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Recensione di “Albion – Ombre” di Bianca Marconero

SINOSSI

“Albion – Ombre” è il secondo capitolo della saga urban fantasy dell’Albion College, scritta da Bianca Marconero e edita da Limited Edition Books. Il romanzo prosegue le vicende narrate nel primo volume, “Albion” appunto, la cui lettura è fondamentale per comprendere personaggi e situazioni, coprendo questa volta la seconda parte dell’anno scolastico, dalle vacanze natalizie fino all’estate.

Marco, Lance e i loro amici hanno appreso dal Tempio di essere gli eredi dei custodi, i cinque Cavalieri reincarnati, di cui stanno progressivamente risvegliando i poteri e le abilità. Qualcuno accetta di buon grado quel destino, qualcun altro lo rifiuta, credendo nel libero arbitrio, ma tutti sanno che a breve sentiranno la chiamata e l’inizio di una cerca. Nel frattempo l’anno scolastico all’Albion College prosegue, arricchendosi di una nuova compagna, Morgana, la strega, “proprio quella Morgana”, un personaggio che interagirà molto con Marco. È un periodo in cui il confine tra luce e ombra inizia a sfumare e i cinque amici sono costretti a mettere in gioco i loro sentimenti e i legami che li uniscono, per capire chi sono davvero e quello che vorranno essere.

Per gli appassionati, esiste un racconto che approfondisce la figura di Darlin/Samira: “Albion – Diario di un’assassina”, una storia autonoma da leggere tra il primo e il secondo volume. Il racconto è disponibile sugli https://www.amazon.it/Albion-Diario-unAssassina-Novella-1-5-ebook/dp/B00CH6V2KC di ebook.

Deacon non aveva idea di come fosse arrivato lì, in riva al lago. Aveva la sensazione di essere stato chiamato. Ma era una memoria inafferrabile, il ricordo di un tempo lontano. Le nebbie erano vapori pesanti intorno a lui, ma non osavano toccarlo. Piuttosto lo blandivano, si dipanavano al suo passaggio come se ne avessero timore. Lui allungava le mani, le provocava, obbligandole a ritirarsi. E quando era più veloce di loro riusciva a scompigliarle, come fossero ciocche di fumo.

Cercava colei che l’aveva chiamato.

PERSONAGGI

MARCO CINQUEDRAGHI: protagonista del romanzo, è il re, il custode della scintilla, il guerriero, il grande cervo, il portatore della spada. È un personaggio ingombrante, quanto il suo ego, e al tempo stesso quello meglio riuscito tra tutti, quello che, sia pur con la sua freddezza iniziale, è il più umano e passibile di sbagliare. Ma, proprio in virtù della sua enorme umanità, è anche quello che sa rialzarsi, ammettendo una sconfitta, trovando la forza per andare avanti, imparare e recuperare.

L’ombra di Morgana si addensa su di lui, l’ombra della solitudine (forse, una paura che non l’ha mai lasciato e che è stata parte della sua complicata adolescenza) e la paura di perdere tutto ciò che ha caro. Ricattato, imbrogliato, confuso, Marco dovrà lottare con tutto se stesso per dimostrarsi degno della sua eredità, di quella spada che suo nonno così tanto ha desiderato affidargli, convinto che fosse l’unico degno di impugnarla.

«La Spada è ciò che noi dobbiamo diventare, Marco. I tuoi nemici potranno privarti dell’arma che impugni, ma non riusciranno mai a disarmarti, se la Spada sei tu. La sconfitta diventa una scelta, se la Spada sei tu. Solo se diventi la Spada saprai vincere quanto serve e sarai capace di perdere, in nome di un bene più grande.

Chiedi al tuo cuore di insegnarti la differenza, usa il tempo che ti è concesso e fai della tua vita qualcosa che resti».

LANCE: Lancaster Chevalier du Lac. Figlio di Vivianne, il giovane Lance è avvolto da una fascinosa aura di mistero che sembra aprirgli tutte le porte. Nessuno resiste al suo fascino e tutte le bocche cucite tendono ad aprirsi in sua presenza. Ma l’aura che lo avvolge non è sufficiente per coprire del tutto le ombre che gli attanagliano il cuore. Di indole introversa, Lance preferirebbe sacrificare se stesso (i suoi sentimenti o anche il suo stesso corpo) pur di proteggere un amico, cosa che, in effetti, fa ripetutamente nel corso del romanzo. Nonostante subisca le immotivate e immeritate ire di Marco, lui non lo lascerà mai. è questo, del resto, che fa un Cavaliere, ama il suo re, più di quanto ami se stesso.

