Per quanto non l’avessi mai considerato tale, di fatto l’incidente al fiume cambiò radicalmente la mia vita. Emendata da quei lavori domestici che avevo sempre odiato, cominciai a trascorrere le mie giornate in compagnia di Fearghal e soprattutto di Aidan. Imparai a cacciare, a seguire le tracce degli animali nel bosco, e cosa di non poco conto ad usare quello stiletto proibitomi fino a pochi giorni prima. Mio fratello si era come trasformato, tanto da mostrarsi a me non più come il dolce e protettivo ragazzone che avevo imparato a conoscere ma come uno spietato guerriero. Quando gli domandavo il perché di un tale cambiamento puntualmente evitava il discorso, dicendomi semplicemente che mi stava facendo un regalo per ringraziarmi di non averlo abbandonato. Come se la mia potesse essere stata una scelta e non la semplice decisione del destino.
Così, smisi di fare domande e mi concentrai semplicemente su quello che avrei dovuto imparare e che ad ogni nuovo passo mi sembrava sempre più emozionante. Ogni conoscenza, persino il più piccolo particolare di essa, mi avvicinava all’idea che mi ero fatta di me stessa, a quel futuro che avrei voluto per me e che di certo non coincideva con quello classico di ogni donna. Dopotutto, che male c’era a voler essere libera di fare le proprie scelte? Ci sarebbe stato un uomo prima o poi nella mia vita, ma solo a patto che riuscisse a non sentirsi offeso dal mio desiderio di indipendenza. E comunque, era ancora troppo presto perfino per pensarci, anche se… anche se la mia mente tornava spesso alla sensazione provata in quella bolla d’acqua che mi aveva protetta da una morte quanto mai atroce.
Andò avanti così per parecchi giorni, ma poi una bella mattina mio fratello interruppe di colpo l’allenamento e mi invitò ad ascoltarlo. Non avrei mai saputo immaginare ciò che di lì a poco mi avrebbe detto, perché quello che stava per accadere era senza alcun dubbio l’ennesimo, sorprendente cambiamento di Fearghal.
“Eleonor, sei stata più rapida di quanto io stesso pensassi ad imparare. Adesso ne sai quanto me e sei in grado di cavartela in qualsiasi situazione. Quindi non ho più scuse.”
Lo guardai senza capire ma lui, intuendo che di lì a poco lo avrei sommerso di domande, continuò:
“Ti ho tenuta sempre con me in questi giorni con il pretesto di insegnarti, ma in realtà volevo soprattutto osservarti da vicino. Sei fiorita splendidamente, sei una donna bellissima anche con i capelli sporchi di fango ed è ora che tu vada per la tua strada. Il tuo addestramento è finito, ora non ti resta che sposarti.”
Sposarmi? La testa mi girava, non coglievo tutte le sue parole e quelle che miracolosamente riuscivo a fermare non avevano alcun senso. Fearghal doveva essere uscito di senno. Prima mi insegnava la libertà insita nel saper fare da sola e adesso mi proponeva la sottomissione a qualcun altro. Come poteva pensare che avrei accettato?
Provai a tirar fuori qualche obiezione ma lui continuò imperterrito, discorrendo tranquillamente di preparativi e di probabili aspiranti, di canti e balli sotto la luna per festeggiare il mio definitivo ingresso nel mondo degli adulti. Sembrava aver già programmato tutto, calcolata ogni possibile opzione per quella che, a suo stesso dire, sarebbe stata un’unione perfetta. Parlava, parlava, e mentre parlava aveva gli occhi fissi in un punto imprecisato dell’orizzonte e lo sguardo determinato che gli avevo visto addosso molte volte. Il volto era tirato, certo, ma il resto del corpo rilassato, quasi abbandonato nel rincorrere quei pensieri che doveva già aver accarezzato più di una volta. Tutto in lui poteva apparire normale, se non ci fosse stata quella schiena appena un po’ curva come a portare un peso difficile da sostenere. In qualche modo il suo corpo, non potevo dire se a sua stessa insaputa, sembrava dirmi che stava facendo qualcosa contro la sua volontà e questo era strano, davvero strano per un uomo come lui. Non dissi nulla, restando semplicemente in ascolto e cercando di cogliere ogni inflessione di quella voce che mi era stata sempre cara, ma nello stesso tempo pensavo a come evitare un destino per me assolutamente inconcepibile. La risposta era semplice: fuggire. All’improvviso, magari quella notte stessa, bruciando ogni possibilità che qualcuno, in primo luogo Fearghal, potesse supporre che lo avrei fatto.
