“Il tema di Le Tombe di Atuan è, se dovessi dirlo con una parola sola, il sesso. Nel libro c’è molto simbolismo, che per la maggior parte, naturalmente, non ho analizzato a livello cosciente mentre scrivevo; tutti i simboli possono essere interpretati sessualmente. Con maggiore esattezza, si potrebbe dire che è una conquista femminile della maggiore età. Nascita, rinascita, distruzione, libertà, sono questi i temi.”
(Ursula Le Guin, Il Linguaggio della Notte, tr. it. di A. Sacchi, Editori Riuniti, Roma, 1986 p.48)
Le Tombe di Atuan è il secondo libro del ciclo di Earthsea, precisamente pubblicato nel 1971 (4 anni dopo il Mago). Molti amici mi dicono che è il loro preferito. Aspetto di rileggerli tutti per dare il mio verdetto.
Tenar viene strappata dalla famiglia da bambina, per essere portata alle Tombe di Atuan, luogo di culto dell’impero di Kargard, dove diventa la Senza Nome, la Sacerdotessa Eternamente Rinata. Arha (questo il suo nuovo nome), vive alle Tombe una vita fatta di doveri e insegnamenti, e le giornate si susseguono ripetitive e noiose. Infatti…
I giorni passavano, gli anni passavano, tutti uguali. Le fanciulle del Luogo delle Tombe trascorrevano il tempo fra studi e discipline. Non giocavano mai. Non c’era tempo, per giocare.
Ged gioca un ruolo cruciale nella storia di Earthsea: nel suo ultimo viaggio risolve una questione che affonda le sue radici nella leggenda. Riporto qui, sotto spoiler perché è un po’ lungo, il discorso che fa Ged a Arha.
Lo stile non si discosta molto da quello de Il Mago; il narratore è meno invadente e non ci sono salti improvvisi di PoV. Giusto una similitudine un po’ fuori luogo (con uno gnomo, mai sentito parlare di gnomi su Earthsea), ma nulla di eccezionale.
Abbiamo conosciuto ben poco dell’Impero di Kargad grazie alle avventure di Ged. Ne Le Tombe di Atuan, questo argomento viene approfondito.
Alla morte dell’Unica Sacerdotessa delle Tombe di Atuan, le cerimonie della sepoltura e della purificazione vengono compiute entro un mese, secondo il calendario lunare. Poi, alcune sacerdotesse e alcuni custodi del Luogo delle Tombe attraversano il deserto e vanno tra le città e i paesi di Atuan, cercando e interrogando. Cercano la bambina nata la notte della morte della Sacerdotessa. Quando la trovano, attendono e osservano. La bimba dev’essere sana di corpo e di mente, e quando cresce non dev’essere affetta dal rachitismo né dal vaiolo né da altre deformità, e non deve diventare cieca. Se raggiunge l’età di cinque anni ancora perfetta, allora è evidente che la bambina è in verità il nuovo corpo della Sacerdotessa morta. Allora viene dato l’annuncio al re-dio di Awabath, e la bambina viene portata qui nel suo tempio e istruita per un anno. Allo scadere dell’anno viene condotta nella sala del trono, e il suo nome viene restituito a coloro che sono i suoi padroni, i Senza Nome: perché lei è la Senza Nome, la Sacerdotessa Eternamente Rinata.
Splendida illustrazione di Rebecca Guay
Entro il recinto del Luogo – non aveva altro nome; e non gliene occorrevano altri, perché era il luogo più antico e più sacro tra tutti i luoghi delle Quattro Terre dell’impero di Kargad – vivevano circa duecento persone, e c’erano molti edifici: tre templi, la Casa Grande e la Casa Piccola, i quartieri dei custodi eunuchi, e all’esterno, vicino al muro, le caserme delle guardie e le capanne degli schiavi, i magazzini e i recinti delle pecore e delle capre e gli edifici della fattoria. Sembrava una piccola città, quando lo si guardava da lontano, dall’alto delle colline aride a occidente, dove non crescevano altro che salvia, ciuffi di erba dura, minuscole piantine ed erbette del deserto. Anche da lontano, dalle pianure a oriente, alzando gli occhi si poteva scorgere il tetto d’oro del tempio degli dèi gemelli luccicare e scintillare contro lo sfondo delle montagne, come un frammento di mica in una roccia.
La parte sicuramente più affascinante. Il Labirinto, dimora dei Senza Nome, si dirama al di sotto delle Tombe per kilometri. Arha fin da bambina impara a memoria i vari percorsi e le svolte giuste per arrivare in una determinata sala; la via per la camera del tesoro, la più complessa e difficile, le viene spiegata solo una volta.
Ecco cosa sono i senza nome…
Vediamo la protagonista, Arha, crescere e maturare come donna. Lei non conosce che la realtà delle Tombe e quello che le viene insegnato: è presuntuosa e arrogante. Infatti:
I riti e i doveri della giornata non le erano mai sembrati tanto numerosi e lunghi e meschini. Le bambine con la faccetta pallida e i modi furtivi, le novizie irrequiete, le sacerdotesse dal volto austero e sereno ma dall’esistenza che era un groviglio segreto di gelosie e di infelicità e di piccole ambizioni e di passioni sprecate… tutte quelle donne, tra le quali era sempre vissuta, e che formavano per lei tutto il mondo umano, adesso le apparivano patetiche e noiose. Ma lei, che serviva un grande potere, lei, la sacerdotessa della tetra Notte, era immune da quelle meschinità. Non doveva curarsi della logorante mediocrità della vita comune, dei giorni in cui l’unica gioia era di ottenere sul piatto di lenticchie una cucchiaiata di grasso d’agnello in più della vicina…
La svolta si ha con l’arrivo di Ged, verso cui Arha prova sentimenti ambigui: da un lato vuole vederlo soffrire, da un lato ne è attratta. L’intrecciarsi delle loro vite costituirà l’epilogo del romanzo, che non vi svelo.
A differenza de Il Mago, i personaggi qui sono meglio delineati e più approfonditi; risaltano le due sacerdotesse principali per esempio, Thar e Kossil, il guardiano di Arha, Manan, e l’unica ragazza del complesso di cui conosciamo il nome, Penthe.
Le Tombe di Atuan è un libro magico. Parte essenziale del ciclo di Earthsea, non mancherà di coinvolgervi e affascinarvi nella sua semplicità. Ursula non ne sbaglia una!
VOTO: 9/10.
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