Ora, il re disse in cuor suo: << Giuro che non la ucciderò finché non avrò ascoltato il resto del suo racconto >>
Il re Shahriyàr, Storia del mercante e del démone.
Le mille e una notte è una celebre raccolta di novelle orientali, scritte da vari autori, risalente al X secolo con un’ambientazione storico – geografica diversificata.
Il re Shahriyàr deluso ed infuriato per il tradimento della moglie concepisce un odio mortale per l’intero genere femminile. A causa di ciò egli ordina al vizir, che è anche il padre di Shahrazàd, di condurgli una vergine ogni notte: avrebbe passato la notte con lei e la mattina seguente ne avrebbe ordinato l’esecuzione. La strage continua per tre anni finché Shahrazàd bella, saggia e coraggiosa, riesce a vincere le resistenze del padre, il vizir, e si offre in sposa al re. Ma Shahrazàd intelligente e furba ha un piano: per non essere messa a morte dal vendicativo re, per mille e una notte, tiene desta la curiosità del sovrano con i suoi racconti straordinari, ora incatenati l’uno all’altro come anelli di una collana, ora rinchiusi l’uno nell’altro come in un sistema di scatole cinesi. Quando Shahrazàd smette di raccontare, il re Shahriyàr si è innamorato di lei e ormai ha dimenticato per amor suo l’antico odio per le donne; il tempo e la fantasia l’hanno riconciliato con la vita. Shahrazàd ha salvato se stessa e ben più di mille e una fanciulla.
Tutte le storie contenute nella raccolta vengono raccontate da Shahrazàd al re Shahriyàr, quindi siamo di fronte a una narrazione nella narrazione, che viene riprodotta su due livelli: Shahrazàd che racconta la storia al re e i personaggi di una storia narrata dalla fanciulla che raccontano altre vicende all’interno della stessa. Questo genere di narrazione viene portato in Europa da Giovanni Boccaccio con il suo Decameron (1349 – 1353), dove la narrazione interna viene usata come espediente per spiegare alcune posizioni dei protagonisti. Questo genere di narrazione, che trova nelle Mille e una notte l’esempio più illustre, viene anche accostata al teatro nel teatro che ci giunge attraverso Shakespeare fino a Pirandello.
Come tutte le storie molto antiche, quello che adesso conosciamo come Le mille e una notte era inizialmente tramandato oralmente, la prima trascrizione del testo risale a X secolo. È di questo periodo l’opera dal nome Hazār afsane (Mille favole) che potrebbe corrispondere al nucleo originario de Le mille e una notte. A supportare questa datazione esiste la dichiarazione di uno storico secondo il quale all’inizio del XII secolo in Egitto l’opera Alf layla wa-layla (titolo arabo che letteralmente significa “Mille e una notte”) era molto popolare e conosciuta. D’altro canto, il manoscritto dal quale vennero effettuate le traduzioni che la diffusero in Europa era già esistente nel 1500 e il suo primo traduttore in una lingua basata sull’alfabeto latino fu Antoine Galland. In Inghilterra primo a cimentarsi fu l’orientalista Edward Lane, che creò una versione più estesa rispetto a quella di Galland, ma assai censurata, per adattarla alla rigida morale vittoriana. Per reazione, il poeta John Payne, amico di Burton, elaborò una propria versione in cui lasciò da parte la morale in nome di una maggiore aderenza all’originale, reintegrando tanti dei passi ingiustamente tagliati. Anche Richard Francis Burton, cavalcando l’onda del clamore generato da Le mille e una notte, si mise all’opera per una traduzione. L’erotismo del testo fu accentuato soprattutto dalle minuziose note ed appendici, che non si limitano però a fornire delucidazioni sul materiale sessuale ma coprono innumerevoli aspetti dei costumi dei vari stati musulmani dando un interessante supporto al lettore. La sua versione rimane la più estesa di quelle mai pubblicate (sedici volumi: dieci di Mille e una notte più sei di Notti supplementari, in cui sono incluse le storie “orfane” di Aladino e Alì Babà). In Italia si ebbe una traduzione molto curata dal grande arabista Francesco Gabrieli che si avvalse dell’apporto di Umberto Rizzitano, Costantino Pansera e Virginia Vacca. Il lavoro fu eseguito per la casa editrice torinese Einaudi.
Il fascino di questa grande commedia umana e fiabesca, che trasporta il lettore in mezzo a un gusto, un costume, una società e una natura stranamente esotica e insieme raffinata, che passa con agilità dal realismo più furbesco allo stilismo più ricamato e sognante, in questo fascino impalpabile e onnipresente come un profumo, sarà sentito come un soffio di salute e di umanità dai lettori italiani.
Cesare Pavese, presentando la prima edizione de Le Mille e una Notte
Questa è la Bibbia della favola, la miniera per secoli impunemente saccheggiata. I personaggi alquanto convenzionali delle “riduzioni dell’infanzia” qui si presentano alla fine in carne e ossa, tipici, agitati da sentimenti che sono pure nostri. È un monumento senza età e indiscutibile come le montagne.
