Recensione Il potere perduto dell’amore: The Hope series di Roberta Fierro
Ailea Farron non riesce a dare un senso alla sua esistenza. Vorrebbe fuggire da Brighton, dove i suoi genitori hanno scelto di vivere. Solo il suo migliore amico Chris la capisce davvero e la fa sentire protetta, ma non sarà lui a salvarla dall’incidente che poteva costarle la vita. La macchina lanciata a tutta la velocità si ferma infatti a pochi millimetri dal corpo di Ailea. Inspiegabilmente. Eric Stevens, dio della morte, ha deciso di salvarla contravvenendo alle regole di questo mondo e di quello oscuro da cui proviene. Ailea è così costretta a fuggire insieme a Eric a Darkihts dove scopre di essere destinata a compiere imprese straordinarie. Grazie ad un severo addestramento sotto la guida di Eliswin imparerà a conoscere le forza della natura e a controllare la magia che è in lei. La giovane coppia dovrà nascondersi, affrontare prove temibili, sconfiggere il male e la vendetta in un mondo popolato da elfi, angeli guardiani, mutaforma e zombie per cambiare l’ordine delle cose, insieme.
Ailea Farron – Lea – la nostra paffuta protagonista è un turbine che conquista tutti quelli che conosce e possiede poteri inimmaginabili. Forse è un personaggio troppo potente…
Eric Stevens, il nostro bel dio della morte, dagli occhi magnetici. Un tipetto dolce e coraggioso, salverà Ailea senza pensarci neanche un attimo. Sì, sì è proprio lui un principe azzurro anche troppo perfetto.
Gli amici di Lea li conosceremo poco fatta eccezione per il suo migliora amico Chris. In generale tutti questi personaggi sono solo poco caratterizzati e si intravedono appena e solo attraverso occhi di Lea o Eric.
Tutta la famiglia Stevens, non solo Eric, ci riserverà delle novità da far urlare “Scusa scusa, davvero? Incredibile!”
Il libro è scritto in prima persona al presente dal punto di vista di Lea e Eric. Quest’aspetto a me personalmente non piace, la narrazione al presente non mi riesce a coinvolgere adeguatamente. Fatta salva però questa mia opinione, ci sono altri elementi che di questo romanzo mi hanno fatto storcere il naso. Per esempio non mi piace il modo in cui sono distribuite le descrizioni. L’autrice pone l’accento solo su alcuni particolari, anche dei personaggi: solo di alcuni ne conosciamo le fattezze fisiche.
Per quanto riguarda le ambientazioni potevano davvero essere belle, le idee per mondi leggendari ed elaborati c’erano tutte eppure vengono solo accennati, peccato. Inoltre, molte cose vengono dette e non mostrate.
Un aspetto che mi è piaciuto riguardano i dialoghi e come i personaggi si rapportano tra di loro, nei dialoghi e nelle loro interazioni, in questo caso non ho notato molte sbavature.
Secondo il mio modesto parere la trama ha aspetti illogici o che comunque non sono spiegati adeguatamente.
Quello che mi è piaciuto particolarmente è la volontà dell’autrice di inserire dei bei colpi di scena e di voler parlare di licantropi, vamipiri, elfi, mutaforme, umani e degli shinigami. Anche l’idea (senza svelare troppo) della scuola che deve frequentare Lea mi è piaciuta.
Purtroppo però la trama sembra fiondata verso il suo svolgimento senza un particolare motivo per far innescare gli eventi, non c’è la giusta dinamica, il succedersi degli eventi è troppo veloce.
Inoltre, non c’è una vera e propria regolamentazione delle leggi che governano la realtà creata dall’autrice, questo mi trasmette l’idea che ogni nuovo particolare sia inserito solo in fase di scrittura senza un vero e proprio schema.
Concludendo la storia narrata in questo romanzo poteva essere una bella storia con bei spunti di novità, purtroppo però l’autrice ha avuto troppa fretta e la trama non e ben curata, i personaggi mancano di spessore, le descrizioni sono poco particolareggiate.
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