sullo stile, altrimenti impeccabile.

Conclusione

Tirando le somme non posso che dire che si tratta di un romanzo da leggere. A me è piaciuto molto e l’ho consigliato già a cinque persone nell’arco di 24 ore. Andrebbe evitato solo da coloro che odiano i viaggi nel tempo o che non gradiscano i polizieschi. Tutti gli altri, sia gli appassionati che gli indifferenti, dovrebbero leggerlo.

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Alessandro Zuddas

Alto, bello, forte, intelligente, affascinante, carismatico, sposta gli oggetti con il pensiero, sa volare, parla la lingua comune intergalattica ed è così dannatamente fantasioso che qualche volta confonde cioè che immagina con la realtà… diciamo spesso… anzi no! Praticamente sempre! A pensarci bene non è che sia così tanto alto, affascinante o tutte le altre doti prima esposte, ma a chi importa? Quando si possiede la capacità di creare un mondo perfetto o perfettamente sbagliato oppure ancora così realistico da poterlo sovrapporre alla realtà, perde di senso chi si è veramente e conta solo chi si desidera essere.

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