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Meglio scrivere un racconto o un romanzo?

È accaduto: ci è sorta un’idea di trama e pare anche buona!
Dopo il tempo di riflessione necessario a farla lievitare (vedi gli articoli passati) infine ci convince del tutto: dobbiamo scriverla.
A questo punto però potrebbe nascere nella nostra testa un dubbio: ne faremo un romanzo o un racconto?

Banalmente si potrebbe rispondere che una trama che richiede un lungo sviluppo preferisca la forma del romanzo, mentre quella che può essere narrata in poche pagine si presta meglio al racconto.
Questa distinzione però non è sempre così semplice. Innanzitutto perché tutte le idee, per definizione, nascono come nuclei narrativi molto brevi, e se non li lasciamo crescere per il tempo dovuto, rimarranno sempre dei piccoli semi che all’apparenza entrano perfettamente in un racconto. Dunque, anche per questa ragione, aspettare è fondamentale.

Per quanto si possa aspettare, però, ad un certo punto dovremo prendere una decisione.
Un metodo buono per distinguere tra le due possibilità consiste allora nel riflettere sulla struttura che ha assunto l’idea di base.

Quando la “scintilla” di partenza sembra già possedere una struttura narrativa è probabile che la forma “romanzo” sarà quella preferibile.

Ma cosa intendo per “struttura narrativa”?
In questo caso (e solo ed esclusivamente in questo) intendo definire con “struttura narrativa” una forma d’idea del tipo: “la storia di x che deve ottenere y, ma incontra ostacoli”. Questa forma di per sé non crea già una scena, ma richiede invece una riflessione, una costruzione e un susseguirsi di scene che porteranno sino al momento in cui x ottiene y. Molti romanzi (forse tutti) sono inscrivibili in questo insieme.
Appunto: l’idea di partenza, se è definibile come ho illustrato, presenta già una “struttura narrativa”, e possiede almeno tre momenti distinti.

1 – x non possiede y
2 – x tenta di ottenere y e incontra ostacoli
3 – x ottiene y

La quantità e la difficoltà degli ostacoli possono creare una trama più o meno lunga, che richiede generalmente un romanzo per essere narrata.

Se l’idea di base invece non possiede già questa “struttura narrativa” forse si presterà meglio al racconto. Può difatti capitare di concepire all’inizio soltanto un’immagine, una scena. Essa ci colpisce molto, ci chiede di essere mostrata, può scatenare anche sentimenti e contrasti, ma sembra non richiedere sviluppi ulteriori.
Questo tipo di idee hanno una natura molto visiva: magari sono un ricordo, oppure un particolare rapportarsi tra due personaggi, o un accostamento particolare tra ambiente e persona. Possiedono un carico di interesse, ma non obbligano a domandarsi “cosa succeda dopo”; anzi, a volte mantengono la propria energia soltanto se rimangono sospese nella propria unicità, senza essere incastonate in una trama lunga.

Questa distinzione tra “idee da romanzo” (con “struttura” già presente) e “idee da racconto” (visive) può risultare utile per chi è alle prime armi, ma attenzione: non va presa come una regola. Esistono infatti innumerevoli racconti brevi che hanno uno sviluppo narrativo (in simili casi gli ostacoli che x incontra per ottenere y si limitano a poche pagine), o viceversa esistono romanzi che si fondano soltanto su un’immagine di partenza (García Márquez era famoso proprio per questo. Raccontava che molti suoi romanzi erano nati da semplici immagini: “Cent’anni di solitudine”, ad esempio, era scaturito dal ricordo di quando, da bambino, lo portavano a vedere i blocchi di ghiaccio al mercato come se fossero un intrattenimento da circo, immagine da cui appunto deriva il famosissimo incipit del romanzo).

Se la distinzione che ho presentato dunque non ha valore assoluto, al contempo è altrettanto vero che non bisogna forzare al materiale narrativo una forma non sua. Non siete voi a dover decidere se scrivere un romanzo o un racconto, ma dovete imparare a capire quale struttura si adatta meglio alla storia che avete in testa. Tagliuzzare una trama che richiede un lungo sviluppo perché volete comporre un racconto è una sciocchezza, e, viceversa, ancor peggio è allungare e annacquare una storia corta soltanto perché desiderate comporre un romanzo.
Occorre imparare a riconoscere la forma che ogni storia possiede. E per imparare a farlo l’unico modo è quello che consiglio sempre: scrivere e leggere in continuazione, riflettendo molto su cosa sia meglio per la vostra trama, e non per voi.

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Si può insegnare la scrittura?
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Ha scritto il suo primo libro all'età di otto anni (un'orribile copia di Jurassic Park) e da allora non ha più smesso di sprecare inchiostro, nel tentativo di emulare i suoi inarrivabili punti di riferimento. Collabora con alcuni siti di interesse letterario, oltre a questo blog. Ha affrontato i misteri dell'autopubblicazione, alcuni premi letterari e una piccola pubblicazione in cartaceo, ma continua a scrivere continuamente per raggiungere il suo vero obbiettivo: scrivere continuamente.
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1 Comment

  1. avatar Giulia ha detto:

    che post utile!!! 🙂

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