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Le meraviglie del mondo naturale nei ritratti di Giuseppe Arcimboldo

Benvenuti nella terza puntata della rubrica Fantasy Art!

Oggi approfondiremo l’arte fantastica di un nostro connazionale, il pittore italiano Giuseppe Arcimboldo, detto Arcimboldi.
Nato nel 1527 a Milano, rappresenta l’apice della pittura fantastica rinascimentale e manierista. Distaccandosi dalle influenze oscure di Bruegel e Bosch, il pittore milanese fu celebre per il suo interesse per le meraviglie del mondo naturale, egli nella casualità della natura riusciva a percepire delle forme a noi familiari e le tramutava in opere d’arte, rappresentando per lo più volti costruiti con frutti, pesci, libri ed altri oggetti. La particolarità di queste opere è la reversibilità delle immagini, perchè una volta ribaltato il quadro,  il volto diventa un canestro di ortaggi.

Arcimboldo Vegetables - Lande Incantate Arcimboldo Vegetables upsidedown - Lande Incantate

Priapo (Ortolano) (1590)

Passò molti anni della sua vita a Praga e a Vienna lavorando come ritrattista di corte. In quel periodo nacque un  grande interesse verso il  regno animale, vegetale e minerale perché grazie alle scoperte geografiche, i traffici commerciali con l’Oriente e lo sviluppo della scienza, i signori dell’epoca ebbero la possibilità di raccogliere e collezionare numerosi “souvenir” del mondo per poi custodirli nei loro castelli creando veri e propri giardini zoologici e orti botanici. Si diffonde così il gusto di collezionare ogni sorta di rarità: nascono in questo modo le cosiddette Wunderkammern (camere delle meraviglie), gallerie piene di oggetti e macchinari ingegnosi: astrolabi, cannocchiali, orologi astronomici, uccelli impagliati, enormi conchiglie e mummie egiziane. Arcimboldi frequentava volentieri queste collezioni per poter osservarvi da vicino animali e piante che poi dipinse nelle sue composizioni in modo estremamente realistico.
Non si sa di preciso come siano nate le sue strane composizioni, ma il loro stile rientra in pieno nel cosiddetto manierismo, una corrente artistica che si diffonde in quegli anni in tutta Europa, caratterizzata dal gusto per l’illusionismo, l’artificio, la bizzarria. In questo clima, le opere di Arcimboldi provocano un grande entusiasmo e i suoi quadri sono usati come doni di pregio.
Egli tornò a Milano pieno di gloria dove morì nel 1593. Le sue opere furono messe da parte per qualche secolo, per poi essere riscoperte con grande entusiasmo nel ‘900 dai pittori surrealisti che le usarono come fonte di studio ed ispirazione. Seppur nello stesso periodo il critico  Roland Barthes osservò che l’effetto che suscitano le tavole di Arcimboldo è la “repulsione”: « Le teste di Arcimboldo sono mostruose perché rimandano tutte, quale che sia la grazia del soggetto allegorico, […] ad un malessere sostanziale: il brulichio. La mischia delle cose viventi […] disposte in un disordine stipato (prima di giungere alla intelligibilità della figura finale) evoca una vita tutta larvale, un pullulìo di esseri vegetativi, vermi, feti, visceri al limite della vita, non ancora nati eppure già putrescenti ».

Le quattro stagioni
Arcimboldo creò un ciclo di opere dedicato alle quattro stagioni per la corte di Vienna. Esse rappresentano i cicli vitali dell’uomo in quanto ogni soggetto ha delle caratteristiche riscontrabili nelle diverse età (infanzia, gioventù, maturità, vecchiaia), i volti sono composti da fiori per quanto riguarda la primavera, e da ortaggi di stagione che cambiano in base a quella che rappresentano.

Primavera, Estate, Autunno, Inverno

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