Non ci sono strade imboccate per sbaglio. Solo cammini che non sapevamo di dover percorrere.
Ci sono libri che ti arrivano dentro. Che ti colpiscono, ti sconvolgono e alla fine ti svuotano. Tigana è uno di questi. Libro raro, introvabile (ma l’ebook esiste da qualche parte)… gli ho dato la caccia per mesi su internet, finché non è saltato fuori. Comprarlo è stata una scelta azzeccata di cui non mi sono affatto pentito. Libri come questo andrebbero pubblicati e ripubblicati, dovrebbero essere a disposizione di tutti! Auspico una ristampa da qualche casa editrice, magari con una traduzione revisionata, e col titolo originale.
Titolo | Il Paese delle due Lune |
Autore | Guy Gavriel Kay |
Data | 1990 |
Pubblicazione italiana | 1992 |
Editore | Sperling&Kupfer |
Traduttore | Riccardo Valla |
Titolo originale | Tigana |
Pagine | 506 |
Reperibilità | Cartaceo praticamente introvabile. |
La penisola del Palmo è stata invasa ed è sotto il dominio di due tiranni: una parte viene controllata da Brandin, re di Ygrath, e un’altra parte dal nobile Alberico di Barbadior; una provincia è rimasta indipendente, quella di Senzio.
Tigana è una delle poche province che resiste ferocemente all’assalto dell’invasore: nella battaglia muore così Stevan, il secondo e adorato figlio di Brandin. Il re quindi, accecato dal dolore della perdita, non solo opera una distruzione sistematica della provincia – in termini di vite umane, libri e manifattura sacra – ma pone anche una maledizione terribile: nessuno può pronunciare o udire il nome di Tigana, a meno che non vi sia nato prima della maledizione stessa. La provincia quindi perde la sua identità, i sopravvissuti o scappano da Tigana stessa o vi rimangono a vivere una sorte peggiore rispetto alle altre provincie soggiogate.
Alcuni dei sopravvissuti però progettano da anni un modo per rovesciare la situazione… tuttavia non si può uccidere solo uno dei tiranni, altrimenti l’altro avrebbe modo di conquistare l’intera penisola rapidamente. La storia segue le vicende di una moltitudine di personaggi, che approfondirò nell’apposita sezione. Non mi piace dilungarmi sulla trama: per questo vi rimando all’eccellente articolo di Martina, che analizza queste tematiche a fondo. Sottolineo solo degli aspetti che mi sono piaciuti particolarmente.
Il duca Sandre di Astibar muore dopo molti anni di esilio: il libro si apre con questa scena. Il funerale rappresenta un’occasione per riunire personaggi influenti della nobiltà di Astibar, nonché alcuni parenti del duca. Tuttavia, le cose non vanno come previsto…
La penisola del Palmo è ricca di tradizioni e cultura che vengono svelate durante la storia. Kay si è ispirato all’Italia per scrivere questo romanzo, e ci sono alcuni elementi che lo sottolineano… Moltissimi sono i riferimenti alla Triade, un gruppo di divinità che costituiscono il principale culto delle province; i due tiranni hanno preferito non inimicarsi il clero, pertanto la religione rappresenta una solida costante.
Attraverso un sogno molto vivido di Devin, scopriamo qualcosa di più sulle divinità della penisola:
[…] Vide Adaon sui monti della Tregea, nudo e magnifico, mentre veniva fatto a pezzi dalle sue stesse sacerdotesse, che ogni anno, nella mattina di un certo giorno d’autunno, venivano spinte dalla loro femminilità a sacrificarlo. E la carne del dio morente veniva offerta alle due dee che erano le sue amanti e che se l’erano condiviso come figlio e come padre, come fratello e come sposo, fin da quando Eanna aveva dato inizialmente il nome alle stelle. E le dee continuavano a condividerselo giorno dopo giorno, anno dopo anno, salvo che in quella particolare giornata d’autunno, in cui, per assicurarsi del ritorno della primavera dopo la pausa dell’inverno, la carne del dio doveva ritornare alla terra. Laggiù, nutrito dalle lacrime che cadevano dagli occhi di Eanna e dalle mille correnti sotterranee di Morian, Adaon nasceva di nuovo, per essere amato di nuovo dalle due dee che gli erano madri, figlie e sorelle, e ritornava sulla terra sotto il sole, le stelle e le due lune, una azzurra e l’altra d’argento. Devin sognò con terrore la scena primordiale delle donne che correvano sulle pendici del monte, con i lunghi capelli scarmigliati che si agitavano al vento come serpenti; le vide spingere il dio verso l’alta rupe, sopra il torrente di Casadel. Le vide strapparsi di dosso le vesti e lanciarsi i richiami della caccia. Vide i rami che laceravano le loro tuniche, le vide denudarsi per correre senza impedimenti, le vide ubriacarsi di bacche di sonrai, rosse come il sangue, per darsi la forza di compiere il gesto che le attendeva sulla rupe. E infine vide che il dio si voltava, con gli occhi febbricitanti, consapevole del destino che lo aspettava. Era fermo sul ciglio del precipizio, sul luogo inevitabile della sua morte. E vide le donne che gli si gettavano addosso, con i capelli al vento e sporche di sangue, e vide Adaon chinare la testa e consegnarsi alle loro mani, ai loro denti e alle loro unghie. E là, al termine della caccia, Devin notò che le donne avano la bocca aperta, per gridare di dolore, di estasi e di pazzia […]
Tra le creature che sconfinano col leggendario, quella che sicuramente ha un ruolo di un certo peso nella trama è la riselka. Piccole di statura, e dai capelli molto lunghi a coprire il corpo nudo, le riselka si presentano solo quando vogliono farsi vedere… e vederle ha tutta una serie di implicazioni, in base al numero delle persone presenti:
Se un uomo vede una riselka
la sua vita è a un bivio.
