Questa settimana tratteremo il fantastico mondo nelle figure impossibili di Maurits Cornelis Escher.
Egli nacque il 17 giugno del 1898 e morì il 27 marzo del 1972.
Incisore e grafico olandese, fu noto per le sue litografie e incisioni su legno, ma non ebbe il successo che meritava tra gli artisti e critici del tempo.
Le sue opere tuttavia furono grande motivo di interesse per fisici, cristallografi e matematici.
Questi ultimi studiarono le sue “figure impossibil”, raffigurazioni di immagini tridimensionali su una superficie piana. Guardandoli bene ci si accorge che quelle figure nella realtà non potrebbero mai avere un’esistenza spaziale.
I mondi raffigurati nelle opere di Escher sono composti da paesaggi ingannevoli, prospettive invertite, architetture irreali, figure impossibili. Raccontano temi ciclici come il giorno e la notte, il cielo e l’acqua, il negativo e il positivo, ma al suo tempo le sue composizioni non erano comprese nel loro ruolo simbolico, bensì vennero considerate puramente pittoriche. L’artista stesso comunque avvisò i suoi spettatori di non andare troppo oltre nell’interpretazione delle sue opere in quanto il suo intento non era quello di rappresentare il “mistico” e la spiritualità, ma nonostante ciò, forse inconsapevolmente, in alcune delle sue opere ricorre spesso anche il tema dell’alchimia, come ad esempio nella celebre xilografia intitolata Drago (1952)
in cui vi è l’animale mitologico con il corpo intrecciato in modo tale da formare un infinito, che ricorda l’ouroboros, simbolo alchemico del serpente che si morde la coda, vi si aggiunge anche che il drago tiene con gli artigli un cristallo di rocca, altro simbolo alchemico, e nei cristalli gli alchimisti riconoscevano il segreto della pura conoscenza, un esempio lampante è la pietra filosofale. Appare perciò singolare il fatto che nonostante Escher sconoscesse queste simbologie, inconsapevolmente abbia narrato tali temi nelle sue incisioni.
Grande per Escher fu anche l’interesse per i solidi geometrici e i cristalli, che furono rappresentati in opere come Ordine e caos (1950)
e Stelle (1948)
Egli cercò di rappresentare il mondo per come lo pensava: ordinato e geometrico.
Noi viviamo nell’ordine, non nel caos, dentro una natura perfetta composta da corpi regolari, e quest’ordine e questa bellezza sono stati per lui irresistibili.
L’universo merita di essere celebrato attraverso l’arte.
(2204)