Oggi ci distacchiamo un po’ dalla costruzione di un mondo fantasy e affrontiamo un argomento più vicino alla scrittura in sé.
Scrivendo, leggendo e cercando giorno dopo giorno di migliorarvi, vi sarete accorti che esistono moltissime maniere per tentare di elevare il proprio stile. Sui manuali di scrittura persone più o meno esperte danno innumerevoli consigli, tutti abbastanza buoni, ma a mio parere ce n’è uno che ha qualcosa di nettamente superiore agli altri: il copiato.
Sento il brivido gelido che percorre la schiena di voi lettori, ma non sto affatto scherzando: copiare è un esercizio utilissimo.
Forse è il caso di essere chiari: ovviamente non vi sto invitando a copiare quando dovete scrivere i vostri racconti e romanzi. In quei casi dovrete cercare di essere il più innovativi, personali e particolari che potete. Il “copiato” di cui invece voglio parlare è un vero e proprio esercizio che vi invito a fare ogni tanto (o anche spesso) per apprendere alcuni principi della scrittura.
Quando vi andrebbe di scrivere, ma non sapete cosa; oppure quando volete tenervi in esercizio (e la scrittura è esercizio costante, si sa), vi consiglio di prendere un romanzo che vi piace (ma anche se non vi piace, non fa niente) e copiarne una pagina o più.
La prima volta che lessi questo consiglio su un manuale di scrittura scrollai scettico il capo: mi pareva un’assurdità e un’incredibile perdita di tempo. Ebbene: mi sbagliavo.
Ricopiare parola per parola le pagine degli autori a cui ci ispiriamo richiede una concentrazione e un approfondimento di tipo molto diverso da quelli che usiamo nella lettura normale. Nella lettura “standard”, anche se siamo molto concentrati, non ci chiediamo mai quale giro di frase usi l’autore, né pensiamo a quante virgole utilizzi o se preferisca frasi corte o lunghe. Tutto scorre in fretta davanti agli occhi e ci arriva un’ondata di significato la cui forma pare poco importante.
In effetti, se siete soltanto lettori, la forma non è necessariamente un punto fondamentale, ma se invece siete studenti o, ancor meglio, aspiranti scrittori, la forma è tutto.
Riscrivendo dunque, parola per parola e lettera per lettera, le pagine famose, vi renderete conto ancor meglio di quanta grandezza ci sia negli scritti che siamo soliti ammirare. In tal modo capirete anche (con un po’ di triste spavento) quanta enorme distanza ci sia tra noi e i grandi scrittori.
Nel riscrivere e ricopiare si prova un sentimento molto simile a quello dei musicisti che si impegnano a suonare una celebre composizione. Tutti sanno che una data musica è bella, ma solo chi tenta di ricrearla con le proprie dita comprende quanto sia difficoltosa e incredibile la creazione di una melodia così bella.
Per farvi un esempio pratico, vado a raccontarvi proprio quello che ho provato io in un’occasione.
Tante volte, tra gli innumerevoli consigli di scrittura, avevo letto che uno dei modi per far risaltare in modo particolare una frase è iniziarla con il verbo. Ero d’accordo con quest’idea, ma non la sentivo in modo pungente, poiché mi pareva una di quelle ovvietà da “personal training” della scrittura.
È stato soltanto tempo dopo, nel riscrivere il “Canto di Natale” di Dickens, che all’improvviso ho compreso quanto ciò fosse vero.
All’improvviso il protagonista torna a casa, l’abitazione è al buio e una porta sbatte.
“Rimbombò il rumore per tutta la casa come un tuono.”
Nel momento in cui scrissi questa frase mi parve di sentire il rimbombo, tanto era netta e bella. Io, nella mia ignoranza, sicuramente l’avrei scritta nel modo più banale: “Il rumore rimbombò per tutta la casa come un tuono”, ma Dickens (o meglio: il suo traduttore italiano, di cui al momento non ricordo il nome), che non è idiota come me, nel semplice spostamento del verbo all’inizio, riesce a dare vita a queste parole che di per sé sarebbero banalissime.
Questo stesso pensiero magari lo avrei avuto anche con una lettura attenta, ma io l’ho percepito pienamente (senza ragionamenti, sentendolo soltanto “ad orecchio”) nel momento in cui ho riscritto tutto con le mie mani.
Il copiare è dunque un esercizio che vi consiglio vivamente.
Per variare, può anche essere utile modificare un racconto in modo da ambientarlo in un altro luogo, lasciando però il testo inalterato ovunque sia possibile. Ad esempio potreste riportare “Il Signore degli Anelli” nella realtà, oppure potreste raccontare un evento del “Trono di Spade” in prima persona, calandovi nei panni del personaggio che amate di più.
Faccio questi esempi per tornare al nostro interesse originario: il fantasy.
Essendo questo un genere come tutti gli altri, per imparare a scriverlo al meglio occorre studiarlo a fondo, perciò, per diventare ottimi scrittori di fantasy, vi consiglio di allenarvi copiando tutte le più belle pagine degli scrittori che amate di più.
(1968)
oggi ho sentito, per la prima volta in vita mia, dire “il copiato”; lo ha detto mio figlio che lo ha imparato dalla maestra che glielo dice spesso, ma si può sapere da dove esce questo orrendo modo di dire? non esiste in italiano, chi se l’è inventato? È un verbo o un aggettivo, niente di più. Da solo non ha significato. correggetemi se ho torto per cortesia, visto che anche Voi lo usate. grazie.