Dino Buzzati
L’ambientazione delle novelle è alquanto varia: il racconto-contenitore (o cornice, la storia di Shahrazàd e il re Shahriyàr), come pure altre novelle, ha una origine indo-iranica ed appartiene al nucleo più antico. In molte altre novelle intervengono jinn e spiriti, che denotano un’antica derivazione persiana. Si individua pure un ciclo dei racconti di Baghdad (chiaramente di tradizione arabo-musulmana), nelle quali assume un ruolo fondamentale (quasi come da protagonista) il califfo Hārūn al-Rashīd ed un ciclo di novelle ambientate in Egitto (per lo più al Cairo), più avventurose e di origine più recente, nelle quali si riconoscono influssi giudaici. Accanto ai filoni indo-iranico, arabo-abasside-iracheno, arabo-egiziano e giudaico è presente pure un filone minore greco-ellenistico. Alcune novelle, infine, sono parzialmente ambientate in Cina ed altre negli Urali.
Quella di Shahrazàd è una corsa contro il tempo, che vede nell’avanzare inesorabile delle ore l’ombra della morte. L’accordo stabilito tra la fanciulla e il re, tradito dalla moglie episodio che lo ha portato ad avere un odio viscerale per il genere femminile, prevede che l’esecuzione venga rinviata qualora sopraggiunga il giorno. Lasciare il racconto incompiuto è l’unico modo per riviare l’esecuzione. Restare in vita raccontando storie. Tutti gli scrittori potrebbero essere dei condannati a morte; per questo scrivono. Finché scrivono storie inventate si assicurano la sopravvivenza e più ambiziosamente si prefiggono di lasciare una traccia dopo la morte. Qualcuno scrive per non impazzire, altri perchè non possono farne a meno. Nel caso di Shahrazàd, lei racconta storie perché non le sia tagliata la testa dal boia del re. Una motivazione valida da evocare idee, parole e immagini, tessendole insieme in una trama di favole e bugie. Così Shahrazàd non soltanto inventa il principio stesso della narrazione, il principio del racconto initerrotto che intriga il lettore (in questo caso l’uditore) e lo mette in stato di attesa e di curiosità, ma apre le porte alla fiction, sia essa letteraria, teatrale o cinematografica, per non parlare dei serial televisivi che di questo modello hanno conservato soltanto l’ossatura e il congegno.
La letteratura è un baluardo contro la morte. Non solo la nostra, ma quella di tutta l’umanità. Una società senza letteratura sarebbe una società in cui non si manifestano i problemi, quindi senza immaginazione.
Tahar Ben Jelloun
Impossibile. Una società felice, che abbia risolto tutti i problemi, non esiste. La fiction che circola è segno di vita, pulsione manifesta dei tumulti che attraversano la società. Le storie hanno vita lunga e, a meno che non le si dimentichi, difficilmente muoiono soprattutto se scritte. Si trasmettono da una generazione all’altra, da un secolo all’altro e da una cultura a un’altra. Ciò accade perchè una storia inventata, una fiction costruita con parole e immagini, funziona al di là del tempo e dello spazio.Questo è il caso de Le Mille e una notte.
Le mille e una notte, edizioni Rizzoli BUR, collana Radici BUR
Le mille e una notte, editore Newton&Compton, collana I Mammut
Le mille e una notte, edizione integrale Einaudi, collana Einaudi Tascabili Biblioteca.
Il fiore delle Mille e una Notte, 1974 regia di Pier Paolo Pasolini, ultimo film appartenente all “Trilogia della vita“.L’opera include le novelle più esemplari, caratterizzanti e di maggior spicco amoroso e sessuale della raccolta Mille e una notte. Pasolini però, cambiando la sceneggiatura originale, introdusse un prologo non presente nella raccolta, ossia la storia del giovane mercante Nur ed-Din e della schiava saggia Zumurrùd.
Le mille e una notte (Arabian Nights) di John Rawlins è un film del 1942.
Il ladro di Bagdad, versione italiana del 1961 tratta dalla favola di Aladino e la lampada meravigliosa.
Aladdin, film di Ron Clements e John Musker 1992, il 31° classico Disney.
Il ritorno di Jafar, 1994 regia Toby Shelton, produzione Disney
Aladdin e il re dei ladri,1996 regia di Tad Stones che conclude la trilogia di film di animazione Disney cominciata con Aladdin.
Le mille e una notte – Aladino e Sherazade, miniserie televisiva (2 puntate) con Vanessa Hessler (Sherazade) e Marco Bocci (Aladino), diretta da Marco Pontecorvo e sceneggiata da Lucia Maria Zei.
Aladdin è un cartone animato basato sull’omonimo film del 1992, prodotto anch’esso dalla Disney e andato in onda a partire dal 1994. La serie mantiene gli stessi personaggi e ambientazioni, e si colloca cronologicamente dopo la pellicola originale e il sequel, Il ritorno di Jafar, del 1994.
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Ricordo quando ho preso in biblioteca le mille e una notte. Avevo nove anni e la maestra, vedendomi con quel tomo in mano (era una vecchia edizione con le pagine spesse), mi disse: “Ti piacerà” – ed era dir poco!
Dopo che Sherazade finì di raccontare per non morire, io ho iniziato a scrivere perché non ho mai più potuto farne a meno.