“Roberto dovevamo per forza venire di notte?”
“Shhhh sveglierai il guardiano!”
“Io voglio tornare a casa” gli rispose con tono piatto.
“Sei il solito frignone. È un’occasione unica per vedere il Parco dei Mostri” l’amico era realmente eccitato per quanto stavano per fare. Era sempre stato un fanatico di libri e film horror e si chiese perché mai avesse capitolato accompagnandolo in questa avventura.
“Non è unica, possiamo sempre tornare di mattina e pagare il biglietto.”
Roberto emise un verso di esasperazione.
“Che gusto c’è a vedere il parco dei mostri di giorno?”
“Essendo un giardino con statue in pietra, orribili sì, ma sempre in pietra, non vedo la necessità di guardarle di notte!”
“È l’atmosfera giusta! Ora non scocciarmi, ci siamo fatti due ore di macchina per venire qui a Bomarzo!”
Detto ciò si inoltrò nel bosco. Saverio scosse la testa per nulla contento di fare un’infrazione del genere, ma sapeva perfettamente che quando Roberto si metteva una cosa in testa non lo si poteva fermare.
Arrivarono alla recinzione e dovettero camminare una decina di minuti prima di trovare un posto adatto a scavalcare. La notte era tranquilla e tersa, si sentiva qualche cane che abbaiava in lontananza, e la vista del cielo era spettacolare. Saverio poteva vedere una marea di stelle, che dalla città erano praticamente invisibili.
Per poco non gli venne un infarto quando mosse i primi passi all’interno del parco.
Una enorme statua raffigurante un mostro con la bocca spalancata alta almeno cinque metri era a apparsa tra gli alberi accanto a lui.
Roberto sghignazzò e gli fece segno con il pollice in alto. Erano quelli i momenti in cui lo avrebbe strozzato volentieri. Tra gli alberi si intravedeva una stradina.
L’amico aveva scelto quel giorno perché era il plenilunio, quindi non avrebbero dovuto usare le torce e l’effetto su quelle statue e il bosco intorno era a dir poco terrificante.
Stava per afferrare la spalla dell’amico per dirgli che se ne stava tornando indietro quando una risata da film dell’orrore lo paralizzò.
Anche Roberto si era fermato e lo stava guardando con gli occhi sgranati.
“Hanno lasciato accesi gli effetti speciali?” sussurrò piano avvicinandosi.
Saverio fece spallucce. Era sempre più convinto che la cosa migliore fosse andarsene.
“Magari fanno eventi per gruppi la notte” chiese poco convinto.
“Ho controllato, niente del genere, altrimenti avrei preso i biglietti immediatamente!”
Ovvio, come farsi sfuggire l’occasione di perdere dieci anni di vita con una serata agghiacciante?
L’amico riprese a camminare nella direzione verso cui avevano sentito la risata e questo lo fece riflettere sulla insensatezza di quella scelta. Ma se veramente c’era qualcun altro con loro in quel parco non gli andava l’idea di lasciarlo da solo.
Sicuramente li avrebbero beccati e avrebbero fatto una figura di merda epica. Sperò soltanto che non chiamassero la polizia.
Poco più avanti il bosco si aprì in una radura e poté scorgere in fondo un tempietto. Ne aveva visto le foto su internet, ma la cosa che lo lasciò perplesso erano i bagliori che da esso si irradiavano. Dopo pochi passi capì che l’effetto era dovuto ad alcune torce a fiamma libera.
Prese dalla spalla Roberto e lo fece girare.
Quando incontrò i suoi occhi fece cenno di no con il capo, mentre con la mano gli indicava di tornare indietro. La luce divertita negli occhi dell’amico lo lasciò frustrato.
Non se ne sarebbe andato per tutto l’oro del mondo, quella cosa lo stava intrigando troppo e a lui rimanevano due scelte, coprirgli le spalle accompagnandolo o tornarsene in macchina. La scelta non fu facile, ma alla fine lo seguì mentre si infilava tra gli alberi che costeggiavano la radura per avvicinarsi.
Riuscirono a girare intorno quanto bastava per infilarsi dietro la fitta siepe di allori che circondava su tre lati il tempio.
