Samuel riprese conoscenza sputacchiando terra, aveva la testa che gli girava e gli faceva male quasi tutto il corpo. Si guardò attorno alzando leggermente il capo dalla terra fredda e si accorse di essere legato in maniera approssimativa, steso accanto a Gabriella che sembrava morta per quanto era bianca.
“Gabriella!” chiamò scuotendosi per liberarsi dalle corde.
Queste scivolarono come se fossero state solo appoggiate, lui quasi non ci fece caso, la sua attenzione era tutta per l’amica distesa lì accanto.
La liberò dalle corde e cercò segni vitali, era viva,la respirazione era normale, probabilmente stordita ed infreddolita come lui. Tirò un sospiro di sollievo e si volse a cercare Julie.
Un lieve lamento gli uscì dalla gola quando alla luce della luna vide la macchia di sangue, anzi per essere corretti, la pozza di sangue in cui il corpo del lupo era disteso.
Una bella donna, molto simile a Julie era inginocchiata accanto a lei, completamente nuda.
Samuel appoggiò delicatamente Gabriella ad un albero e corse ad inginocchiarsi accanto al lupo.
“Oh Mio Dio!” esclamò passandosi una mano tra i capelli.
Una catena faceva due giri intorno al corpo insanguinato, mentre un rampino che doveva essere attaccato alla fine di quella, era agganciato all’anca, penetrato nella carne per alcuni centimetri.
La donna stava cercando di liberare Julie da quella trappola mortale, così lui si mise subito all’opera aiutandola a sollevare il corpo. Sentiva il respiro lieve del lupo e il battito cardiaco sempre più lento.
“Dobbiamo portarla in ospedale” disse con voce tremante.
“Impossibile, se si trasforma muore, sto esercitando tutto il mio potere per farla rimanere con queste sembianze. Il lupo è più coriaceo, così ha qualche possibilità di salvezza” disse la donna.
Osservandola meglio Samuel si accorse, nonostante le ombre, che aveva la fronte corrugata e imperlata di sudore e rughe di preoccupazione intorno agli occhi, concentrati sulla figlia.
Desiderò ardentemente di poter fare qualcosa, di poterla salvare e riportare sia lei che Gabriella a casa, sane e salve.
“Ma che ….” esclamò quando le sue mani si illuminarono di una lieve luce bluastra.
La donna alzò lo sguardo su di lui, anche lei sconcertata
“Hai gli occhi luminosi” disse in un sussurro “chi o cosa sei?”
Samuel si portò una mano davanti la faccia, incredulo, poi sentì nascere dentro di se l’esigenza di avvicinarle entrambe alle ferite di Julie. Non aveva nessuna idea del perché lo stesse facendo, ma avvertiva nella sua mente la necessità di farlo.
Quando lo fece successe una cosa che lo colmò di felicità, ma nello stesso tempo di terrore. Le ferite sanguinolente del lupo cominciarono a cicatrizzarsi, il sangue smise di uscire e pian piano si chiusero, quando successe non alzò le mani, sapevache c’era ancora tanto da fare per le ferite interne.
Inebriato e spaventato rimase lì, fermo e luminoso con addosso lo sguardo sgomento della madre di Julie.
Dopo qualche minuto come era arrivata la luminosità si spense e lui si sentì talmente svuotato che dovette stendersi sulla fredda terra umida.
Aveva il respiro affannato e si sentiva come se avesse corso per chilometri in salita, ma un tenue sorriso gli si era stampato in volto. Era soddisfatto di essere riuscito ad aiutare l’amica e a salvarla dalla morte.
“Cosa sei?” chiese la donna che ancora lo scrutava con attenzione
“A questo punto non lo so, ma posso dire per certo che è la prima volta che mi succede” rispose mantenendo lo sguardo rivolto alle fronde degli alberi e al cielo stellato che si poteva vedere fra esse.
“Avevo già sentito il tuo strano odore, ma quando hai fatto questa cosa è aumentato. Sembrava …” disse lei pensierosa “sembrava quando mia madre sfornava i biscotti”
“Biscotti?” chiese lui inarcando un sopracciglio
“Si, biscotti, di quelli fatti in casa.”
“Di cosa state parlando?” la voce di Gabriella li fece voltare entrambi.
Si era alzata da dove l’aveva deposta lui e sembrava star bene.
“Oh è successa una cosa strabiliante!” disse lui sorridendole.
“Anche a me!” rispose lei.
“A te? Ma se eri svenuta!” disse lui corrugando la fronte.
Non riusciva ad alzarsi, si sentiva troppo stanco quindi decise di continuare la conversazione da quella strana posizione, magari non era molto educato, ma lui non poteva farci nulla.
“Si, mi sono ritrovata in una radura, c’era tanto sole. C’era Julie che stava dormendo, poi si è svegliata ed io ho cominciato a parlare, ma non ero veramente io.” disse pensierosa “era come se qualcun altro fosse nel mio corpo e lo gestisse, ma non era una cosa brutta, anzi. Mi sentivo amata e coccolata e quest’altra entità, cosa, come la vuoi definire ha detto delle cose a Julie. Ha detto che io e te siamo dei tramiti e che aiuteremo lei nella sua impresa.”
“Ecco spiegato” sussurrò la madre di Julie
“Spiegato cosa?” chiese Gabriella incuriosita.
“Che mi sono acceso come un led blu ed ho guarito il lupo da ogni ferita, esterna ed interna, senza sapere come. Solo con le mani!” disse Samuel agitandole davanti alla faccia.
Sapeva di avere lo sguardo da scienziato pazzo e sperava vivamente che in quella penombra nessuno se ne accorgesse, ma era troppo elettrizzante questa situazione, nuova ed elettrizzante.
“Ah!” disse Gabriella con gli occhi sgranati “e me lo sono persa!”
Samuel scoppiò a ridere. L’unico problema dell’amica era che si era perso lo spettacolo, non che stavano vivendo come in un film di fantascienza.
“E’ incredibile” disse lui poggiandosi una mano sugli occhi “ne è valsa proprio la pena di andare dalla vecchia.”
“Penso che dobbiate rallentare” disse quasi in un sussurro la Lican, mentre accarezzava i capelli della figlia tornata umana“vi sembra tutto così nuovo e bello, ma vi assicuro che far parte di questo mondo ha molti di lati negativi.”
Samuel riuscì a tirarsi su appoggiandosi ad un gomito, riusciva a vedere, anche se a malapena nella penombra, il dolore che segnava il suo viso.
Proprio in quel momento Julie aprì gli occhi e quando si accorse di essere con la testa in grembo a sua madre sorrise.
Fu un’immagine così bella, le due donne che si ritrovavano dopo tutti quegli anni, che quasi gli vennero le lacrime agli occhi.
Distolse lo sguardo per lasciare loro la privacy che meritavano e vide che Gabriella stava facendo altrettanto.
“Che ci fai ancora sdraiato a terra? Alzati pigrone!” gli disse porgendogli la mano che lui afferrò per farsi aiutare.
Si allontanarono di qualche passo, le forze gli stavano tornando, ma si sentiva ancora stanco.
“Quindi, a quanto pare abbiamo un compito da portare a termine” disse.
“Già, la strega aveva ragione. Chissà se qualche volta si sbaglia” rispose pensierosa l’amica.
“Non credo proprio” rispose lui con un mezzo sorriso.
(26)