Nel corso della rubrica ho ripetuto qualche miliardo di volte che per scrivere è ovviamente necessario leggere.
Leggere di tutto, senza sosta, è per certi versi più importante dello scrivere. La nostra scrittura, infatti, in particolare quando si è alle prime armi, ci appare quasi “obbligata”; utilizziamo uno stile che ci è imposto dalle nostre conoscenze, e se esse sono limitate, di conseguenza susciteranno un linguaggio limitato. Al contrario, con lo sviluppo delle proprie capacità, le possibilità di scelta aumenteranno spontaneamente, e per farle crescere non c’è altro modo che leggere con costanza.
Se invece ci limitiamo a scrivere soltanto, concentrandoci esclusivamente sui nostri scritti, ci ritroveremo sempre chiusi in noi stessi e non potremo spaziare.
Al contempo, però, è altrettanto vero che non è solo la lettura a migliorare la nostra scrittura, ma anche la scrittura a migliorare la nostra lettura.
Come infatti avviene in altri campi, come ad esempio lo sport o il cinema, un esperto dell’argomento osserverà una partita di calcio o un film in un’ottica ben diversa da quella di uno spettatore “semplice”, poiché conoscendo tecniche e strutture, potrà valutare a fondo lo svolgimento dell’evento.
Allo stesso modo, quando comincerete a scriverete, inizierete ad avvertire la difficoltà di trovare le parole giuste, lo snodo delle frasi più adeguato, la concatenazione di capitoli migliore, e così via; passando poi alla lettura, inizierete quindi a leggere da “scrittori”, e cioè non soltanto inseguendo la trama, ma valutando con occhio attento le soluzioni che i grandi autori rintracciano per venire a capo di simili problemi.
È dunque un ciclo ininterrotto: scrivendo si legge meglio, e leggendo meglio si scriverà di conseguenza ancor meglio.
Illudersi che la scrittura sia tutto talento innato, e che non sia necessario leggere i grandi scrittori per comprenderla meglio, sarebbe come pensare di poter diventare bravi cuochi senza assaggiare mai niente e pensando di avere un perfetto senso del gusto; al di là del fatto che morireste di fame, è chiaro che sarebbe una sciocchezza.
Se leggere i grandi autori è utile, può esserlo altrettanto leggere (talvolta) scrittori minori e libri bruttini. Difatti, nell’opera ben compiuta, tutto ci risulta sempre semplice e limpido, con soluzioni che appaiono spontanee e facili da riutilizzare.
Se però ci accingiamo a leggere un libro imperfetto, scopriremo subito in esso tutte le difficoltà dello scrivere, le imperfezioni (riconoscendone magari anche di nostre), la tortura dell’idea che non riesce a esprimersi e sarà lampante la grande difficoltà che si cela dietro ogni scelta stilistica.
Non è certo il caso di affrontare molti libri brutti, altrimenti ci passerà la voglia di leggere, ma misurarsi ogni tanto con qualcosa di imperfetto può aiutare l’aspirante scrittore a scovare imperfezioni che un libro ottimo, essendone privo, non farebbe scoprire.
In conclusione, leggete. Leggete ogni giorno e in ogni istante.
E, se volete scrivere, leggete domandandovi in continuazione il perché (e il dove e il come) gli autori bravi vi sorprendono, mentre quelli meno bravi non ci riescono.
Con il tempo, così, imparerete a leggere da “scrittori”.
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