Ho ripreso con la rilettura di vecchi libri comprati da bambino. In questo caso parlo de La Rupe dei Troll, un romanzo che ai tempi mi era rimasto un po’ indifferente. Riletto ora invece mi ha sorpreso in positivo.
Dopo la morte del padre, Peer Ulfsson viene “preso” in custodia dagli zii gemelli, Baldur e Grim. Inizia così una vita di umiliazioni e duro lavoro presso il mulino degli zii, i quali non nutrono nessun affetto per il ragazzo, anzi, fin da subito gli rubano tutti i suoi averi e i suoi soldi. Peer diventa presto amico di Hilde, una ragazza della sua età con cui condividerà le sue avventure.
Gli zii di Peer però non l’hanno portato a casa solo per farlo lavorare: hanno in mente un progetto più ambizioso, che coinvolge le creature che vivono nella Rupe dei Troll…
Sicuramente uno dei punti deboli del romanzo. Lo stile è decisamente random: nonostante all’inizio pare che i capitoli siano divisi in base al punto di vista (di Peer e Hilde), in realtà questo varia in modo del tutto contestuale. All’interno dello stesso paragrafo quindi l’autrice spesso passa dal punto di vista di Peer a quello di Hilde e viceversa; in un caso varia pure con un troll posizionato sul tetto.
Anche scelte come i titoli dei capitoli vengono prese a casaccio, e in alcuni casi sono persino spoilerose: ad esempio il capitolo dedicato all’incontro tra Peer e la Nonna Dentiverdi si chiama… Nonna Dentiverdi.
Infine, in molti casi prevale il raccontato, per quanto alcune parti sono descritte bene.
Le terre gelide e innevate sono ampiamente descritte, e piene di dettagli concreti. Anche la vita nel mulino e nella fattoria presenta molti particolari vividi.
La Rupe dei Troll è ambientato da qualche parte in Scandinavia. Vengono nominati i Vichinghi e altri paesi come l’Islanda; questi popoli convivono con creature fantastiche di vario tipo. La componente fantasy attinge a piene mani dalla mitologia e dal folklore scandinavo.
Troll: sono creature che vivono di notte, perlopiù nascoste nella montagna. Escono per fare dispetti agli umani: farli perdere nelle bufere per esempio. Inoltre rubano di tutto, dal cibo alle pecore all’oro. Curiosità: bere birra prodotta dai troll o mangiare il loro cibo comporta una trasformazione negli stessi.
Nis: sono spiritelli domestici che si prendono cura della casa in cambio di un po’ di cibo. Al mulino ne vive uno che adora il porridge col burro: ma poiché gli zii sono avari, non ne mettono nella porzione lasciata al Nis. Pertanto la qualità delle sue pulizie è un po’ scadente. Infatti…
“E adesso al lavoro!” disse all’improvviso. “Il Nis deve sbrigare le faccende domestiche, Peer Ulfsson. Finché gli danno da mangiare, io deve lavorare! Ma non vuol dire che deve farlo bene. Guarda!”
Affascinato, Peer lo guardò prendere una scopa più grossa di lui e saltellare per la stanza come una cavalletta, sollevando grandi nuvole di polvere farinosa. Starnutendo vigorosamente, sparecchiò i piatti dal tavolo e nascose le ossa spolpate sotto il cuscino di Baldur. Lucidò i piatti con una delle camicie di Grim, e rovesciò le briciole e le bucce nei suoi migliori stivali di camoscio. I pezzi di cotenna rimasti li fece cadere davanti a Loki, che li mangiò con sospetto. Poi riuscì a scheggiare il grosso vaso di terracotta. Infine mise tre cucchiai di legno e la padella unta sotto il materasso di paglia di Grim.
“Ben fatto” disse Peer. “La stanza sembra pulita!”
Il Nis proruppe in una risatina chioccia.
Lordoli: esemplari di questa creatura vivono nella latrina del mulino. A detta del Nis, i lordoli fanno del male “solo se ti prendono. Ma i lordoli sono lenti e stupidi. […] Sono esseri spregevoli! Guarda dove vivono!”
Nonna Dentiverdi: una creatura acquatica che prova una inquietante attrazione per Peer. È dotata di denti verdi e aguzzi. “Alcuni dicono che abbia i piedi palmati. Lunghi capelli verdi simili ad alghe. Non lo so, non l’ho mai vista, ma un uomo che vive al villaggio, una notte incontrò un’anguilla enorme che serpeggiava nell’erba…ed era lei!”
Peer è un ragazzo di 12 anni: un po’ ingenuo, un po’ codardo ma dal gran cuore. Finisce sempre per fare la scelta giusta. Ha un cane da cui è inseparabile, Loki.
Hilde è una ragazza diligente che si prende cura della fattoria insieme alla famiglia, composta dalla madre Gudrun, il padre Ralf, il nonno Eirik e i gemellini Sigrid e Sigurd.
Gli zii Baldur e Grim sono un vero spasso. Vivono in una casa sporchissima, si lavano poco, ruttano e scoreggiano a profusione, hanno denti cariati e marci, si ubriacano spesso e si divertono a dare calci a Peer. Una delle mie scene preferite (per quanto disgustosa):
“Vieni ragazzo” disse lo zio Baldur a Peer, tagliandosi un’altra fetta di formaggio. Poi tracannò la sua birra, rovesciandosela in parte sul petto. Peer si avvicinò riluttante, finché non si trovò fra le gambe allungate dello zio. Briciole di pane e formaggio costellavano la barba dello zio. La sua camicia macchiata era aperta, e lasciava intravvedere esposto un folto groviglio di peli neri. Ne saltò fuori una cimice. Lo zio Baldur l’afferrò tra le due grosse dita. Quando la bestia scoppiò, l’uomo si pulì le dita sulla camicia e allungò una mano per prendere altro pane.
La Rupe dei Troll è un romanzo divertente e senza troppe pretese. Se siete disposti a passare sopra lo stile un po’ traballante, potrete sicuramente goderne la lettura. Il finale è molto simpatico, e la soluzione trovata da Peer ingegnosa. Infine, l’epilogo lascia aperte molte possibilità.
Lo consiglio come lettura spassionata: alla fine mi è rimasta la piacevole sensazione di dire addio a dei cari amici a cui mi ero affezionato.
Voto: 7/10.
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