Ma la sorte, ancora una volta, sembrò venirmi in aiuto. Eravamo ancora seduti sull’erba, Fearghal aveva appena smesso di parlare quando giunsero voci dal sentiero. Un uomo, e di seguito a lui molti altri, spuntarono fuori dal folto degli alberi gridando a gran voce il nome di mio fratello, chiedendogli di seguirli. Avevano con loro il risultato di un giorno intero di caccia e Fearghal doveva aiutarli a scuoiare i vari animali per poi sezionarli, arte nella quale aveva un’abilità non comune. La ricompensa sarebbe stata, come sempre, quella di affogare la fatica in varie pinte di birra scura come il sangue degli animali appena macellati e fare mattina brindando. Insomma, il momento adatto per i miei progetti era pronto su un magnifico piatto d’argento, a poca distanza da me.
Fearghal sembrò sollevato dall’arrivo dei suoi amici, tanto che non perse tempo e scattò in piedi pronto ad andare. Ma solo un attimo prima di avviarsi si avvicinò a me e mi scoccò un bacio sulla guancia.
“Domani riprenderemo il nostro discorso, Eleonor. Dì a nostro padre che tornerò appena finito. A presto, bambina mia.”
No. Nessun domani in cui discuterne ancora, fratello. Non posso permetterlo, nemmeno a te.
Appena ebbero lasciata la radura, non persi tempo e rimisi nel fagotto i resti del cibo che a causa di quel solenne discorso non avevamo nemmeno toccato. Certo non erano molti e non sarebbero durati a lungo, ma ormai ero in grado di cacciare quanto e come un uomo per cui trovare di che vivere non sarebbe stato un problema. Non me la sentivo di sprecare quell’inaspettato vantaggio.
Iniziai a correre dirigendomi verso nord, puntando a quelle montagne alla base delle quali avrei trovato senz’altro rifugio per la notte, ma non avevo fatto molta strada che cominciai a sentirmi osservata. Non udivo alcun rumore in realtà, ma avevo netta la sensazione che ci fosse qualcuno e nemmeno troppo lontano. Inevitabilmente pensai a Fearghal, che conoscendomi bene doveva aver intuito le mie intenzioni, ma poi considerai anche il fatto che nel caso, mi avrebbe semplicemente chiamata e non si sarebbe limitato a seguirmi. No. Doveva essere qualcun altro. O qualcos’altro.
E infatti, all’improvviso e senza sapere come ci fossi arrivata mi ritrovai faccia a terra, con il respiro che annaspava nella polvere ed un peso enorme tra le scapole. Due mani da dietro mi afferrarono al collo in una morsa fulminea, feroce al punto da soffocarmi il fiato in gola impedendogli di uscire; un movimento sulla mia schiena e poi due gambe terribilmente forti, sicuramente quelle di un uomo inginocchiato sopra di me, arrivarono a tenermi le braccia bloccate. Un odore di sudore, dolciastro e nauseabondo, riuscì a fermare in una nuvola di fetore quella che doveva essere la mia fuga verso la libertà.
Ero lì, ridotta ad una preda qualsiasi dopo tutte quelle lezioni, quell’addestramento che avrebbe dovuto assicurarmi l’incolumità, talmente furiosa con me stessa da riuscire a divincolarmi senza alcun successo. Ancora, di nuovo, sottomessa senza che nemmeno Aidan, che pure penzolava ancora al mio fianco, potesse aiutarmi. Quando finalmente una delle mani sul mio collo si decise ad allentare la presa, riuscii a bofonchiare qualcosa.
