Eccoci qui a porre una conclusione al nostro Giveaway di Halloween: A caccia di Zucche con Azazel. Per chi se lo fosse perso e fosse troppo pigro per cliccare sul link, vi riassumo in cosa consisteva (e sì, creo suspance con parole inutili prima di dire chi ha vinto… un po’ come fanno in TV quando chiamano la valletta con la busta).
Avevamo nascosto 20 zucche in giro per il blog. Chi le avesse trovate tutte avrebbe partecipato all’estrazione finale per vincere una copia di Quando il Diavolo ti Accarezza di Luca Tarenzi, appunto. Se non siete il fortunato (e paziente) vincitore, allora vi lascio il link della nostra recensione, tanto per capire cosa vi siete persi.
Senza ulteriore indugio vi… propongo l’intervista all’autore:
Ciao Luca, grazie per la tua disponibilità. Molti lettori del nostro sito già ti conoscono grazie alle recensioni dei tuoi romanzi e alla nostra rubrica “Leggende urbane”, che approfondisce i mondi fantastici creati da te e da Aislinn. Ma, per chi ancora non ha letto un tuo libro, vuoi presentarti, raccontandoci qualcosa di te e di come sei arrivato a scrivere?
Oh Dèi, io detesto presentare me stesso…. Non so mai cosa dire! Sono un figlio degli anni Settanta e me ne vanto (come fanno tutti i figli degli anni Settanta, non so se avete notato…) Sono nato troppo tardi per diventare un hippie ma me ne sono sempre fregato alquanto: oggi a quarant’anni suonati sono più hippie di un quarto di secolo fa e porto piume intrecciate ai capelli mezzi-grigi. Mi piacciono la magia e l’ecologia, i giochi di ruolo e lo sciamanesimo, le religioni e il metal, i falò all’aperto di notte e le storie di mostri. Scrivo perché ho storie che voglio raccontare, e ho iniziato a farlo per restare sano di mente durante uno dei periodi più duri della mia vita (nel quale, tra le altre cose, ero disoccupato). Litigo spesso con Luca Tarenzi lo scrittore, lo insulto e cerco di cacciarlo di casa, gli dico che non lo sopporto e che non conta niente nella mia vita. Finora ha sempre vinto lui.
Il tuo approccio al fantastico è decisamente originale e innovativo, e anche qua in redazione siamo in molti ad apprezzarlo, in particolare per l’interesse verso la storia e le leggende nostrane, che spesso recuperi nei tuoi romanzi. Mi vengono in mente i Luperci e il Conte Gorani, in “Le due lune”, il mitico Settala in “Quando il diavolo ti accarezza”, il mercato vecchio e altri luoghi di Milano ripresentati in chiave fantastica. A cosa è dovuta questa scelta? Di certo è il frutto di anni di studi e documentazione, e anche il desiderio di offrire un urban fantasy tutto italiano?
Sono cresciuto leggendo urban fantasy scritti e ambientati in Inghilterra o negli Stati Uniti (e quando ai tempi dell’università ho imparato a leggere in inglese e mi sono ritrovato libero dai vincoli dell’asfittico mercato delle traduzioni italiane, ne ho letti sempre di più, fino a rimanerne quasi seppellito). Poi è venuto il momento in cui ho deciso di provarci anch’io, e a dirla tutta il problema non mi si è neanche posto: perché New York, Londra o Los Angeles sì, e Milano o Roma o Firenze no? Che mai avrebbero di meno le nostre città rispetto a quelle di quella parte del mondo che parla inglese? Semmai hanno una ricchezza e una storia millenaria che poche città britanniche e nessuna città americana possono vantare! Tutti gli autori anglosassoni che mi è capitato di conoscere di persona – di solito perché erano in Italia ospiti di qualche convention – mi hanno detto che a loro avviso il nostro Paese è un posto straordinario per ambientare storie dell’immaginario, probabilmente uno dei migliori al mondo. Lo hanno detto tutti, all’unanimità. E, forse senza rendersene conto, mi hanno fatto sentire – pur nel mio piccolo, che è piccolo davvero e lo resterà sempre – parte di qualcosa di molto, molto più grande di quanto avrei mai potuto immaginare.
I tuoi romanzi della “trilogia milanese” (Le due lune, Quando il diavolo ti accarezza e Godbreaker) sono tutti autonomi e autoconclusivi, eppure in ogni libro c’è un piccolo riferimento ai precedenti o un cameo di personaggi da altri libri, in modo da renderli tutti parte dello stesso universo narrativo. Ti piacerebbe scrivere un libro in cui le vite di Veronica Meis, Arioch e Lena e magari anche di Edwin e Liathan si incrocino?
