Al pari degli uomini, anche le donne possono mutare in lupo, divenendo così delle femmine licantropo, note nei paesi anglosassoni come “were-women”. L’uso del prefisso “were” fa riferimento alla possibilità di un soggetto di cambiare forma; vedremo, nell’articolo sugli altri uomini-felini, l’esistenza di “were-cats”, “were-jaguars” e via dicendo. Un teriomorfismo che si estende a, praticamente, i più svariati animali. Anche le donne, quindi, possono divenire “mannare” e, come tali, soggette alle stesse caratteristiche delle loro controparti maschili.
Ciò che le differenza dai licantropi è l’incremento della loro capacità attrattiva, che viene sempre accentuata dagli autori che, nelle opere, le rappresentano. Fascino, sensualità (anche estrema) e una forte carica sessuale sono gli elementi distintivi delle femmine mannare. Non tanto (o non soltanto), quindi, agilità, forza e ferocia, ma l’accentuazione della dimensione sensuale, che le rende ugualmente pericolose rispetto alle malcapitate vittime.
Le donne lupo spopolano soprattutto nella letteratura americana novecentesca, ma non soltanto, trovando spazio anche nei fumetti, nei manga e nelle graphic novel. Sia chiaro. Donne che diventano lupi esistono nell’immaginario popolare dall’Antichità ma hanno faticato a trovare uno spazio “scritto” nei poemi epici o nella letteratura, che tendevano a vedere le donne più come streghe. I demonologi francesi del Sedicesimo e Diciassettesimo secolo di fatto non facevano differenza tra licantropi maschi o femmini, mandando al rogo chiunque fosse sospettato di stregoneria, licantropia o adorazione del maligno.
Cronologicamente parlando, la prima “licantropa” della letteratura compare nel romanzo The Phantom Ship del capitano inglese Frederick Marryat, del 1839, come citato nell’articolo “I licantropi nella letteratura”, sebbene la vicenda della femme fatale lupesca sia a margine della trama principale. Dobbiamo aspettare il 1849 per avere un’opera interamente dedicata a una licantropa, ossia il romanzo gotico Sidonia the Sorceress, dello scrittore tedesco Johannes Wilhelm Meinhold, incentrato sulla nobildonna Sidonia von Bork, vissuta nella seconda metà del Sedicesimo Secolo e accusata di licantropia e di aver seminato morte e distruzione in Pomerania. Sidonia è, de facto, la prima donna lupo della letteratura. Il libro viene tradotto in inglese da Jane Francesca Eglee, la madre di Oscar Wilde, e ottiene un grande successo oltremanica. La Sidonia descritta risente, comunque, più dello stereotipo classico della femme fatale che non della moderna donna-lupo.
A fine Ottocento, Clemence Annie Housman propone “The Werewolf”, una tormentata storia d’amore e guerra con protagonisti due fratelli, che si contendono una misteriosa ragazza, tanto bella quanto selvaggia, che è in realtà una donna-lupo. Ecco, per la prima volta, l’ingresso del fattore bellezza accomunato alla natura misteriosa e predatoria della licantropa. La novella, lodata anche da Lovecraft, è consultabile online.
È del 1925 il romanzo “Invaders from the Dark”, di Greye La Spina, pubblicato in tre puntate sulla rivista Weird Tales e poi in versione integrale nel 1960. Ambientato nella Brooklyn degli anni Venti, mette in campo uno scontro amoroso, stavolta tra due donne: la vedova di un occultista, Portia Differdale, e la principessa russa Tchernova, segretamente un licantropo, entrambe innamorate dello stesso uomo, Owen Edwardes. La principessa Irma Andreyevna Tchernova è bella, seducente, dotata di magnetici occhi e un fascino a cui nessun uomo può resistere, perfetto esempio di donna licantropo mortalmente attraente.
Abbiamo già visto come, negli anni Trenta e Quaranta, la letteratura licantropica esploda con la diffusione delle riviste popolari americane, come Weird Tales, trampolino di lancio per tantissimi autori del fantastico. Su queste pagine, spesso, appaiono (anche in disegni in copertina!) donne-lupo in costumi succinti o seminudi, decretando il trionfo della sensualità selvaggia delle femmine licantropo. Le donne di questi racconti sono forti, sicure di sé e di ciò che vogliono, decise a raggiungere i propri obiettivi a qualunque cosa e usando ogni arma a loro disposizione, dal fascino ipnotico alla sensualità più animalesca. Al contrario, gli uomini sono spesso vittime, impotenti e sconfitti, nelle mani, anzi negli artigli, delle licantrope dominatrici.
Tanti esempi da consigliare per gli amanti del genere, in un elenco che non può essere esaustivo.
“The Blood Flower”, del celebre Seabury Quinn, apparso su Weird Tales, 1927, vede il tentativo di un uomo di mutare una donna in lupo usando il Fiore di Sangue europeo.