“Cosa vuoi da me? Non ho monete né cibo”
Per tutta risposta, l’uomo cambiò posizione e alzandosi in piedi mi portò con sé, torcendomi il braccio fino a farmi girare su me stessa tanto da trovarci faccia a faccia. Non dimenticherò mai quello che vidi: il suo volto era una poltiglia rossastra, completamente deturpato da bruciature inverosimili. Al posto degli occhi aveva due cavità nere, profonde, prive di qualsiasi segno di vita, mentre la bocca era una semplice fessura sottile di un pallido color violaceo. Il suo corpo emanava un forte odore di carne bruciata che toglieva il respiro. Mi guardai intorno e vidi che non eravamo affatto soli: un altro uomo, ributtante quanto lui, stava con la schiena appoggiata al tronco di un albero e giocava con una corda, ridacchiando sommessamente. O almeno, credetti che quella smorfia sul viso informe ricordasse un sorriso. Chiunque fosse, aveva ritenuto di non dover intervenire nella lotta e semplicemente si godeva lo spettacolo.
Nella testa mi passarono mille pensieri, non ultimo quello che Aidan era ancora dentro il suo piccolo fodero attaccato alla mia cintola in attesa di essermi utile. In qualche modo, l’idea che lo stiletto fosse con me, per quanto in quel momento non avessi alcun modo di usarlo, mi rassicurava.
Cercai di concentrarmi, di elaborare un piano rammentando tutte le indicazioni che Fearghal mi aveva dato per circostanze simili, ma la cosa era ormai fuori dal mio controllo perché il secondo uomo parve riemergere dalla sua indifferenza e cominciò a legarmi, mentre l’altro si allontanava invertendo i ruoli e fermandosi a fissare la scena dalla profondità delle sue orbite vuote. Insomma, la situazione era disperata ed io non sapevo davvero come uscirne.
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Era meglio un marito !!!!
ma sei bravissima!!
Grazieeeeeeeeee!!!! Per motivi di spazio ho dovuto dividere l’episodio in due parti, ma ti assicuro che i prossimi sviluppi saranno entusiasmanti! 😉
Troppo comodo per Fearghal farla sposare, e pensare che conosceva bene la sorellina! XD
A me piacerebbe l’entrata in scena di un terzo rapitore! Quest’ultimo però non è deturpato, anzi ha spalle larghe e ricci scuri, i quali sono il contorno di lineamenti severi e occhi grandi, tristi, di colore grigio-verdi. Anche lui è membro della gilda, ma è diverso dagli altri… magari era amico del padre di Eolonor e riconoscendo in lei la figlia dell’unica persona per la quale ha provato affetto, vuole aiutarla, forse anche perché se ne sente attratto…
Sara… in realtà Fearghal conosce talmente bene sua sorella da non credere affatto che il matrimonio, per quanto possa essere una soluzione comoda, sia accettabile per lei ed infatti scende a compromessi con le sue convinzioni tanto da insegnarle ad usare Aidan. Diciamo comunque che, da buon fratellone, le lascia aperte tutte le porte…. 🙂
Fearghal si era certamente aspettato un’opposizione dalla sorella e che non avrebbe di certo scelto quella strada, tuttavia credo che non si sarebbe aspettato che scappasse subito. Magari pensava che avrebbe aspettato di vedere se anche il padre o la madre si schieravano con lui o con lei. Almeno… io la penso così, altrimenti che senso aveva lasciarle un messaggio per il padre?
Eleonor vede in Fearghal il suo più importante, se non unico, riferimento maschile. Sa che lui la conosce bene, e decide di scappare subito proprio per evitare di dargli modo di fermarla. Il messaggio per il padre invece serve a lui solo per liberarsi, in qualche modo, del senso di colpa che prova nei confronti della sorella, che sa di obbligare ad una cosa contraria alla sua indole. E’ una situazione complicata, in bilico sul filo sottile che separa dovere e piacere, che separa amore fraterno da obbligo nei confronti di un destino dai risvolti ancora sconosciuti per tutti.
Lissa… prendo al volo il tuo stuzzicante suggerimento e lo faccio mio! Non male davvero come rapitore… vedremo cosa succederà!! 😉
posso proporre un nome per il terzo rapitore? Lo so, suona strano, ma a me Jasper è sempre piaciuto… dalle mie parti, se qualcuno viene chiamato “Kasper” è come se lo si chiamasse “pagliaccio”… ho pensato un po’ a un contrasto con gli occhi tristi.
Terrò presente, ma… non voglio svelare tutto subito. E nella prossima puntata capirai perché… 😉