Non solo mi piacerebbe ma, a dirla tutta, sarebbe in programma. Il mio piano originario comprendeva cinque libri, tutti ambientati a Milano e tutti autoconclusivi ma collegati tra loro, come i tre che ho effettivamente scritto per ora. Nel quarto sarebbero riapparsi alcuni personaggi del “Diavolo” e di “Godbreaker”, ma il romanzo avrebbe avuto un protagonista nuovo, mai visto finora nelle mie storie. Nel quinto, l’unico che non sarebbe stato “a se stante”, avrei tirato le fila di tutte le mie storie su Milano, coinvolgendo anche i personaggi de “Le due lune”. Per tante ragioni – non tutte dipendenti dalla mia volontà – non ho ancora scritto questi due romanzi, ma non ho mai abbandonato né la speranza né la voglia di farlo: se il destino offrirà il fianco, anche questo progetto prima o poi andrà in porto 😉
Azazel è un personaggio stupendo, uno di quelli che, in poche pagine, buca la pagina e sembra spuntare fuori. Leggeremo mai un racconto o un romanzo dedicato a lui?
L’ipotetico quinto romanzo di cui vi ho appena parlato… avrebbe Azazel come protagonista. Ma non posso fare promesse. Posso solo farvi una richiesta: incrociate le dita insieme a me!
Nei tuoi romanzi il legame con il territorio è molto forte, sia che si tratti della Milano di oggi che del passato (come in “Di metallo e stelle” o “Demon Hunter Severian”). Si respira proprio l’aria di casa nei tuoi libri, anche nella Milano imperiale di Severiano. Come mai proprio questa città? Un omaggio personale al proprio territorio o credi che Milano nasconda dei lati misteriosi da (ri)svelare?
Entrambe le cose, e molte altre. Io non vivo a Milano e non ci ho mai vissuto, ma la frequento regolarmente da più di vent’anni (si trova comunque a meno di un’ora di strada da casa mia): è la città dove ho fatto l’università, ed è da lì che viene gran parte del mio attuale lavoro di traduttore. E, proprio perché non ci abito ma vivo comunque un rapporto constante con lei, nella mia mente ha finito per diventare qualcosa di non molto dissimile da una persona, con i suoi pregi e i suoi difetti, le sue ovvietà e i suoi misteri. Da qui a farne un personaggio delle mie storie il passo è stato quasi automatico. E per me Milano non è niente meno di questo: non uno sfondo, un’ambientazione o un “magazzino” da cui tirare fuori dettagli scenografici, ma un personaggio a tutti gli effetti, con un suo carattere mutevole nel tempo ma sempre riconoscibile, e non meno importante di tutti gli altri membri “in carne e ossa” di qualunque mio cast. Anzi, tante volte è tra i personaggi principali.
Tra tutti i personaggi che hai creato, chi è il tuo preferito? E con chi invece vorresti partire per un’avventura?
Uh, la prima è una domanda meno semplice di quel che potrebbe sembrare… Temo di non avere una risposta singola. Il personaggio di cui più mi piace scrivere è senza dubbio Liàthan: non ho mai nessun problema a capire che cosa sta per fare, i suoi dialoghi praticamente si scrivono da soli e, a dirla tutta, mi fa sempre ridere. Il mostro che amo di più tra quelli che ho partorito è probabilmente il Prototipo da “Di metallo e stelle”, perché è il più ferito. Il personaggio per il quale ho provato i sentimenti più forti è Veronica, la protagonista de “Le due lune”: è stata l’unica volta nella mia vita da scrittore in cui ho provato la sensazione quasi fisica di avere una figlia (e sono contento che non sia più accaduto, perché non so se mi è piaciuto…) Invece il villain di cui sono più soddisfatto – notizia che di solito lascia perplessi i miei interlocutori – è Argiope da “Poison Fairies”, perché ha i tratti che di solito sono propri degli eroi e dei personaggi positivi: è intelligente, curioso, carismatico, coraggioso e ha persino il senso dell’umorismo. Ma nello stesso tempo è un sociopatico incapace di vera empatia, che vede le persone che lo circondano solo come risorse da utilizzare. La seconda domanda invece è facile: all’avventura partirei con Severiano, perché adoro la sua epoca e il suo mondo.
