In tutte le mitologie e le religioni antiche possiamo trovare racconti in cui persone o cose si trasformano in altro, si tratta della metamorfosi, una mutazione in cui si cambia la forma ma non l’ identità. Eroi e giovani trasformati in piante, in animali e in costellazioni sono numerosissimi nel mito greco, nell’arte e nella letteratura europea moderna.
La metamorfosi in natura è il processo per cui piante o animali mutano il loro aspetto: In alcune piante le foglie diventano fiori, mentre alcuni animali da larve diventano insetti alati. Probabilmente fu la natura stessa ad ispirare l’uomo nel mondo antico nell’elaborazione di questi miti sulla metamorfosi di personaggi che da umani si trasformano in creature non umane conservando tuttavia la propria identità.
I Greci, così, attraverso il mito della metaforfosi, spiegano l’origine di piante, fiori, o animali strani o con caratteristiche particolari.
Ovidio sicuramente fu il punto di riferimento per molti artisti e letterati che rappresentarono nelle loro opere questo tema. Egli scrisse un’opera chiamata “Metamorfosi” in cui narra più di 200 storie di trasformazioni.
Il famoso mito di Apollo e Dafne, narrato nell’opera di Ovidio narra dell’amore non corrisposto del dio Apollo nei confronti della ninfa Dafne.
Ella, figlia di Gea, corse nel bosco per fuggire da Apollo, quando la giovane si accorse di non poter mai seminare l’insistente e possessivo innamorato, invocò sua madre che l’aiutò trasformandola in un albero di alloro.
Apollo e Dafne – Gian Lorenzo Bernini – 1622
In questa statua di marmo Gian Lorenzo Bernini rappresentò l’esatto momento in cui Apollo sta per catturare Dafne che però si trasforma in un albero di alloro appena viene toccata.
Sul basamento della scultura l’artista avrebbe voluto inserire una frase che non venne mai scritta, che recitava:
“Il piacere dietro il quale corriamo o non si raggiunge mai o, se si raggiunge, mostra di avere un gusto amaro”.
Un altro mito piuttosto famoso e ampiamente rappresentato è quello di Narciso. Il mito narra di un giovane bellissimo chiamato Narciso, crudele quanto bello, in quanto disdegnava ogni persona che lo amava. A seguito di una punizione divina si innamorò della sua stessa immagine riflessa in uno specchio d’acqua e morì cadendo nel fiume in cui si specchiava. Nel punto in cui egli si sedeva per ammirarsi nacquero dei fiori che chiamarono “Narciso” in sua memoria.
Numerosi furono gli artisti che rappresentarono questo mito, tra cui: Caravaggio, Niccolò Possino, Dalì, ed altri ancora.
Narcissus – Caravaggio – 1594-96
Eco e Narciso – Nicolas Poussin – 1629-1630
La metamorfosi di Narciso – Salvador Dalì – 1937
Dalì rappresenta un Narciso che muore e si fossilizza. Per realizzare questo dipinto, il pittore catalano utilizza il suo metodo critico-paranoico che consiste nel guardare un oggetto e vederne, e quindi dipingerne, un altro.
Narciso si trova seduto sulla sinistra in una posizione definita quasi fetale nelle vicinanze di uno stagno ed è chiaramente visibile il suo riflesso dal quale ha inizio la trasformazione. La metamorfosi si percepisce grazie alla somiglianza delle sagome delle due figure, il protagonista assume quindi le sembianze di una mano che stringe un uovo dal quale nasce un fiore (il narciso). La mano potrebbe indicare l’atto della masturbazione, oppure la morte.
Anche Escher diede il suo contributo sul tema “metamorfosi”. Molte delle sue opere infatti si basano sulla trasformazione della natura, la ciclicità degli elementi e del mondo. Qui una parte della sua opera “Metamorphosis”
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