La stanza era rischiarata da decine di candele bianche con cui la ragazza aveva tappezzato ogni superficie disponibile, oltre al cerchio per terra in cui giaceva supino il suo amico.
Antony spostò il peso da un piede all’altro in preda al nervosismo, sperava funzionasse anche perché non aveva altra soluzione.
Se oggi non si fosse risolto tutto, Nico sarebbe morto.
Spostò lo sguardo sul petto dell’amico ed emise un leggero sospiro di sollievo nel vederlo alzarsi impercettibilmente. Ancora respirava, quindi c’era speranza.
La sua attenzione fu catturata dall’uomo che aveva smesso di salmodiare in ginocchio e cominciava a girare intorno alla sagoma a terra.
Antony non era molto contento di dover ricorrere alla magia, per di più di due sconosciuti, ma quel bastardo di Desmith si era rifiutato di aiutarlo. Facendo le sue ricerche per aiutare Nico, Antony aveva scoperto diverse cose interessanti sul suo capo, non ultima il fatto che fosse corrotto dalla magia nera.
Quando aveva ordinato a tutti i cacciatori della Chiesa di cercare una strega non aveva idea del perché o di come avesse trattato la povera Bree in tutti quegli anni. Era stato un vero colpo di fortuna trovarsi nel momento giusto in quel corridoio.
Aveva visto Desmith scendere con il suo braccio destro giù nei sotterranei dove aveva ascoltato i loro discorsi. Non era stata sua intenzione origliare, ma il capo gli aveva da poco risposto che Nico poteva benissimo morire e non avrebbe tolto risorse preziose dalla sua ricerca per uno che si era fatto infettare dalle ombre. Così si era espresso, facendogli digrignare i denti.
Lo aveva seguito ed aveva ascoltato le sue farneticazioni.
Non era mai sceso nei corridoi di quell’ala del castello e non lo avrebbe fatto mai più, era ancora scosso da brividi ogni volta che ci pensava.
Le urla, i raschi e quei sussurri gli avevano gelato il sangue.
In quel posto erano contenute cose antiche, molto antiche e anche molto arrabbiate. Antony faceva il cacciatore ormai da quindici anni, aveva cominciato da adolescente, quando la sua famiglia lo aveva lasciato solo al mondo ed era incappato per la prima volta nei mostri. Un cacciatore della Chiesa lo aveva salvato, portandolo in una delle case sicure e da allora lui si era allenato con un solo scopo, distruggere il male. Il fatto stesso che era proprio il suo capo a essere il male gli aveva lasciato l’amaro in bocca.
Un gemito lo strappò dai suoi pensieri riportandolo nella stanza dell’appartamento di Nico.
Ora poteva vederle chiaramente, le ombre avevano cominciato a muoversi intorno al corpo dell’amico in risposta alle parole salmodiate dallo stregone. Sembravano sofferenti e continuavano a ghermire il corpo a terra provocando gemiti di dolore.
Che riuscisse ancora ad emetterli era una buona cosa.
Guardò ai suoi piedi per appurare di essere ancora al sicuro nel cerchio protettivo che la ragazza e lo stregone avevano fatto prima di cominciare il rituale. Avevano disegnato tre cerchi magici, uno grande al centro in cui avevano disteso Nico e due più piccoli, rispettivamente ad Est ed Ovest dove si era posizionato lui e la ragazza, mentre lo stregone era rimasto nel cerchio grande con l’amico. Gli avevano detto che era molto pericoloso, perché le ombre, quando sarebbero state staccate dal corpo ormai quasi senza energie di Nico, avrebbero cercato un altro “donatore” afferrando il primo disponibile.
Mark, lo stregone, gli aveva spiegato che lui sarebbe stato al sicuro grazie al tatuaggio che si dispiegava su tutto il suo torso e parte delle braccia. Doveva farselo fare e anche Nico lo avrebbe avuto, a costo di prenderlo a calci.
