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Eccomi qui a rispondere alle tre fatidiche domande della rubrica “Il tempo e l’inchiostro”. La penna è stata così gentile da affrontare con me le risposte che tanto aspettate, e la carta sulla mia scrivania non manca mai. Tempo e inchiostro ce lo mettono già le Lande Incantate, quindi, non devo far altro che iniziare.
Fairy Oak, nella Valle di Verdepiano, è un antico villaggio incantato, cresciuto attorno a Quercia, il grande albero da cui prende il nome. A Fairy Oak i Magici della Luce e del Buio hanno stretto alleanza e vivono in armonia con i Nonmagici, tanto che non è facile distinguere gli uni degli altri. Ma il tempo della pace sembra finire, perché un antico nemico è tornato. Il Signore del Buio vuole governare il mondo dell’oscurità e per farlo deve distruggere l’altra metà del magico potere, la Luce. La difesa è affidata ai Magici, che già in passato sono riusciti a sconfiggerlo, ma l’antica alleanza vacilla. La speranza è nelle giovani mani di Vaniglia e Pervinca, le streghe gemelle, simbolo vivente dell’alleanza. Continua così il racconto di Felì, la fatina luminosa a cui è affidato il difficile compito di proteggere le streghe gemelle di Fairy Oak.
Fairy Oak, l’Incanto del Buio, Elisabetta Gnone
Fatina luminosa che deve occuparsi di due streghe bambine?
Sefelicetusaraidirmelovorrai, è il nome della nostra protagonista. Ho pensato a un errore di battitura.
Quando lessi il retro della copertina del primo libro, “Il Segreto delle Gemelle”, non ho voluto crederci: ho pensato che la storia avrebbe affrontato i temi del pregiudizio fra due razze così dissimili, ma Elisabetta Gnone mi ha stupito, puntando sulla fiducia e sull’unione. Con una semplicità e una dolcezza che ti scioglie in un battibaleno, ti fa entrare nella vita di Felì, scelta come baby-sitter delle sue nipoti dalla più grande strega di tutti i tempi perché ha ottenuto i voti massimi della sua scuola. Insomma, gli sforzi sono la chiave per realizzare i sogni!
Mentre nel primo libro le gemelle scoprono di essere la prova vivente dell’alleanza fra Luce e Buio, nel secondo sogni e incubi le dividono tanto quanto le uniscono ed è sul continuo rovescio della medaglia che “gioca” l’intera trilogia. “Gioca” perché Felì, sempre di più col fiato sospeso fra paura e preoccupazione per le “sue bambine”, sta comunque dietro a due bambine di soli 10 anni. Pervinca è attratta dal Buio quanto Vaniglia dal sole del giorno, e la tentazione di un mondo dove può vivere di notte è sempre più allettante. La trama si prospetta spaventosa al piccolo villaggio, ma sempre più interessante per il lettore.
In ogni libro di Fairy Oak uno dei capitoli porta il titolo del libro stesso, ma alla fine per il lettore la soluzione del capitolo resta un segreto, un mistero che dallo svolgersi della trama si può intuire. Eppure persino alla fine della trilogia non sappiamo qual è il segreto della dolce Babù (Vaniglia) e della peperina Vì (Pervinca), non sapremo mai come Vì ha affrontato la sua tentazione, né quale è stato il potere che Babù ha riscoperto per concludere la storia cui hanno dato il via insieme.
Ho amato gli abitanti, la loro semplicità, persino i caratteri più antipatici non possono che starti a cuore alla fine della lettura. Nonostante Elisabetta Gnone sembri lasciare a metà i suoi racconti, fra tutti i misteri, sono giunta alla conclusione pensando alla trilogia come a un orsacchiotto con cui si ha dormito da bambina. Perché l’orsacchiotto ci ha confortato, ci ha ascoltato, ci ha aiutato ad affrontare i nostri incubi, non lo sapremo mai – ha semplicemente la magia dell’infanzia e credo che sia quello che fa la differenza fra un racconto a metà e un mistero che ancora vola nell’aria. Siamo cresciuti e abbiamo imparato a rispettare la riservatezza di Vì e la fedeltà di Babù. Si porteranno i loro segreti via con se, proprio come l’orsacchiotto, in un luogo dove noi non possiamo più richiamarli perché siamo “grandi”.
Biografia
La biografia di un emigrante, figlio di genitori modesti e grandi lavoratori. Mario Terzo Montagna ripercorre le tappe della sua vita, dall’infanzia fino all’età matura, ricordando gioie e dolori della sua famiglia e della loro storia. Un ragazzo forse non troppo robusto, ma dalla volontà di ferro, che si forma da solo, con grandi sacrifici, affrontando scelte difficili come quella di espatriare per cercar fortuna. Una strada tutta in salita, eppure lui non molla, mai. Dal lavoro in fabbrica va sempre migliorando, fino a diventare insegnante, grazie allo studio, che pratica inizialmente da autodidatta. I suoi risparmi formano la sua biblioteca, una sete di sapere che orgogliosamente coltiva per tutta la vita. Parole incoraggianti ed episodi commoventi si susseguono in queste pagine, a raccontare la storia di un uomo che da niente è arrivato al traguardo, sia nella formazione che nella carriera, con grande umiltà e molta umanità.
Io c’ho solo provato, Mario Terzo Montagna
So che non è un fantasy. Ma è quello che sto leggendo e di fantastico, di magico, ha che era il mio maestro di italiano. Se oggi scrivo su questo blog, è stato grazie a lui, che assieme a mia madre mi ha dato le ali per volare e la capacità di scrivere. Mi sembra giusto parlarvi quindi di lui.
L’ho conosciuto a sette anni e inconsapevolmente gli ho detto addio quando ne compii nove. Aveva i soliti acciacchi dell’età e andò in pensione anticipata, lasciandoci il suo ricordo che nella nostra vita scolastica, per tutta la mia famiglia, è stata la nostra costante.
Oggi studio per diventare maestra e con grande affetto prendo ad esempio il mio maestro Montagna.
L’uomo che diceva di studiare, sempre, e che ogni lingua che avrei padroneggiato sarebbe stata una marcia in più per la mia vita.
Dove sei adesso, caro maestro, di certo hai a disposizione la biblioteca più grande. Ti ci vedo, lì, a leggere e ogni tanto lanciarmi un’occhiata mentre scopro finalmente la storia che ti ha fatto diventare il maestro cui ho voluto tanto bene.
Non scegli di essere un Altro, ma se scorpi di esserlo, devi decidere da che parte stare.
I Guardiani della Notte, Sergej Luk’janenko
La trilogia completa è un mattone, ma a meno che la trama non mi convinca, è difficile che io scelga un libro con meno pagine.
Quando mi porto dietro questo genere di tomi e la gente mi chiede che ci faccio con quello, mi torna sempre in mente una scena che senza dubbio conoscete anche voi:
Hermione: …cercavo una lettura leggera…
Ron: Quello sarebbe leggero?
Scherzi a parte, non ho ancora capito se parlerà di vampiri, se sì, sono curiosa di conoscerne la descrizione.
Il prologo è avvincente, trascina fra le fredde strade russe dietro a un ragazzino come potrebbero essercene mille altri, ma cui avverrà qualcosa che pochi potranno raccontare di aver vissuto.
La mia più grande sorpresa, e anche il mio più grande interesse per questo libro, si è risvegliato quando la scena si è praticamente ripetuta – stavolta dal punto di vista del precedentemente anonimo salvatore. Stavolta l’anonimo è il ragazzino.
Se questo è l’inizio, non vedo l’ora di vedere come si svolgerà il resto della trama.
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