Eccoci arrivati a Il Cavallo e il ragazzo, terzo in ordine cronologico, ma uno degli ultimi in ordine di scrittura. Il racconto si discosta un po’ dagli altri, proponendo luoghi diversi, il regno di Calormen, la terra di Archen e il deserto che vi si frappone, e personaggi diversi, come Shasta e i cavalli parlanti di Narnia.
Iniziamo!
Shasta, un povero ragazzo di Calormen, vive col padre pescatore in una capanna e si occupa di tutte le faccende quotidiane. La sua vita scorre monotona e priva di entusiasmo, finché un giorno non viene a trovarli un cavaliere, che vuole comprare Shasta al pescatore. Mentre i due uomini contrattano sul prezzo, Shasta esce fuori e trova il cavallo del tarkaan: è un cavallo di Narnia di nome Bridodondodandodà (per amici Bri). I due progettano di fuggire insieme per andare a Narnia… Il cavallo e il ragazzo è appunto la storia del viaggio di Shasta e Bri. Chiaramente, si troveranno nel mezzo di qualcosa più grande: l’Epica Battaglia™, l’intervento del Dio Aslan e una sorpresa sulla vera identità di Shasta. Le ultime pagine sono una sorta di epilogo super zuccheroso. Ve lo risparmio.
È lo stile a cui siamo stati abituati da Lewis: narratore onnisciente, anticipazioni, interventi dell’autore e così via.
Esempio fastidioso di intervento del narratore
Shasta ha un dubbio su Aravis (una ragazza che fugge insieme a lui ma da cui si era momentaneamente separato).
Ancora una volta, l’opinione che Shasta si era fatto di Aravis era inesatta. La ragazza era orgogliosa, a volte anche dura, ma sempre sincera e non avrebbe mai tradito un compagno, sebbene non le piacesse.
Ora, se avessimo avuto anche solo un minimo dubbio su Aravis, queste due frasette lo demoliscono del tutto. Tensione narrativa pari a zero.
Classica descrizione pigra
Uscirono a piedi e in pochi minuti arrivarono di fronte ai cancelli del palazzo reale. […] Raggiunsero la sala delle colonne e da lì quella delle statue. Continuarono lungo il colonnato, oltrepassando le immense porte di rame battuto che portavano alla sala del trono: non ci sono parole per descrivere la magnificenza e la meraviglia di quello che videro, sia pure alla debole luce delle lampade a olio.
Il tutto è decisamente generico e riassunto. Si blatera di cose magnifiche e meravigliose, ma non ci sono dettagli concreti o particolari che ci permettano di vedere coi nostri occhi tale bellezza.
Narnia vista dai Calormiani
Qui vi metto una citazione simpatica sulla prospettiva di Calormen rispetto a Narnia:
“Sappi, illuminato principe” intervenne il gran visir “che fino all’anno in cui tuo padre diede inizio al suo regno benefico ed eterno, la terra di Narnia era coperta dal ghiaccio e dalla neve, e dominata dalla più potente fra le streghe.
“Questo lo so, loquace gran visir” rispose il principe. “Ma so pure che la strega è morta. E ora che il ghiaccio e la neve sono scomparsi, Narnia è salubre, accogliente e ricca di frutti.
[…] “Per quanto mi riguarda, nessuno riuscirà a convincermi che un cambiamento così grande, morte della strega compresa, sia avvenuto senza l’aiuto di una potente magia. Del resto, non è affatto strano se si pensa che quella terra è abitata per lo più da demoni in sembianze animali con il dono della parola e da mostri con il corpo metà umano e metà bestia. È risaputo che il Re supremo di Narnia (gli dei lo maledicano) è appoggiato da demoni dall’aspetto ripugnante e irresistibile malvagità che compaiono sotto forma di leone. È per questo che attaccare Narnia resta un’impresa oscura e incerta: come si dice comunemente, non ho nessuna intenzione di allungare la mano per rischiare di scottarmela.
Come ho accennato su, c’è il tentativo di descrivere due mondi diversi da Narnia.
Il regno di Calormen
Di Calormen ci sono poche descrizioni in realtà. Vagamente ricorda un paese arabo:
Shasta non era attratto dalle regioni a sud, perché un paio di volte era stato con Arshish in paese e non aveva visto niente di interessante: c’erano soltanto uomini come suo padre, gente che indossava tunche lunghe e sporche, calzava scarpe di legno con la punta all’insù, portava il turbante, la barba e parlava di cose noiose in tono strascicato.
Di sicuro l’autore non ha fatto chissà che sforzo per immaginare un paese del genere. L’unica nota di colore è la frase che viene ripetuta sempre quando si nomina il re Tisroc, ossia possa egli vivere in eterno. Per il resto, nulla di che: il denaro è la mezzaluna, c’è il deserto e ci sono gli schiavi.
Il regno di Archen
Su questa terra c’è pochissimo da dire: si trova al confine di Narnia, con la quale è in ottimi rapporti diplomatici, ed è separata da Calormen dal deserto.
Shasta, il ragazzo di Calormen, è il protagonista della storia. Shasta è un ragazzo abbastanza semplice e tranquillo; di certo non brilla per genialità, ma non è nemmeno stupido o fastidioso. Il cavallo parlante Bri è l’unico con una personalità abbozzata: è fiero e intelligente, e si fa anche un sacco di paranoie. Altri personaggi rilevanti sono Uinni e Aravis. Infine, c’è una breve comparsa dei quattro ragazzi protagonisti del libro precedente, ora re e regine di Narnia. Nel complesso, i personaggi sono abbastanza lineari: non hanno molto da dire e non c’è molto di cui parlare.
È una storiella simpatica, del tutto irrilevante per la trama principale. Vorrebbe essere senza pretese, ma di fatto ne ha: ad ogni modo è sicuramente più godibile del capitolo precedente.
Si poteva fare di meglio. Alla prossima!
VOTO: 6
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