Lance ricordava tutte le sue prime volte. La prima volta che aveva capito che niente è eterno. La prima volta che era stato a un funerale. La prima volta che era entrato in un cimitero. Erano ricordi che poteva legare a un odore, a un colore, ma del tutto privi di partecipazione. Nel caso del suo primo contatto con la morte, il defunto era un prozio che aveva incontrato un paio di volte. Lance era piccolo e non aveva afferrato la situazione fino in fondo. Ora, a distanza di quasi dieci anni, ammetteva di non comprendere ancora. Probabilmente era una di quelle esperienze che non si possono immaginare, ma si devono provare da vicino. Avrebbe capito il lutto solo il giorno in cui fosse stato ferito, mutilato da una perdita importante. E Lance, dopotutto, non aveva alcuna fretta.

DEACON EMRYS: il mago. I poteri di Merlino stanno crescendo e Deacon fatica a controllarli, ritrovandosi spesso a vagare nudo di notte, travolto da visioni improvvise a cui non riesce a dare un senso. Sarà Samira ad aiutarlo a prendere confidenza con il suo ruolo.

HELENA GOMEZ: nel primo romanzo era tollerabile, ma in questo Helena, a volte, se le cerca. Con il suo caratterino non facile, e il suo dire le cose a metà (convinta che Marco sappia decifrare l’altra metà), fa più danni che altro. Probabilmente, Marco e Lance dovrebbero mettersi insieme e lasciarla a Emrys, così risolverebbero il problema alla radice.

EREK: il guaritore. Il cuore d’oro del gruppo. Come Lance, darebbe la vita per i suoi amici, e spesso lo fa, salvandoli e curandoli anche quando è stremato. Il suo rapporto con Samira è altalenante, il suo cuore è ancora a pezzi per la delusione e l’inganno subiti, eppure cerca di non perdere di vista lo scopo della loro missione.

SAMIRA: affascinante ragazza, membro della setta degli assassini, istruita per osservare i cinque Cavalieri e studiare il loro risveglio. Nonostante le pressioni che subisce dall’Inquisizione, per mano di quell’odioso Francesco Archibugi, capo della Cerca Arcana, cerca di non superare mai il confine che la sua moralità (e forse l’affetto che la lega ai cinque amici) le impone.

MORGANA: personaggio complesso. È come un libro: la copertina dà la prima impressione, le prime pagine un’altra, ma poi è il contenuto nel suo complesso a creare l’opinione definitiva, che può non essere tutta bianca o tutta nera. È il caso di Morgana, del suo rompere gli schemi, del suo rifiutare lo scontro tra luce e ombra, del suo prendere dall’una e dall’altra, del suo enorme dolore da cui ancora non si è liberata, del fantasma del passato che torna a tormentarla, quasi a volerle ricordare che felice non sarà mai più. È un personaggio che, credo, avrà modo di dire ancora la sua nei romanzi successivi, ma di sicuro la sua presa su Marco è (stata) notevole.

Ah, da non sottovalutare i suoi poteri. L’unica che per risvegliarsi non ha bisogno del ritorno del re.

Altri personaggi: Tommaso Cinquedraghi, padre di Marco e simpatico come un limone spremuto; il misterioso preside Angus; il puntiglioso professor Tristan, che, a quanto pare, sa ancora cos’è l’onore; la femme fatale Rebecca Barkley-Smith e l’irascibile cugino Archer; gli scimmioni della confraternita, i vari Button, Accolon, Kristoff; Niniane, l’estrosa sorella di Lance, e altri.

Albion - Lande Incantate

TRAMA

“Albion – Ombre” copre la seconda metà dell’anno scolastico di Marco, Lance e dei loro amici. Dopo aver appreso, alla fine del romanzo precedente, l’eredità scomoda che grava su di loro, in questo libro i cinque protagonisti cercheranno di conviverci, ma non sarà un processo lineare, né per loro, né per chi li osserva e studia. Deacon abbraccia il suo destino, ma Lance e Marco non vogliono saperne; Lancaster, in particolare, tenta addirittura di sbarazzarsi della Vista, impaurito all’idea di conoscere il futuro. Su tutti, comunque, aleggia il fantasma di ciò che sono stati, in particolare il celebre triangolo che ha rotto l’armonia di Camelot, quello tra Artù, Ginevra e Lancillotto, un triangolo che sembra ripresentarsi. O forse è solo il cuore ferito di Marco, infettato da cattivi consiglieri, a vedere qualcosa che non c’è?

