I satiri, detti anche Sileni, sono demoni della natura e fanno parte del corteo di Bacco. In parte umani, in parte animali, hanno piccole corna sulla testa, orecchie villose e zampe caprine, sono solitamente ritratti con una brocca di vino o nell’atto di suonare il flauto.
La leggenda li descrive come personaggi di indole lasciva e apatica, che abitano le campagne e si dedicano per lo più alle danze e al vino insieme al loro dio, e ad inseguire ninfe e menadi nel bosco.
Durante il medioevo il satiro era ritratto nelle rappresentazioni allegoriche come un essere maligno simbolo della lussuria e della negatività, pare che, infatti, successivamente le zampe caprine e le corna del satiro abbiano fatto parte anche delle tipiche rappresentazioni del diavolo.
Nel 500 i satiri erano rappresentati mentre osservano nascosti Diana e le ninfe bagnarsi o ristorarsi nei pressi di un fiume o di una fonte, oppure nel momento in cui catturano giovani fanciulle.
Venere, satiro e cupido – Correggio Omaggio a Diana – Annibale Carracci
Nel Rinascimento e Manierismo i satiri avevano un’accezione positiva, essi venivano considerati gli assistenti di Bacco, e in stretto rapporto con l’uva e la vite.
Mentre, invece, nell’ambito della pittura fiamminga, famosa è una rappresentazione dell’episodio del satiro e del contadino, direttamente tratta da una storia di Esopo:
Un satiro chiede a un contadino per quale motivo egli soffi sulle mani fredde e sulla minestra calda. Il contadino risponde che soffia sulle mani fredde per riscaldarle, e sulla minestra calda per raffreddarla. Il satiro allora indignato dall’ipocrisia del contadino, lo rimprovera e se ne va via adirato decidendo di abbandonare per sempre gli uomini e abitare nei boschi.
Il satiro e il contadino – Jacob Jordaens
In questo quadro il satiro ammonisce severamente l’ambiguità del contadino, ciò che esce dalla bocca del contadino dev’essere aria calda, oppure solo fredda.
La famiglia del contadino non ha alcun timore del satiro, quest’episodio, tratta da una favola di Esopo, si riferisce alla “età dell’oro” in cui uomini e creature leggendarie convivevano serenamente.
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