Le arpie, alate, fastidiose e raccapriccianti creature metà donna e metà uccello, nascono da due divinità marittime, Teamante ed Electra.
In origine descritte da Esiodo (VII secolo a.C.) come donne dagli splendidi capelli, e rappresentate nell’arte come bellissime donne alate, le arpie con il passare del tempo hanno subìto una mutazione rappresentativa a causa delle loro somiglianza con la rappresentazione originale delle sirene (leggi il mio articolo “Le sirene dall’antica Grecia al ‘900“), anch’esse inizialmente alate, quindi per far differenziare le due creature dalle simbologie completamente differenti, le arpie sono diventate man mano ibridi tra uccello e orribile vecchia, talvolta perfino dotate di serpi al posto dei capelli.
La sirena nella sua forma originale Un’arpia secondo la descrizione di Esiodo
A prescindere dal loro aspetto, le arpie sono sempre state comunque creature essenzialmente maligne, impegnate soprattutto a privare gli umani del cibo, e talvolta anche a divorarli, un compito affidato loro dagli dèi, ma che sembravano svolgere con estremo piacere. Il nome arpia, infatti, deriva dal greco harpazein, ovvero rapire, e il suo significato letterale potrebbe dunque essere “colei che porta via”. Si presume inoltre che esse rappresentino una personificazione del vento nella sua forma più distruttiva.
The Wood of the Self-Murderers: The Harpies and the Suicides – William Blake – 1824/27
La selva dei suicidi – Gustave Dorè -1861-1868
« Non fronda verde, ma di color fosco;
non rami schietti, ma nodosi e ‘nvolti;
non pomi v’eran, ma stecchi con tòsco. »
(tratto dal canto tredicesimo dell’Inferno di Dante Alighieri a cui si sono ispirati gli artisti William Blake e Gustave Dorè)
In alcuni ambiti, tuttavia, le arpie vengono anche considerate come guide per le anime destinate all’aldilà, per questo talvolta la loro raffigurazione compare su alcune tombe.
Arpia su una tomba Greca risalente al 520–430 d.C.
Pur non essendo tra le creature mitologiche più gettonate, le arpie compaiono anche in opere più moderne, come la trilogia di Philip Pullman “Queste oscure materie” che le vede nel loro ruolo di traghettatrici di anime.
Non si può poi non citare l’Arpia Silen, antagonista di Devilman negli omonimi manga e anime. Anche la sua somiglianza con le arpie del mito sia minima, ma trattandosi di una donna artigliata con grandi ali al posto delle orecchie, è facile notare l’assonanza del suo nome con quello di Celeno, la cui nascita, secondo il mito, deriva dalla fecondazione del vento dell’ovest Zefiro.
l’Arpia Silen nell’anime Devilman
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