Presto (speriamo ^^) uscirà “Poison Fairies III”, atto conclusivo della trilogia delle fate della discarica. Puoi darci qualche anticipazione? Cosa dobbiamo aspettarci dal gran finale?
Sto terminando di scriverlo proprio in questi giorni: forse quando sarà pubblicata questa intervista avrò finito la prima stesura. Non c’è ancora una data di pubblicazione, ma penso che la primavera del 2017 sia un’ipotesi sensata. La storia riprende poche settimane dopo la conclusione di “Poison Fairies II”, e purtroppo non posso dirvi molto senza fare spoiler… I personaggi concepiranno nuovi piani ai limiti dell’impossibile, vecchi debiti verranno saldati, riappariranno le Sirene e alla fine, quando tutti i nodi verranno al pettine, il volto della Discarica cambierà per sempre.
In “Demon Hunter Severian”, ti sei firmato come Giovanni Anastasi. Come mai? Si è trattata di un omaggio o di una scelta editoriale/di marketing?
Più che ogni altra cosa, di un gioco. Giovani Anastasi è la versione italiana del nome di Jean D’Anastasi, personaggio realmente vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento ma oggi quasi più leggendario che storico. Di origine forse armena (ci sono parecchi “forse” nella sua biografia), fu avventuriero, politico, mercante d’arte e cacciatore di reliquie nel Medio Oriente del Diciannovesimo secolo, ed è ricordato in particolare per aver radunato, durante la sua permanenza in Egitto, una raccolta di testi di magia della tarda antichità oggi noti come “Papiri Greci Magici”. Per noi questo documento è una fonte storica inestimabile nello studio della magia e della religione del periodo tardoantico, ed è il corpus a cui mi sono ispirato per tutti gli aspetti magici e soprannaturali che appaiono in “Demon Hunter Severian”. Prendere in prestito il nome di Anastasi è stato per me un modo – affettuoso e non troppo serio – per saldare almeno in parte il mio debito con quel misterioso personaggio.
Rivedremo Severiano in nuove avventure?
Io per primo lo spero! Nei miei progetti le avventure di Severiano avrebbero dovuto essere almeno quattro o cinque, e avrebbero dovuto portarlo da Milano a Roma, da Costantinopoli a Cartagine e fino alle foreste della Britannia occupata dai romani, dove hanno avuto origine le storie del ciclo arturiano. L’editore che ha pubblicato il primo volume per il momento non me ne ha chiesti altri, ma il futuro è sempre in movimento: chi vivrà vedrà 😉
Parlando d’altro, in Italia ci sono più scrittori che lettori, e non è un modo di dire ma realtà. Cosa consiglieresti per uscire da questa situazione critica? Un’idea, una ricetta, per incentivare la lettura, quale potrebbe essere secondo te?
A costo di suonare cinico (ruolo che non amo su nessuno, e su me stesso meno che su chiunque altro), rispondo che non vedo nessuna ricetta e nessuna soluzione. Non esistono iniziative individuali che possano salvare un paese da se stesso: viviamo esattamente nella realtà che abbiamo plasmato con le nostre mani, e non ci potevamo aspettare che accadesse nulla di diverso. L’italiano medio non legge? Il massimo che io posso fare – senza idealismi, senza disfattismi, ma con puro spirito pratico – è non essere un italiano medio. Se la persona di fianco a me non legge, io non sento il dovere messianico di spingerla a farlo. Mi dicono che è un atteggiamento paradossale per uno scrittore (in realtà lo hanno definito anche “dannoso”, e con aggettivi pure peggiori…), ma è proprio quello che penso. La mia realtà individuale è quella di “uno che legge”: forse per qualcuno il mio trovarmi inserito in una realtà collettiva fatta da “quelli che non leggono” dovrebbe trasformarsi in una lotta darwiniana per la mia sopravvivenza, ma per me non è così. Continuerò a leggere (se mi andrà), continuerò a scrivere (se mi andrà) e, se deciderò di muovere guerra ai mulini a vento, confido che lo farò su altri fronti. Magari, se ho fortuna, qualcuno mi vedrà leggere, si accorgerà che mi piace e gli sembrerà una buona idea provare: mi pare fosse Gandhi che diceva “Sii il cambiamento che vorresti vedere nel mondo”.
Concludendo, due consigli:
il primo, per tutti i giovani autori di fantastico italiano che faticano a emergere dalla massa di libri editi ogni anno. Cosa ti senti di dire loro?
