Questa schifosa città non cambia mai. Dio solo sa quanto vorrei andarmene di qui! Chissà come sta la mia Theresa: non passa giorno in cui non pensi a lei e a nostra figlia Jane. Eppure non posso tornare da loro. Non ancora.
Il mio incubo è iniziato all’incirca due anni fa, quando mi trovavo con il mio collega di pattuglia dalle parti della zona industriale. Ci era arrivata una soffiata: una partita di cocaina dal Messico. Prendere quei farabutti avrebbe dovuto rivelarsi un lavoretto semplice. Non lo era stato. Uno di loro aveva un dannato fucile militare, e non ha esitato un secondo a crivellare di colpi la nostra macchina: il mio compagno è morto sul colpo, mentre io invece sono rimasto privo di conoscenza per almeno una giornata – ferito ma ancora tutto intero. Ora so che, tra i due, è stato il mio collega quello fortunato.
Quando ho aperto gli occhi mi sono ritrovato catapultato in qualcosa di mostruoso. Ero in un edificio abbandonato: la macchina distrutta, il corpo del mio collega, i trafficanti di droga – tutto sparito. Uscii all’aria aperta, solo per scoprire di essere in una città che non conoscevo. Era notte e non avevo un soldo, quindi non potei che accettare l’invito di quella sconosciuta: forse avrebbe potuto prestarmi qualche dollaro o farmi fare una telefonata. Tuttavia, capii subito che qualcosa non andava: lei era troppo sorridente, troppo sicura di sé, per quell’ora della notte. Avrei potuto essere chiunque, ma lei non aveva paura. Mi parlò della necessità di presentarmi a un certo Principe, e mi fece mille domande che non capii.
Scappai. Corsi nella notte, urtando passanti che fingevano di non vedermi. Non riuscivo a capire. Dov’ero finito? Cos’era quella follia? Mi nascosi in un vecchio cimitero, deciso ad aspettare che fosse mattina per fuggire da quel luogo che mi dava i brividi. Chiusi gli occhi solo per un istante, e quando mi svegliai il sole stava di nuovo tramontando.
Mi aggirai per la città di nuovo, ma più guardingo questa volta. Conobbi altri come me: altre persone che si erano risvegliate in quel luogo e si erano ritrovate alla mercé di questa persona che conoscevano solo come il Principe. Non c’era tempo da perdere: era mio dovere di poliziotto scoprire la verità e aiutare quella gente.
Ho quindi iniziato a fare il mio lavoro. Ho messo alle strette un po’ di gente che mi sembrava sospetta. Erano tutti terrorizzati, ma alla fine cominciarono ad ammettere la verità: coprivano gente in alto, gente che faceva strani traffici con il sangue. Di colpo, tutto mi divenne chiaro. Scienziati. Noi eravamo dei test in un esperimento governativo. La città era solo un gigantesco laboratorio, con noi dentro come cavie. Gli altri non volevano credermi, all’inizio.
Ma basta solo riflettere sulle cose in modo logico per capire qual è la realtà, per quanto incredibile sembri. Dormiamo tutto il giorno, svegliandoci sempre alla stessa ora: cosa può essere se non una qualche droga nell’aria? Lo sceriffo (un ricercatore, come tutti gli altri) ci ha detto che non possiamo avventurarci nei boschi per colpa dei lupi – e puntualmente chi tenta di scappare per quella via viene fatto sparire. Tutti coloro che sembrano rivestire un qualche ruolo decisionale qui dentro posseggono dei nomi d’arte e non si fanno mai vedere: chissà quali pezzi grossi si celano dietro questi “Primogeniti”.
All’inizio non capivo perché ci stessero facendo questo. Di recente ho avuto la mia risposta. Uno dei miei alleati ha sentito un pezzo grosso parlare al telefono di un gruppo nemico che sarebbe sul punto di fare la sua mossa a Los Angeles: ha capito solo un nome in codice, “Sabbat”, e dei nomi di probabile origine russa, ma è stato sufficiente. I servizi segreti russi. Come avevo potuto non capirlo subito?
I Russi hanno dato il via a questo esperimento. In seguito, per contrastare la possibile minaccia, il nostro governo ha fatto lo stesso. Esperimenti genetici per creare soldati perfetti.
Ma sono pazzi se credono che li lascerò fare senza combattere. Io e il mio gruppo siamo forti. Cercano di convincerci della storia assurda che hanno creato per noi, di modo da poterci meglio controllare e per impedire che diffondiamo la verità. Ebbene non ci riusciranno.
Troverò le prove e farò in modo che i responsabili paghino.
Vampiri! Chi mai potrebbe credere a una simile idiozia?!
-John McColle
Capo degli Anarchici di Pasadena
Soprannome: Lunatici
Discipline di Clan: Auspex, Oscurazione, Demenza (o Dominazione)
Debolezza di Clan: I Malkavian sembrano avere in comune gli uni con gli altri davvero poco – eccetto il loro difetto di Clan. L’unica cosa davvero certa quando si ha a che fare con un Lunatico è la sua follia: tutti i membri di questo Clan posseggono infatti uno o più disturbi mentali. Non importa quanto bene possano nascondere la loro condizione o quanto possano sembrare – o essere davvero convinti… – di essere perfettamente sani: la loro maledizione li accompagna sempre. Alcuni erano già pazzi prima dell’Abbraccio, altri lo diventano in seguito ma, quale che sia il caso, tale condizione non potrà mai essere curata.
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