Quando non fu impegnato a camminare con attenzione per evitare di fare rumore e riuscì a dare un’occhiata a quello che aveva di fronte gli si gelò il sangue nelle vene.
C’erano delle figure che si contorcevano a terra, erano completamente nere e non si potevano definire umane. Sembravano ombre, ma avevano una consistenza in tre dimensioni. Alcune apparivano come delle macchie di unto a terra, che poi si sollevavano prendendo alcune forme tipo di enormi ragni o di cani, per poi tornare a formare chiazze di nulla.
Al lato dei pochi gradini che portavano al colonnato c’erano delle torce e all’interno Saverio riuscì vedere una imponente figura maschile con accanto quella che poteva essere una bambina.
Non riusciva a vedere l’uomo in faccia, ma era alto quasi due metri e sembrava vestito con una tunica o un mantello con cappuccio, da dove si trovava non era possibile capirlo.
La bambina era bionda, vestita con stracci e teneva lo sguardo fisso a terra.
In un primo momento l’orrore non gli permise di ragionare, ma quando si fu lievemente ripreso cominciò a pensare che doveva trattarsi di qualche film. Sicuramente stravano girando una serie televisiva horror o qualcosa del genere, altrimenti era impossibile spiegare quelle cose nell’erba. L’unica possibilità era che fossero effetti scenici, qualche tipo di nuovo effetto speciale.
Si volse a guardare Roberto e sospirò notando la luce divertita negli occhi, doveva essere arrivato alla stessa conclusione.
Poi l’uomo parlò.
“Angel, Angel. Sei una bambina cattiva. I tuoi tentativi di uccidermi sono a dir poco ridicoli.”
La voce dell’uomo sembrava uscire direttamente da una grotta per quanto era bassa e roboante, faceva venire la pelle d’oca.
Saverio sentì i singhiozzi della bambina e il cuore gli si strinse.
“Adesso che abbiamo stabilito che non puoi nuocermi angioletto mio, rilassati. I miei piccoli hanno fame e le tue emozioni li stanno agitando.”
Saverio pensò che sarebbe uscito un bel film vedendo come recitavano bene gli attori, che non avrebbe visto dato che non era il suo genere. Si sentiva dispiaciuto per la bambina.
Una sensazione di gelo provenne dalla gamba destra, come se qualcuno gli avesse acceso un condizionatore direttamente addosso. Abbassò lo sguardo e rimase impietrito.
Un tentacolo nero si stava avvolgendo intorno al suo polpaccio ed era già risalito fino alla coscia. Istintivamente cercò di indietreggiare mentre portava le mani su quella cosa per staccarsela da dosso.
Il contatto fu traumatizzante. Un freddo intenso gli si propagò dalle dita fino ad arrivargli al cuore.
A quel punto gridò.
Roberto fece un saltò dallo spavento e lo fissò con gli occhi sgranati passando dal rimprovero al terrore appena vide quello che gli stava succedendo.
Saverio non riusciva a respirare, aveva la sensazione che qualcuno gli si fosse seduto sul torace, tremava dal freddo e dalla paura. Allungò una mano verso Roberto, invocando il suo aiuto, ma lui si voltò e cominciò a correre.
Lo stava abbandonando al suo destino. Come poteva?
“Aiuto” riuscì a dire in un spasmo, mentre i polmoni facevano entrare poca aria gelida.
Una risata agghiacciante gli fece voltare la testa per quanto poteva.
L’uomo lo stava guardando e anche se il cervello era paralizzato dal terrore riuscì a capire perfettamente che quella cosa aveva solo le fattezze di un uomo.
“Bene, bene” disse. “Ecco una cosa interessante, uno spuntino per i miei piccolini.”
A queste parole altre forme nere che andavano dalla chiazza ad animali a quattro o più zampe lo circondarono per poi trascinarlo verso la parte anteriore del tempio.
La sostanza nera gli era completamente addosso e cominciò a sentire i sussurri, voci che gli arrivavano direttamente nella testa, parole fameliche. Lottò con quanta forza aveva per sfuggire da quelle cose, senza nessun risultato se non sentirsi sempre più freddo e stanco.
Si rese conto con orrore che la sua energia stava venendo risucchiata e che quella sarebbe stata la fine.
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