Di non preoccuparsi più di NULLA. Nel bene e nel male, è arrivata un’epoca in cui tutto quel che era vero (ma lo era?) prima di oggi smette di esserlo ogni giorno di più. Quando ho iniziato a pubblicare io, dieci anni fa, uscire con un grosso editore era il sogno di qualunque autore italiano: le tirature massicce, gli scaffali pieni in libreria, i cartelloni, le presentazioni… Roba che ci teneva svegli la notte a sognare a occhi aperti. Oggi un fantasy italiano pubblicato da un grosso editore vende praticamente le stesse copie di uno pubblicato da un editore medio-piccolo; qualche volta, le stesse di un editore piccolo e basta. Sui motivi che hanno portato a tutto questo si può andare avanti a discutere per ore, e tutti o quasi hanno il loro candidato alla forca sul quale puntare il dito. Ma a me, a dirla tutta, questi pubblici processi non interessano. Oggi più che mai dovete scrivere perché ne avete voglia, e per nessun altro motivo al mondo. Là fuori è un oceano, con tutte le bellezze e tutti i pericoli che caratterizzano gli oceani: immergetevi e nuotate se vi va, come scrittori o come lettori o come entrambi. Mi spiace ma non esiste la formula magica per trasformarsi in isole che emergono torreggianti dall’oceano. Non è mai esistita. Esiste l’oceano, e nessuno vi vieta di tuffarvi. L’unica vera libertà è proprio questa.
Il secondo, invece, ai lettori. Quali libri consiglieresti da leggere in questo momento?
Ad oggi il fantasy italiano più divertente che ho letto quest’anno è “Questo non è un romanzo fantasy” di Roberto Gerilli (Plesio Editore). Dategli un occhio, non ve ne pentirete 😉
Grazie mille per essere stato con noi!
Grazie a voi per l’adorabile – e immeritato – interesse che mi tributate! <3
Ringraziamo di nuovo l’autore per il tempo concessoci e anche tutti i partecipanti al giveaway. Ah, per la cronaca, il vincitore è Giovanni Pisciottano che, ironia della sorte, è anche stato il primo a trovare tutte le zucche a tempo di record. A lui vanno i nostri complimenti. In serata o al più nella giornata di domani provvederemo a contattarlo per la spedizione del libro.
Se avete fatto gli imbrolioni e avete saltato l’intervista per leggere direttamente il vincitore, ora potete tornare su a darci uno sguardo perché è davvero interessante. Per dovere di cronaca vi incollo anche l’elenco della posizione di tutte le zucche divise per rubriche:
Alla luce della luna
– STORIA E CARATTERISTICHE DEI LICANTROPILibri a 360°
– DRACULA DI BRAM STOKER
– ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE DI LEWIS CARROLL
– IL CICLO DI CTHULHU DI H.P LOVECRAFTIl Viaggiatore
– RECENSIONE “QUANDO IL DIAVOLO TI ACCAREZZA” DI LUCA TARENZI
– RECENSIONE “LA PORTA TRA I MONDI” – SAGA DI WISE (I) DI ARTEMISIA BIRCH
– RECENSIONE – DI SOGNANTI E ALTRI EROI DI AA. VV.
– RECENSIONE – IL TRAMONTO DELLA LUNA – VOLUME PRIMO – LE ORIGINI DELLA NOTTE DI ANDREA MICALONEChristmas Special
– LE TRADIZIONI DI FAMIGLIASbirciando tra le pagine
– ANTEPRIMA: TIME WARP – STORIE AI CONFINI DEL TEMPO E RITORNONelle fauci del drago
– IL MAGO DI URSULA K. LE GUIN – RECENSIONE
– HARRY POTTER E LA PIETRA FILOSOFALE DI J. K. ROWLING – RECENSIONE
– MISTBORN – L’ULTIMO IMPERO DI BRANDON SANDERSONLa leggerezza dell’essere
– SONEA E AKKARINL’apprendista scrittore
– 4. STILE DI BASE: SIMILITUDINI, METAFORE, INFODUMP E SHOW, DON’T TELL – PARTE IICome non creare un mondo fantasy in 7 giorni
– LA TECNOLOGIAL’antro della strega
– LA SACERDOTESSA E IL CACCIATOREL’ombra e la tempesta
– CAPITOLO 23 – NASCONDINOSuccubus Club
– TREMERECompendio sull’immaginario
– LA LEGGENDA DEL CAVALIERE SENZA TESTA
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