Se due uomini vedono una riselka
uno morirà.
Se tre uomini vedono una riselka
uno avrà successo, uno è a un bivio e uno morirà.
Se una donna vede una riselka
il suo cammino le si chiarisce.
Se due donne vedono una riselka
una di loro avrà un figlio.
Se tre donne vedono una riselka
una avrà successo, a una si chiarirà
il cammino, una avrà un figlio.
Chiara è una grande isola vicino alla Penisola, ritrovo di musici e artisti, ed è inoltre la base in cui si è stanziata la corte di Brandin di Ysgrath. Tra le tradizioni più importanti, sicuramente si annovera il Tuffo dell’Anello…
[Dianora] era salita sul ponte per ammirare gli splendori di Chiara, ma soprattutto il lungo molo dove un tempo i granduchi gettavano in mare un anello per celebrare il loro sposalizio con l’oceano. In quello stesso molo, una donna chiamata Letizia, inaugurando la consuetudine del Tuffo dell’Anello, si era gettata a riprenderlo e aveva sposato il granduca. Da allora, il tuffo dell’Anello era diventata la cerimonia di buon auspicio per Chiara e il simbolo del suo orgoglio, finché il tuffo della bellissima Onestra, duecento anni prima, non aveva interrotto la serie e posto fine alla cerimonia.
Questa cerimonia assume una grande rilevanza nella storia… ma non vi svelo il perché.
La magia è presente, ma è appannaggio quasi esclusivo dei tiranni, i quali hanno ben pensato di epurare la Penisola dai maghi (qualcuno, tuttavia, è sopravvissuto). In generale la magia è poco approfondita e non se ne conoscono le dinamiche: essa ricopre un ruolo rilevante nella parte finale della storia.
Un esempio interessante di magia è quella operata da Alberico per salvarsi da un attacco.
Alberico era il più grande mago della penisola (eccettuato uno). Ma anche così, quel poco che poté fare gli richiese tutta la sua forza magica, e più di quanta riuscisse a dominarne agevolmente. Non c’era tempo per pronunciare la formula, per fare il gesto che metteva a fuoco il suo potere. Il dardo che doveva ucciderlo era già partito. Alberico sciolse il controllo che esercitava sul proprio corpo. Guardando, terrorizzato e incredulo, Tomasso vide il dardo passare attraverso la nebbia di materia e di aria, dove fino a un attimo prima c’era la testa di Alberico. Il dardo si piantò nella parete accanto alla finestra. E in quello stesso istante, consapevole di avere solo un attimo a disposizione, prima che il suo corpo si dissolvesse definitivamente, con il rischio che la sua anima, né viva né morta, si perdesse eternamente nello spazio astrale che era sempre in agguato per coloro che osavano tentare quella magia, Alberico ricompose i propri lineamenti. Appena in tempo.
Altre caratteristiche e dettagli rendono il mondo creato da Kay vivido e verosimile (basti pensare alle volte che i personaggi citano i “Cancelli di Morian”!)… potrei anche parlare del regno di Quileia, ma poi mi dilungherei troppo. Un aspetto relativo al worldbuilding che mi ha convinto poco è la faccenda dei Sonnambuli: introdotta molto avanti nel libro e spiegata in modo approssimativo.
