La sfinge, creatura mitologica con testa femminile e corpo di leone, talvolta munita di ali, è famosa soprattutto grazie alla famosissima scultura egiziana di Giza.
Anche se la riconosciamo e la attribuiamo alla cultura egizia, questa figura appartiene alla tradizione greca e viene già menzionata da Esiodo, ed è legata alla leggenda di Edipo. Secondo il mito, Era, per punire i tebani a causa dell’amore colpevole di Laio verso Crisippo, invia il mostro su una rupe alle porte della città per porre agli avventori il seguente enigma:
“Quale animale cammina con quattro gambe al mattino, due al pomeriggio e tre alla sera?”. Chi non conosce la risposta viene gettato nel burrone. Solo Edipo riesce a risolvere l’enigma rispondendo che si tratta dell’uomo, il quale durante l’infanzia cammina a carponi, in età matura sta dritto sulle sue gambe e durante la vecchiaia si appoggia ad un bastone. La sfinge sconfitta, così, si getta nel burrone.
Fernand Khnopff – L’arte o la Sfinge o le carezze – (1896)
Franz Von stuck – Il bacio della sfinge – (1895) / Gustave Moreau – Edipo e la Sfinge – (1864)
La sfinge ha finito così per incarnare il simbolo dell’enigma e dell’eterno dilemma sul significato dell’esistenza umana sul filo rosso-sangue del dolore che l’attraversa, e come tale è stata ritratta soprattutto negli anni Ottocento e Novecento.
E’ poco rappresentata invece nell’arte medievale, ma nel 500 essa inizierà a fare la sua comparsa nei monumenti funerari d’Europa, per divenire un elemento diffuso nei cimiteri d’occidente del XIX e del XX secolo.
Tomba di Oscar Wilde – Parigi
Legata ad una civiltà come quella egizia, la sfinge è percepita dalla cultura occidentale come fortemente legata al culto dei morti. Gli esempi e le varianti di questa presenza in ambito cimiteriale sono innumerevoli: può essere sola o associata ad altri elementi di derivazione egizia come la piramide, i telamoni, il sole alato, etc. Inoltre questa creatura mezza umana è un elemento esoterico molto frequente nella simbologia massonica, caratterizzata da un grande sincretismo, nel quale un posto importante è riservato alla cultura figurativa egizia.
(1680)