Sollevando lo sguardo incontrò quello di Kirya dall’altra parte della stanza, con la luce delle candele sembrava molto pallida. Era stata molto gentile con lui, anche se non la conosceva. La vecchia pazza, il suo contatto a New Orleans lo aveva indirizzato dallo stregone per risolvere il suo problema e lì vi aveva trovato anche lei. Durante il viaggio per tornare da Nico gli aveva raccontato la sua esperienza con quelli che loro chiamavano “pirasmi” ovvero fantasmi pirata in cui si era imbattuta durante una vacanza nel mare del nord. Da quel momento era stata introdotta da Mark nel brutto mondo dei mostri ed era diventata la sua aiutante. Aveva apprezzato il suo coraggio, una persona normale sarebbe scappata sicuramente in preda all’orrore o sarebbe impazzita, o tutt’e due.
Un urlo di dolore gli fece riportare lo sguardo sul corpo di Nico che in quel momento sobbalzava per terra come in preda alle convulsioni. Le ombre erano tre e si stavano agitando sempre di più. Voleva lanciarsi ad aiutare l’amico, ma sapeva perfettamente che sarebbe stato da idioti ed avrebbe vanificato tutti gli sforzi, quindi si morse l’interno della guancia rimanendo immobile mentre serrava i pugni.
Mark si fermò ed urlò una parola che Antony non comprese, ma che le ombre interpretarono come un ordine perché si affrettarono a sgusciare completamente fuori dal corpo di Nico e a scappare verso il soffitto. Quando anche l’ultima se ne fu andata lo stregone si accasciò a terra accanto al corpo dell’amico. Antony guardò Kirya che annuì e si lanciarono verso il cerchio principale. Immediatamente prese tra le braccia il corpo di Nico, nelle ultime settimane quelle dannate ombre lo avevano risucchiato come un chupa chups lasciandolo denutrito ed esanime. Aveva perso almeno venti chili, cosa che gli rese più semplice prenderlo in braccio e portarlo nel suo letto.
“Ora dovrà solo riposare e mangiare” disse Mark alle sue spalle, la sua voce era sofferente.
Antony si voltò verso la porta da cui stavano entrando.
“Tu come stai?”
Mark sorrise.
“Mi riprenderò, ho un’aiutante perfetta che mi accudirà” disse facendo l’occhiolino a Kirya che alzò gli occhi al cielo, ma si vedeva che era soddisfatta da quell’affermazione.
“Ottimo.”
“Non dimenticare la promessa” disse Mark tornando serio
“Non la dimenticherò, vi aiuterò, però prima una cosa.”
“Cosa?” chiese Mark guardingo
Antony aveva dovuto penare tanto per convincerlo che fosse diverso dal suo capo e forse non era riuscito a convincerlo del tutto, sperava di farlo in futuro.
“Quel tatuaggio, voglio averlo anche io e anche lui” fece cenno con un dito in direzione di Nico “non voglio più avere a che fare con quelle cose, mai più!”
Mark sorrise
“Non è un problema, ma possiamo parlarne domani? Mi sa che sto per svenire.”
Il volto dello stregone era cinereo e Antony si affrettò ad accompagnarlo nella stanza degli ospiti dove Kirya lo fece adagiare a letto e gli mise una coperta.
Si ritrovarono nel corridoio dove entrambi sospirarono di sollievo.
“Grazie” disse Antony
Kirya sorrise
“Non c’è di che. Vedi è per questo che aiuto Mark in queste cose.”
Antony aggrottò la fronte guardandola confuso.
“Oltre al fatto che lo amo, ovviamente. Mi piace aiutare gli altri, e vedere il lieto fine.”
Gli diede un buffetto sulla spalla prima di avviarsi a mettere a posto il casino lasciato in soggiorno dal rituale.
Antony sorrise seguendola.
“Siete proprio delle brave persone. Sarà un piacere aiutarvi a ripulire la Chiesa delle Tre Croci.”
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