Kay fa uso di un narratore onnisciente (si vede palesemente che il libro è anni ’90). In sostanza sono presenti varie anticipazioni e fastidiosi salti di PoV. Generalmente il narratore cerca di focalizzarsi un personaggio specifico, ma non sempre riesce nell’intento. Inoltre, ho notato una confusione generica (ma questa probabilmente attribuibile alla traduzione): per esempio ho dovuto rileggere parecchie volte la parte in cui viene introdotto Rovigo e la sua famiglia per associare un nome alla moglie e alle figlie. Nonostante ciò, lo stile comunque non è così terribile; alcune scene sono davvero ben fatte. Kay non si preoccupa di descrivere infatti scene di sesso o particolarmente violente… inoltre c’è pure una scena di incesto (Martin, se ci sei batti un colpo!).
Con un mio amico ci siamo chiesti: chi è il protagonista di Tigana? Ci siamo risposti… Tigana stessa. Il punto di partenza di tutto il libro infatti e la maledizione posta da Brandin: in nome di essa si muovono i personaggi all’interno del libro. Ad alcuni personaggi ovviamente viene data più attenzione di altri. Inutile dirvi che i miei preferiti sono Dianora e Brandin.
Devin è cantante cresciuto nella provincia di Asoli: molti capitoli sono filtrati dal suo punto di vista. È basso: caratteristica che non mi è più sfuggita di mente, in quanto…
A diciannove anni, aveva ormai accettato la propria statura inferiore alla media e la faccia da bambino che la Triade gli aveva appioppato. Era passato molto tempo dall’epoca in cui, nella speranza di crescere, si legava a testa in giù, ai rami di qualche albero nei pressi della fattoria di Asoli dov’era cresciuto.
Devin scopre presto di essere nato a Tigana e si unisce alla banda dei ribelli. Sinceramente questo personaggio mi ha lasciato un po’ indifferente e non mi ci sono legato emotivamente.
Alessan è il principe di Tigana, terzo figlio di Valentin. Affidato a Marius di Quilea a causa della guerra, ha impiegato anni per cercare i sopravvissuti della sua terra natale e organizzare il piano per rovesciare la tirannide che tiene la Penisola sotto scacco. Uno dei personaggi più affascinanti: si porta dietro il peso della disapprovazione della madre e il dolore di una patria lacerata nella sua identità più profonda. Una cosa non mi ha convinto sul principe…
La scelta di descrivere questi due personaggi insieme non è casuale: non si può capire Dianora senza parlare di Brandin, e non si può capire Brandin senza discutere di Dianora.
La storia di Dianora viene ben spiegata nei capitoli a lei dedicati: del suo passato mi limito a dire che è nata a Tigana (è la sorella di Beard) e il suo proposito è di vendicarsi della sua patria. Per questo scopo, decide di entrare a far parte dell’harem del re Brandin, di Ygrath. Eppure, qualcosa va storto nel suo piano: si innamora del re. Per quanto impossibile e assurdo che sia, la loro storia è una delle più belle e intense che abbia mai letto, nonostante faccia di Dianora una traditrice. Per poterne parlare nel dettaglio metterò tutto sotto spoiler.
Durante il Tuffo, le parole di Brandin che giungono a Dianora mi hanno toccato profondamente… “Amore, ritorna. Ho perso Stevan. Se perdessi anche te mi ucciderei.” Una storia tragica quella di Dianora e Brandin, e incredibilmente complessa. Perché se Alessan ha sempre saputo di dover muoversi da un punto A a un punto B, e la sua storia quindi può essere definita lineare nonostante gli ostacoli, quella di Dianora e Brandin parte da A per arrivare a B, ma arriva a Z. Dianora va a Chiara con l’intento di uccidere Brandin e si ritrova ad amarlo; Brandin conquista parte della penisola per il figlio ma lo perde nella battaglia, e alla fine vuole diventare re del Palmo. Ma non ci può essere sempre un lieto fine: le conseguenze delle proprie azioni si pagano, e care. E così come Alberico muore due giorni prima della morte del suo imperatore, Brandin e Dianora vanno incontro alla loro fine. Nonostante tutto, spero che le loro anime possano danzare insieme nell’aldilà.
Un libro magico. Un libro che ogni appassionato di fantasy dovrebbe leggere assolutamente.
Ristampate Tigana, cazzo!
Voto: 9/10
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Se Nymerios ha letto Il paese delle due lune è per colpa mia, visto che io continuo a elogiare il romanzo da anni (come elogio tutti i libri di Guy Gavriel Kay) con il preciso scopo di farli leggere a più persone possibile. E sperando anche che queste persone facciano quello che faccio io, cioè rompere le scatole a tutti gli editori che pubblicano fantasy in italia chiedendo una traduzione dei romanzi di Kay.
