Tanti anni di buone pubblicazioni e lavoro sodo hanno dato un carico d’esperienze alla Mamma Editori non indifferente, che rende questa piccola casa editrice un buon punto di riferimento per giovani esordienti che si muovono tra generi di letteratura tanto differenti quanto particolare. La Mamma Editori è sempre aperta a nuove proposte editoriali, ha le idee chiare in materia di digitale e cartaceo e sa come trattare i romanzi che vengono loro proposti, riuscendo persino a espandere il proprio mercato al grande pubblico internazionale. Professionalità e duro lavoro, così può essere definita questa casa editrice.
Ecco cosa hanno risposto alle nostre domande.
Nasce nel 1997 con spirito outsider e innovativo, in origine puntato sul mondo dei misteri della storia, delle religioni e della filosofia. Oggi puntato sulla narrativa di intrattenimento. Un grande sforzo di ricerca, un impegno a tutto campo per sfornare narrativa capace di sfidare quella anglosassone. In questo quadro abbiamo in queste settimane tradotto e pubblicato in inglese, sui mercati di lingua anglosassone (Usa, Canada, UK, Australia) un nostro paranormal romance di grande successo “Jaguarà” di Margaret Gaiottina.
È nata nel 1997, sulla produzione di Mamma editori converge a vario titolo la collaborazione di sette persone. Il termine “gestione” è inappropriato a meno che non ci si riferisca all’amministratore che ovviamente è uno.
Qualità e qualche buon numero di vendita nel campo del romance: 1500 copie di un titolo romance in pochi mesi. D’altro canto abbiamo long seller come Il Miroir di Margherita Porete che vende ancora sistematicamente a circa 15 anni dall’uscita.
Nel dna della casa editrice c’è l’immaginifico e lo inseguiamo nei modi e mondi più diversi cercando di rispondere ai bisogni manifestati dai lettori, bisogni che cambiano. Oggi è l’immaginario erotico nel romance a essere richiesto. Cerchiamo di rispondere anche a questi desideri di lettura, all’interno di romanzi ben strutturati e scritti.
Si possono trovare in rete molti contributi a mio nome pesantemente contrari al digitale. Tuttavia abbiamo scoperto di vendere molto più in digitale che in cartaceo. Vi sono molti fattori. Da un lato il diradarsi delle librerie indipendenti dall’altro lo specifico del pubblico romance che predilige il digitale. Alla fine personalmente ho provato il kindle e oggi non potrei vivere senza. Un’altra cosa che ho scoperto è che il piratamento dei libri fa bene ai libri. Nel senso c’è una quota di mercato che il libro non lo paga perché non può o non vuole, e una quota che invece acquista comunque. Sono pubblici che non si toccano e i pirati contribuiscono comunque a far conoscere i libri che val la pena di leggere. Noi comunque continuiamo a pubblicare sia in cartaceo, sia in digitale. Ma guardiamo con molto interesse anche al mondo dell’enhanced book e delle app.
Narrativa commerciale ben strutturata e ben scritta. Nell’ambito del fantasy di cui voi vi occupate, preferiamo evitare il fantasy classico perché ha bisogno di tempi molto lunghi. Mi spiego. Personalmente amo molto Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco ma far passare mondi così complessi e divulgarli ha richiesto allo stesso Martin dei decenni. Come editori preferiamo puntare sull’urban fantasy, sull’irruzione dello straordinario nel mondo comune in mondo da facilitare al lettore l’approccio ai mondi immaginari. E possibilmente veicolare il libro in tempi più rapidi.
L’incipit. La prima pagina per chi è del mestiere manifesta subito se lo scrittore ha tecnica.
Per ripagare in termini decorosi uno sforzo di scrittura di mesi necessario per scrivere un romanzo di 300 pagine occorrerebbe allo scrittore vendere 15 mila copie. Traguardo da grandi nomi, fuori portata anche per autori di media grandezza pubblicati dalle major. Impossibile per uno scrittore campare solo di romanzi per lo meno non prima di avere pubblicato una ventina di titoli. L’attività di romanziere in Italia richiede di essere accompagnata da riempitivi, attività giornalistica, presentazioni, insegnamento etc…
Non abbiamo mai indetto concorsi. Questo è lo strumento tipico di chi pubblica a pagamento.
Noi preferiamo di gran lunga i romanzi incompleti, un capitolo iniziale e una traccia. Abbiamo un rapporto di coautorialità con gli scrittori e preferiamo accompagnare la genesi del romanzo piuttosto che mettere le mani e distruggere il lavoro fatto.
Che si pubblichi da solo. Oggi si può. Ma io consiglio di creare gruppi di scrittura fatti di persone franche e sincere che si correggano reciprocamente il lavoro e provino insieme ad applicare le varie tecniche di progettazione e scrittura accessibili in rete. È ciò che facciamo noi con il gruppo della Bloody Roses Secret Society, un gruppo di scrittori variabile in numero che in pratica sono la costola del lavoro della casa editrice. Sono loro che leggono, scrivono, si evolvono. Per condividere le nostre tecniche anche con chi non è interessato al nostro lavoro di gruppo o scrive su soggetti che non pubblicheremmo, abbiamo avviato il servizio iMentori. Un tutoring online a pagamento. Costo 11 euro a modulo.
Per risponderle avrei bisogno che mi indicasse siti specifici. In generale comunque l’aspetto social è vitale per chi fa self publishing.
Non organizziamo concorsi. Veleno e Pozioni d’Amore di Imogen Barnabas si è aggiudicata a settembre l’edizione 2014 di Gusti tra le righe, un riconoscimento assegnato nelle scorse edizioni ad autori come Giuliano Pasini (Mondadori), Marco Malvaldi (Sellerio), Petros Markaris, Gianni Mura.
Sì, un film tratto da uno dei nostri romanzi che faccia decollare la notorietà della nostra qualità editoriale.
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