“The wolf-woman”, di Bassett Morgan (Weird Tales, settembre 1927): durante una spedizione artica, degli scienziati trovano il corpo perfettamente conservato di una bellissima donna assieme a un gruppo di lupi bianchi. Gli scienziati la risvegliano e lei rivive, una moderna Diana assetata di sangue. Un po’ lupo e un po’ vampiro, ma sempre bella e pericolosa.
“Placide’s Wife” è un racconto di Kirk Mashburn (scrittore di cui sappiamo davvero poco, ma che Robert W. Howard definiva “dannatamente bravo”) con protagonista la licantropa sexy Nita Nuboin. Una curiosità: sulla cover di Weird Tales del Novembre 1931, su cui apparve, viene presentata come una storia di vampiri. Nel seguito, “The Last of Placid’s Wife” (1932), Nita (che gira sempre nuda!) ha un branco di mannari al suo servizio, che eseguono ogni suo comando.
“The Bagheeta”, di Val Lewton (Weird Tales, luglio 1935), è la storia di una creatura leggendaria, metà donna e metà leopardo, reincarnazione di una vergine morta per le torture che uomini sadici e immorali le inflissero. Una figura pericolosa e vendicativa.
“Beast-women stalk at night”, di Wayne Rogers (pubblicato su Horror Stories, Agosto/Settembre 1937), mette in scena addirittura un branco di nude e feroci donne-bestie, che aggrediscono le vittime come lupi.
“The wolf-girl of Josselin”, di Arlton Eadie, pubblicato su Weird Tales nell’agosto 1938, vede un giovane inglese innamorarsi di una ragazza del villaggio di Josselin, nel nord della Francia. Quando stanno per sposarsi, il ragazzo viene a conoscenza dell’oscuro segreto della compagna: le donne di Josselin sono state maledette, secoli addietro, da una strega, e costrette a mutarsi in lupi assetati di sangue.
“Werewoman”, della scrittrice di fantascienza Cahterine Lucille Moore (apparso su Leaves fanzine, inverno 1938/39), appartiene alla serie di Northwest Smith, in cui l’avventuriero delle stelle incontra un branco di lupe mannare in un deserto alieno, diventandone il capo.
Nel 1941 esce il romanzo The white wolf di Franklin Gregory, in cui la protagonista (una giovane donna di nome Sara de Camp d’Avesnes) si immischia in un culto satanico, trasformandosi poi in una feroce lupa bianca, uccidendo chiunque le sbarri la strada, a causa del patto stretto in passato da un suo antenato.
“Loup-Garou”, di Manly Banister, è una tragica storia d’amore di un uomo per una bellissima (ovviamente) e affascinante ragazza lupo. “Eena”, dello stesso autore (Weird Tales, Settembre 1947), da molti considerate il suo miglior lavoro, è un’altra storia d’amore destinata a concludersi tragicamente. Joel Cameron, uno scrittore, prende casa a Wolf Lake dove trova un cucciolo di lupo, dal manto bianco, e decide di prendersene cura, nonostante l’opposizione dei coloni. Crescendo, il lupo (che è una lupa e viene chiamata Eena) diventa grande e fugge, ponendosi a capo di un famelico branco e rivelando un terribile segreto: può trasformarsi in una bella e giovane fanciulla di cui Joel si innamora, ignaro che si tratti di Eena. Quando alla fine si troverà di fronte il terribile lupo bianco, il terrore lo porta a sparare, ritrovandosi a stringere tra le braccia il corpo morente dell’amata.
Altri racconti con licantropi femmine sono: “The Hand of the O’Mecca”, di Howard Wandrei (Weird Tales, Agosto 1935); “The Gentle Werewolf”, di Seabury Quinn (pubblicato su Weird Tales, 1940), ha un approccio più classico, con una bella fanciulla, Sylvanette de Gaveret, mutata in licantropo da una strega cattiva e costretta a seguire il fidanzato in Terrasanta all’epoca delle Crociate; e “Lupa”, di Robert Barbour Johnson (Weird Tales, gennaio 1941).
Anche nei fumetti le donne-lupo hanno avuto il loro spazio. Se ne sono occupati Dylan Dog, Dampyr, Conan il Barbaro e la Marvel. Anche l’Italia ha la sua licantropa sexy negli anni Ottanta, quando la Edifumetto di Milano pubblica Ulula, un fumetto sexy-horror con protagonista la sensuale indossatrice di nome Ulla, definita, nella tavola di apertura, “la più bella e più pagata del mondo”. La serie, durata dal 1981 al 1984, per 36 numeri, è disegnata da Giovanni Romanini che ci regala una Ulla bella, formosa e nient’affatto pudica. A causa di un incidente, le viene infuso sangue di lupo, che determinerà la sua trasformazione in un licantropo disinibito.
Molte storie, anche brevi, su licantropi e donne-lupo sono disponibili in “Storie di lupi mannari“, raccolta antologica curata da Gianni Pilo per Newton & Compton Editori, 1994.
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