L’atmosfera serena del primo volume si carica quindi di sfumature di angoscia e incomprensione, che portano i cinque amici a scontrarsi tra di loro, a dividersi in fazioni, senza che nessuno riesca a emergere o sia in grado di tenerli uniti. A questo si aggiungono una serie di misteri irrisolti sulla morte di Riccardo Cinquedraghi, gli intrighi dell’Inquisizione e nuovi nemici che si nascondono in ambienti ritenuti familiari. Ma se è vero che l’uomo può fallire, è altrettanto vero che può imparare e fare poi meglio.

«I poteri sono spaventosi solo se siamo spaventati. I poteri faranno uscire di testa chi li ha, solo se continuerete a far finta che non ci sono. Bisogna aiutare le persone a cui sono toccati, per evitare che cerchino di saltarci fuori da soli, con scorciatoie e droghe. Le stesse che sono costate la vita a mio fratello. Lui voleva essere il re».

STILE

Il romanzo è suddiviso in novantanove capitoli, tutti abbastanza brevi (una scelta intelligente, che da un lato dà un ritmo molto televisivo al romanzo, dall’altro permette al lettore di interrompere agilmente la lettura, senza essere costretto a staccare nel bel mezzo di un capitolone), alternando i punti di vista dei protagonisti (Marco, Lance, Helena, Deacon, Erek, Samira). In questo modo il lettore può addentrarsi nell’animo dei vari personaggi, scoprendo i loro pensieri e mostrandone le reazioni alle varie situazioni (di tensione, prevalentemente). Lo stile dell’autrice è lineare, ben curato e piacevole, in grado di tirar fuori le emozioni nascoste nell’animo dei personaggi.

CONCLUDENDO

Ci sono libri che ti entrano nell’anima, libri in cui ti rivedi, libri che sono una droga e di cui non puoi fare a meno. “Albion” ha la colpa di rientrare in tutte queste casistiche. Merito dello stile dell’autrice, che sa raccontare una storia appassionante, o dei suoi personaggi, così vividi e reali, con tutti i loro turbamenti, con tutto quel non-desiderato eroismo in cui si sono ritrovati immersi, con quell’eredità che li soffoca con tutte quelle aspettative, o merito dell’atmosfera dell’Albion, cinica, è vero, competitiva, sicuramente, ma anche necessaria per forgiare i cavalieri di domani. Una palestra di vita, possiamo definirla così, non troppo diversa da ciò che aspetterà gli studenti fuori dalle mura. A differenza del primo romanzo, un romanzo di scoperta, in questo libro dominano le ombre, un termine che trovo adeguato per descrivere lo stato in cui i personaggi si ritrovano immerso: non più la luce della rivelazione, ma ancora non la notte della guerra. Uno stato intermedio, incerto e labile, uno stato che alcuni avversari creano e che gli stessi cavalieri contribuiscono a solidificare con le loro incertezze. Ma sono proprio quelle incertezze a renderli grandi, è la furia, la gelosia, e forse la paura di perdere coloro che ama, che fanno impazzire Marco, novello Astolfo privo di senno; è l’immenso amore che prova per l’amico, per il suo re, che muove i passi di Lance; è il dolore, invece, che rende Morgana così cinica, quasi sprezzante verso i legami, convinta forse che a lei d’amore non ne spetti più. Sentimenti vividi, palpabili, anche contraddittori, come quelli degli adolescenti di ogni età, che rendono i personaggi meno eroici e grandiosi, meno epici, ma più adatti al contesto moderno in cui si ritrovano a vivere, e li rendono anche più umani, e vicini al lettore. Se è vero che nessuno nasce imparato, che Marco non sa come fare Artù, che Lance non vuole essere Lancillotto (perché esserlo vorrebbe dire tradire l’amico), che Morgana è “proprio quella Morgana”, è altrettanto vero che gli uomini possono cambiare, loro stessi e il loro destino. Per ora, almeno, i cavalieri vivono con quella convinzione, che il libero arbitrio possa salvarli, e magari salvare il mondo. Fino alla prossima avventura.

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