La logica di un’ambientazione

Buondì.
Vi avevo promesso che oggi avrei iniziato a scendere nel dettaglio parlando della logica interna di un’ambientazione. Per farlo, è bene prima definire ciò che io intendo con “logica”.
Questa parola non sottintende l’idea di base del mondo che si vuole creare, né la sua scientificità o il funzionamento della magia o, ancora, del suo sistema sociale. Ciò che invece vuole descrivere la parola “logica” è un concetto che racchiude tutte queste cose, ma che viene prima di esse. La logica di un’ambientazione non è un qualcosa di tangibile, ma il principio primo con cui lavorare, una regola da seguire: tutto deve essere logico.
Ovvio, diranno molti, ma la vera domanda è: quando un elemento di un’ambientazione è “logico”?
Per capirlo, occorre seguire alcune accortezze. Quando vi sorge il dubbio se possiate inserire un qualsiasi oggetto come, ad esempio, una spada magica nel vostro racconto, la risposta non va semplicemente decisa, ma va dedotta dall’ambientazione che avete creato (o che state creando). Per farlo, dovete porvi delle domande come: qual è il funzionamento della magia nel mio mondo? Oggetti come un’arma, possono assorbire la magia? Perché sì? Riassumendo: una spada magica è “logica” dentro la mia ambientazione?
Se saprete rispondere a tutte queste domande, vorrà dire che la vostra ambientazione è già sufficientemente strutturata, e saprete da subito se la spada magica può esserci o meno. Se invece non sapete rispondervi, vorrà dire che dovete ancora riflettere sulle meccaniche interne del vostro universo.

AMBIENTAZIONI “FORTI” E “DEBOLI”

Tutti i mondi fantastici più celebri si contraddistinguono proprio per la loro logica interna. Noi sappiamo quali cose siano “naturali” in essi, anche quando l’autore non ne ha mai parlato direttamente. Vi faccio un esempio, perché gli esempi aiutano sempre. Poniamoci una domanda: esistono gli orchi femmina nel “Signore degli Anelli”? Nel romanzo in sé non viene dato alcun chiaro riferimento a come gli orchi si riproducano, pertanto sembrerebbe impossibile rispondere, ma l’ambientazione è strutturata così bene che se aguzziamo l’ingegno, scopriamo che la risposta è possibile intuirla. Nelle appendici, infatti, (e anche nello Hobbit) viene detto più volte che l’orco Bolg è figlio di Azog, pertanto la risposta al nostro quesito sembra suonare ovvia e affermativa. La conferma definitiva la possiamo trovare nei “Racconti Ritrovati” dove si fa riferimento a Ulbandi, un’orchessa.
A questo punto potreste oppormi: ma nel film gli orchi nascono dal fango! Ecco dove volevo portarvi. Il film infatti fa delle piccole modifiche sul mondo di Tolkien e, in un certo senso, per necessità cinematografiche crea un’ambientazione a sé. Nel film, dunque, la risposta sarà negativa: lì non esistono orchi femmina, perché non ce n’è bisogno.
Quello che possiamo imparare da quest’esempio è che, conoscendo la parte “visibile” di un’ambientazione, possiamo dedurne logicamente la parte invisibile. Poi, com’è naturale che sia, potremmo discutere per ore se sia davvero così o se gli esempi presi in esame siano solo casi eccezionali, ma è altrettanto vero che le derivazioni logiche più evidenti sono sempre quelle giuste quando un universo “funziona”. Come appunto volevasi dimostrare, un’ambientazione è forte se è dotata di una sua logica.
Un’ambientazione debole invece non ha questa caratteristica sostanziale a sostenerla. Un universo debole non sa darci risposte se ci poniamo domande che esulano dalla trama, perché non è un cosmo studiato con cura, ma un semplice contorno inserito per dare lo sfondo a delle vicende. Su quali siano le ambientazioni deboli non vi faccio esempi, ma basta dare una scorsa a qualsiasi romanzo fantasy di serie b per capire cosa intendo.

COME COSTRUIRE UN MONDO CHE SIA LOGICO

A questo punto bisogna chiedersi come si fa a creare la logica di un’ambientazione fantasy forte. Per cominciare, io consiglierei di partire da un mondo che non si distacchi troppo da quello reale. Se si vanno a inserire pochi elementi di scarto in un’ambientazione per il resto realistica, sarà molto semplice andare a valutare tutte le conseguenze logiche della propria premessa. Se, invece, si vuol creare un mondo fortemente diverso dal “vero”, sarà molto più complesso gestirlo in tutti i suoi risvolti (complesso, non impossibile).
Con un ennesimo esempio vi illustro il concetto e comincio anche a farvi comprendere direttamente il metodo di lavoro.
Partiamo dal caso in cui vogliamo creare un’ambientazione molto diversa da quella del mondo reale. L’idea di base che prendiamo come esempio è quella di un universo in cui non esiste la gravità. Sembrerebbe cambiare ben poco dal nostro mondo, escludendo quel dettaglio, ma appena ci mettiamo a riflettere, ci accorgiamo invece dell’esatto contrario. In un mondo senza gravità tutto muta drasticamente. Innanzitutto nessuno è legato al suolo, pertanto per qualsiasi spostamento non vi sono ostacoli possibili.
In una realtà del genere:

  1. Non avrebbe senso costruire palizzate o castelli “classici”, poiché chiunque potrebbe superare un muro con facilità.
  2. Qualsiasi tipo di scontro avverrebbe su tre dimensioni, e non su due come siamo abituati.
  3. I laghi e i mari sarebbero enormi bolle d’acqua levitanti.
  4. Se anche ci fosse un limite verso l’alto (un’atmosfera invalicabile, un muro, un recinto di legno, un vigile) si avrebbe comunque la sensazione di una totale mancanza di confini, a meno che non si vuol basare il romanzo proprio sul bisogno di uscire da questi confini.
  5. Si potrebbero creare centri abitati su macigni sospesi.
  6. Ogni stanza potrebbe avere mobili (ben inchiodati) su tutte le sei pareti interne, poiché non esisterebbe un sopra e un sotto, e se si vuol mettere invece per convenzione un sopra e un sotto, si perderebbe la particolarità dell’ambientazione e sembrerebbe solo di avere personaggi volanti.

