Quando un autore in particolare mi piace molto, tendo a voler leggere l’intera bibliografia. Col caso di Pullman ci troviamo dinanzi uno scrittore molto prolifico, di cui molte opere sono state tradotte in italiano. Sono andato così “a caccia” su ebay e ho preso un libercolo ormai fuori stampa da anni. Si tratta de La Fabbricante di Fuochi d’Artificio, edito dalla Mondadori in una collana indirizzata ai ragazzi a partire dagli 8 anni.
Lila è una bambina con un sogno: diventare una fabbricante di fuochi d’artificio come il padre Lalchand. Lo aiuta sempre nella fabbricazione: per esempio nel creare i Draghi Crepitanti, Scimmiette Saltellanti, Starnuti Dorati e Luci di Java. Inoltre è molto intuitiva e fantasiosa e riesce a inventare giochi come i Diavoli Acrobat e le Monete Scintillanti. Tuttavia, quando la ragazza comunica al padre il suo obiettivo, lui rimane molto sorpreso: immagina per la figlia un futuro da danzatrice e moglie. Inorridita al solo pensiero, Lila decide di affrontare da sola le prove previste per diventare una vera fabbricante… ossia recarsi nella Grotta di Razvani e affrontare il Demone del Fuoco per ottenere lo Zolfo Reale. Tuttavia, la missione è irrealizzabile senza l’aiuto di una pozione speciale per sopravvivere alle fiamme: Lalchand allora manda un amico di Lila, Chulak, per aiutarla. Le due avventure sono abbastanza divertenti e includono personaggi molto caratteristici, come Rambashi (un individuo che passa dalla pirateria alla ristorazione come se niente fosse). Essendo il libro davvero corto (meno di 100 pagine, corredate da illustrazioni), descrivere gli ulteriori sviluppi significherebbe raccontare tutto il libro: mi limito a dirvi qui che il tutto si conclude con una gara di fuochi davvero spettacolare.
I brevi paragrafi rappresentano punti di vista differenti: ora si segue l’avventura di Lila, ora quella di Chulak. Lo stile è abbastanza scorrevole: si sente che il narratore si rivolge a un pubblico giovane. Qualche scena è particolarmente divertente: Lila viene rapita da pirati poco pirateschi. La situazione dovrebbe esser drammatica, e invece…
“Siete sempre stati pirati?”
“No” rispose Rambashi. “Prima io allevavo galline, ma poi sono morte tutte di malinconia. Così ho venduto l’allevamento e ho comprato la barca… Oh, no! Ssss! Fermi! Non muovetevi!”
Gli ultimi pirati della fila, che stavano ancora brontolando a denti stretti, andarono a sbattere contro quelli davanti, che si erano fermati alle spalle di Rambashi, paralizzato dalla paura.
Perché sul sentiero, davanti a loro, c’era una tigre: faceva oscillare la coda da una parte all’altra e teneva gli occhi dorati puntati contro di loro; poi spalancò le fauci e ruggì così poderosamente che Lila sentì vibrare la terra sotto i piedi.
Uno dei pirati più piccoli infilò la mano in quella della ragazzina. Gli altri rimasero immobili.
La storia è ambientata in un punto imprecisato del Sudest Asiatico. Vengono nominate la Malesia e l’India, per esempio. Ci sono molti dettagli simpatici, come il venditore di gamberetti fritti all’angolo della strada e il venditore di legno, ma la cosa più divertente è l’elefante bianco.
Ora, il re di quel paese possedeva un Elefante Bianco. E quando il re intendeva punire uno dei suoi cortigiani, era usanza che gli mandasse in dono il proprio raro animale, affinché le spese necessarie per badare al prezioso animale facessero finire sul lastrico il malcapitato… perché l’Elefante Bianco doveva dormire fra lenzuola di seta (enormi, naturalmente) e mangiava soltanto gelatine di mango aromatizzate alla rosa (a tonnellate) e ogni mattina le sue zanne dovevano essere ricoperte da una sottile lamina d’oro. Quando il cortigiano aveva esaurito tutte le sue ricchezze, l’Elefante Bianco veniva restituito al re, pronto per la vittima successiva. Ovunque andasse, l’Elefante Bianco era accompagnato dal suo domestico personale. Il domestico si chiamava Chulak e aveva la stessa età di Lila. I due ragazzini erano amici. […] “Ragazzaccio!” sbraitò l’uomo. “L’hai fatto di nuovo!”
“Che cosa?” chiese Chulak con aria innocente.
“Guarda!” gridò il padrone dell’Elefante puntando un dito fremente contro i candidi fianchi del grosso animale.
Tutto lo spazio disponibile era coperto di slogan pubblicitari scritti col carbone…GUSTA LE SPECIALITA’ DELLA LANTERA D’ORO
I GIRAMONDO DI BANGKOK SONO IN FINALE!
STELLA DELL’INDIA, LA CASA DEL TANDOORI
E proprio sul dorso dell’Elefante Bianco troneggiava, a caratteri cubitali, questa scritta:
CHANG AMA FIOR DI LOTO
“Ogni giorno questo povero Elefante torna dalla sua passeggiata coperto di scritte!” gridò ancora il padrone dell’Elefante. “Perché non impedisci alla gente di avvicinarsi?”
Chulak si diverte a fare pubblicità grazie all’Elefante in cambio di soldini…
La Fabbricante di Fuochi d’Artificio è davvero un libro simpatico. Lo consiglio a chiunque voglia fare avvicinare i ragazzi alla lettura, o a chi è particolarmente appassionato di Philip Pullman. Il libro è difficilmente reperibile, però di tanto in tanto una copia su Ebay spunta. Alla prossima!
Voto: 7+/10.
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