Ne abbiamo parlato privatamente su Facebook, poi lui mi ha chiesto un’opinione sulle sua recensione, sempre su Facebook, e io gli ho risposto. Qualcuno però ha notato che una risposta lì con il tempo finisce col perdersi, mentre una risposta qui rimane a disposizione di tutti i lettori. Perciò, a gentile richiesta, riprendo la risposta che ho dato a Nymerios quando mi ha chiesto un’opinione sul suo testo, con particolare attenzione alla vicenda di Brandin e Dianora ma anche alla visione d’insieme del libro. La mia risposta:
Rispondo io a una tua perplessità, ma avviso i lettori che i miei commenti contengono spoiler del romanzo. Sandre si affeziona a Catriana, e per te questo non è sufficientemente giustificato da quel che vediamo nei romanzi. Un po’ è un’abitudine di Kay, lui scrive quasi solo romanzi autoconclusivi, non saghe, quindi si focalizza maggiormente sugli avvenimenti importanti, quelli che costituiscono una svolta per i personaggi, e non sulla vita quotidiana. Possiamo immaginare i due viaggiare insieme, correre rischi insieme. Lei non si lamenta mai ed è determinata, e lui, che ha visto molta gente accettare passivamente la tirannia, non può non essere colpito dalla sua fierezza. In più la sua famiglia è stata sterminata per colpa del tradimento del nipote. Non ha più un solo parente in vita, né il suo ducato, quello che gli rimane sono l’intelligenza e le sue capacità, è normale che si leghi a persone con cui scopre di avere un obiettivo comune. La scena del finto suicidio di Catriana nel fiume dev’essere stata notevole e averli spaventati tutti a morte, ma anche gli episodi in cui lei sgrida lui e Baerd dopo il quasi-scontro con i soldati o la fuga precipitosa di Catriana e Baerd stesso dopo che quest’ultimo ha colpito un soldato di Barbadior, con Sandre ospite spaventato e impotente, sono cose che legano. In più solo dopo la conversazione con Erlein Sandre ha avuto la certezza che avrebbe potuto salvare Tomasso. Ma se lo avesse fatto cosa sarebbe accaduto? Un Tomasso morto è negligenza dei carcerieri che non lo hanno perquisito bene, un Tomasso sparito richiede ulteriori indagini e probabilmente ulteriori morti in Astibar.
Non so se io mi sarei soffermata così sulla costruzione del mondo, almeno in un testo che non vuole fornire spoiler. La magia che salva Alberico da Tomasso è notevole, è ritrovarsela davanti all’improvviso fa un bell’effetto. Sapere che c’è è un altro discorso. Quanto al tuffo dell’anello è molto avanti nel libro, sa troppo di spoiler.
Per quanto riguarda i Sonnambuli, derivano da I Benandanti di Carlo Ginzburg. Se leggi il saggio dello storico torinese vedi che tutti gli elementi con cui Kay li ha rappresentati provengono da quel testo. All’inizio la loro intrusione mi aveva un po’ disturbata, con il tempo sono arrivata ad amare anche loro. Ma secondo me serve davvero tempo, e una rilettura, per apprezzare il loro ruolo. Quanto a Martin il colpo l’ha già battuto, in qualche intervista ho visto Martin elogiare i romanzi di Kay. Ma, se parliamo di incesto, possiamo scendere giù fino a Edipo, personaggio che entrambi gli scrittori conoscono, e ricordo che nel Manfred di Byron il protagonista ha un rapporto incestuoso con la sorella.
Kay non scrive per punti di vista, non lo ha fatto in Tigana ma nemmeno nei libri successivi. Però riesce a rendere vivi anche i personaggi a cui dedica poche pagine.
Devin in teoria dovrebbe essere il protagonista, è quello che compare di più, ma hai ragione sia nel dire che il vero protagonista è Tigana sia che Devin non è il personaggio a cui è più facile legarsi emotivamente. È l’ultimo arrivato nel gruppo, quindi serve a Kay per spiegarci le cose, ma è quello che ha sofferto meno e che quindi ci tocca meno. Completamente diversa è la situazione di Alessan, e lo si vede sia nel dialogo iniziale con Erlein che in quello con la madre. Nel casino di caccia di Sandre era stato affascinante, poteva quasi sembrare tutto un gioco, o come se lui avesse tutte le risposte, invece di risposte il principe di Tigana ne ha davvero poche e non sempre quelle che ha gli piacciono. La storia d’amore con Catriana è lasciata molto sotterranea, almeno fino al momento della crisi. Comunque quello per il principe è un momento fondamentale, perché si chiede davvero il senso di quello che ha fatto negli ultimi vent’anni. Probabilmente Kay era più concentrato sui tormenti interni di Alessan che sulle dinamiche della coppia, che vengono fuori quasi all’improvviso.