Si potrebbe continuare per ore con un simile elenco. Ci rendiamo conto come in pochi momenti già abbiamo cominciato a immaginare tutta una serie di dettagli che renderebbero l’ambientazione difficile da gestire, poiché estranea in modo eccessivo dal nostro modo comune di pensare. Per iniziare una storia anche semplice in un mondo del genere, dovremmo porci un mare di quesiti e affinare la logica interna per lungo tempo. Se non avete niente da fare, potete provarci, ma forse è bene iniziare invece da ambientazioni che si differenziano poco dal mondo reale.
Se ci pensiamo, infatti, le ambientazioni fantasy classiche hanno poche differenze dal mondo in cui viviamo. Spesso sono semplicemente dei medioevi con qualche mostro in più e pochi maghi. Attenzione, ho detto bene: pochi maghi! Perché?
Ce lo spiega perfettamente George Martin: “Anche in Tolkien c’è pochissima magia, mentre nei suoi imitatori abbonda. Questa è veramente una grande differenza tra me e chi ha voluto prendere la ‘parte peggiore’ dell’autore inglese. Per me è fondamentale il realismo. La mia è una Fantasy con un basso contenuto di magia. In questo senso, ho seguito le orme di Tolkien perché, se si legge bene ‘Il Signore degli Anelli’ come feci io quando stavo scrivendo i miei libri, si vede benissimo che la Terra di Mezzo è un mondo magico nel senso che è un mondo pieno di meraviglie, ma in realtà c’è pochissima magia. Non si vede mai Gandalf lanciare un incantesimo o sparare una palla di fuoco! Se c’è un combattimento, lo stregone tira fuori la spada. Certo, crea fuochi d’artificio e il suo bastone brilla nel buio, ma si tratta di cose minime. Anche gli anelli magici, anche il potentissimo Unico Anello: tutto quel che vediamo è che rende le persone invisibili. Si suppone che l’Unico Anello abbia un grande potere di dominio, ma quando Frodo se lo infila non può dare ordini ai Nazgul che lo circondano. Non è così semplice. È un potere sconosciuto, un potere pericoloso. È questo tipo di magia che va descritta. Un errore grave che ho visto fare da un’enormità di imitatori di Tolkien è proprio l’abuso di magia, la creazione di mondi ad alto contenuto di magia. Ci sono mondi in cui maghi, streghe e stregoni possono distruggere interi eserciti, ma appunto in cui esistono ancora eserciti! È un controsenso: se qualcuno può dire “abracadabra” e distruggere un esercito di diecimila guerrieri, perché c’è bisogno ancora di radunare un esercito? Questi scrittori non si curano del realismo: se esistono dei maghi così potenti come possono esistere ancora re e signori? Perché non sono i maghi che dominano quel mondo?
Le ambientazioni in cui la magia è molto presente sono perciò difficili da gestire. Sappiate che se nel vostro mondo c’è una magia intensa e di grande diffusione, quella realtà sarà ben diversa da quella del mondo medievale europeo. Bisognerà imporre dei limiti in partenza, come ad esempio una magia non troppo intensa e non onnipotente, oppure sarà necessario seguire le conseguenze logiche di un potere magico sino alle sue estreme conseguenze. Se tutte le creature del vostro mondo hanno poteri magici molto intensi, le battaglie saranno sempre scontri magici, come avviene in Harry Potter, e non avrà senso forgiare ancora delle spade. Se proprio volete far combattere i vostri personaggi ancora con le armi, quest’ultime dovranno essere una base con cui sfruttare al meglio i propri poteri magici.

CONCLUSIONI (ED ESERCIZI)

La conclusione di oggi è che ogni idea di ambientazione deve essere portata alle sue estreme conseguenze, perché muta in modo radicale il mondo descritto. Se farete questo lavoro con pazienza e precisione prima di mettervi a scrivere, creerete un universo che ha una propria logica.
Per esercitarvi in questo, vi lascio qualche spunto. Provate a derivare logicamente cosa avviene in mondi in cui:
1. I suoni non si trasmettono.
2. Il metallo non fonde.
3. Tutti sono in grado di leggere nel pensiero.
Fra due settimane scenderemo ancora più nel dettaglio e vedremo come creare una mitologia partendo proprio da quello che abbiamo imparato oggi.
Alla prossima!

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Una breve e doverosa premessa
La mitologia
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Ha scritto il suo primo libro all'età di otto anni (un'orribile copia di Jurassic Park) e da allora non ha più smesso di sprecare inchiostro, nel tentativo di emulare i suoi inarrivabili punti di riferimento. Collabora con alcuni siti di interesse letterario, oltre a questo blog. Ha affrontato i misteri dell'autopubblicazione, alcuni premi letterari e una piccola pubblicazione in cartaceo, ma continua a scrivere continuamente per raggiungere il suo vero obbiettivo: scrivere continuamente.
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