Il ritratto che dai di Brandin e Dianora è molto bello. Secondo me Celto (in inglese si chiama Scelto) ha fatto bene a non dire ciò che era avvenuto, avrebbe solo fatto soffrire inutilmente gli altri. Anche se Celto non conosceva la vera identità di Dianora. Però mi chiedo cos’avrebbe fatto Dianora se avesse saputo che Baerd era così vicino a lei. Una storia drammatica, che non poteva finire diversamente.
Probabilmente io avrei strutturato il testo in modo diverso, o faccio spoiler o non ne faccio. Se voglio approfondire, far capire davvero perché un libro è importante, metto l’avviso che ci saranno spoiler e parlo di tutto ciò di cui mi va di parlare. Se però voglio attirare nuovi lettori non faccio un testo in parte spoiler e in parte no, perché inevitabilmente le parti più interessanti andranno a cadere in zona spoiler e coloro che vorrei agganciare come nuovi lettori non le leggerebbero. Meglio decontestualizzare certi temi, parlarne in modo da non narrare nulla di significativo della trama, anche se è difficile e a costo di dire meno, ma dare più informazioni possibili per attirare nuovi lettori su questo libro. Si tratta comunque del mio modo di strutturare i testi, non di una regola che tutti dovrebbero seguire. Come detto, sono contenta che il libro ti sia piaciuto. Non ricordo mai se leggi anche in inglese, se sì leggiti questa bellissima postfazione a Tigana scritta da Kay per il decimo anniversario del libro: http://www.brightweavings.com/ggkswords/tiganaafterword.htm
Ciao Martina, grazie aver postato anche qui il tuo commento molto dettagliato: spero sempre che negli articoli possa nascere una discussione interessante.
Per quanto riguarda gli spoiler: ho riflettuto molto su questa scelta. In effetti, è molto più comodo (e interessante) strutturare l’articolo diretto a chi ha già letto il libro, in modo da parlarne in libertà. Ho fatto così con gli Harry Potter, che sono conosciuti universalmente e quindi aveva poco senso nascondere gli spoiler. Per un libro come Tigana, semisconosciuto, ho preferito una via di mezzo: informazioni generali sul libro e considerazioni personali sotto spoiler. I dettagli del worldbuilding di solito non li considero molto spoilerosi: molti lettori prendono come parametro di giudizio il modo in cui è costruita l’ambientazione, pertanto fornire informazioni sul background e sulla struttura della magia mi sembra un buon modo per aiutarli nella valutazione.
Per il discorso Sandre/Catriana/Alessan: in effetti le loro dinamiche sono accennate, lasciate solo intuire dal lettore. Non è una critica di per sé: preferisco di gran lunga più attenzione data a Brandin e Dianora piuttosto che a queste sottotrame secondarie. Però ecco, quella rivelazione “improvvisa” d’amore mi ha un po’ spiazzato.
In ogni caso, il tuo suggerimento su Tigana si è rivelato fruttuoso. Ho amato il libro, e non vedo l’ora di leggere il resto. Mi dedico un po’ a Sanderson e Hobb, e poi inizierò “La Rinascita di Shen-Tai”.
Io ho letto per la prima volta questo libro nel 1992, sono passati troppi anni per ricordare la mia reazione nel vedere come hanno reagito Sandre e Alessan al gesto di Catriana. La cosa che più mi aveva colpita era stata la vicenda di Ruhn, subito seguita dall’ultimo gesto di Dianora e dalla riselka finale. Per questo quando, l’anno dopo, ho visto in libreria La strada dei re, ho esitato qualche giorno prima di comprare il libro. Ricordavo troppo bene quanto mi aveva ferita quella storia. Poi però ho pensato a quanto mi aveva donato e ho acquistato il romanzo.
Ripensandoci ora, dopo il tuo testo, mi sono resa conto di non aver mai scritto una vera recensione di Il paese delle due lune. Ho scritto qualche approfondimento, il che significa che sono testi pieni di spoiler e per questo adatti solo a chi conosce il libro, e qualche commento a ruota libera, in cui parlo del romanzo spiegando quanto mi è piaciuto ma usando un tono non professionale. Magari uno di questi giorni rimedierò alla lacuna.
Buona lettura con Sanderson e Hobb, hai visto che in questo momento i loro ebook sono in promozione? E ovviamente fammi conoscere le tue opinioni.