I fantasmi fanno parte della nostra cultura fin dalla notte dei tempi. Fra le poche certezze dell’essere umano c’è la morte, ma ciò che accade dopo è sempre stato un mistero. Alcuni ci credono, altri no, ma per molti è solo una speranza che oltre la morte ci sia davvero qualcosa.
Anche nell’arte i fantasmi compaiono grazie a numerosi artisti che nel tempo li hanno raffigurati secondo la cultura di quel tempo o secondo il proprio pensiero.
Hokusai Yurei – Katsushika Hokusai – 1831
Katsushika Hokusai raffigurò un fantasma secondo la cultura giapponese, nella sua opera Hokusai Yurei . Si tratta di una stampa xilografica.
I fantasmi nella cultura giapponese sono chiamati yūrei e come per le controparti occidentali, si tratta di anime dei defunti che sono incapaci di lasciare il mondo dei vivi e raggiungere in pace l’aldilà. Nel caso di morti improvvisi e violente o se i riti funebri non sono stati effettuati, l’anima del defunto si trasforma in yūrei. Essi possono infestare un oggetto, un posto o una persona, e possono essere scacciati solo dopo aver celebrato i riti funebri o risolto le questioni in sospeso che li tengono legati al mondo dei vivi.
Il fantasma è rappresentato in modo giocoso, come se fosse un vento leggero che aleggia nel cielo.
Henry Fuseli -Hamlet and the Ghost- 1780-1785
In “Hamlet and the ghost” Fuseli rappresenta la scena dell’opera teatrale “Amleto” di Shakespear in cui il protagonista incontra lo spettro di suo padre che gli fa delle rivelazioni che condizioneranno il resto delle scene. Qui il fantasma è raffigurato in modo quasi tangibile con le sembianze umane, ad eccezione del bagliore spirituale che lo circonda.
Marshall Arisman – Child ghost – 1970 circa
Marshall Arisman è un illustratore, pittore, scrittore americano tutt’oggi presente. I suoi temi preferiti sono la violenza e l’orrore. Sangue, tortura, corpi straziati caratterizzano le opere dell’artista dando un impronta dark e spaventosa.
In quest’opera vi è rappresentato un fantasma di un bambino che esce da una serratura, stavolta il soggetto è intangibile, ma l’espressione maligna sul volto incute terrore all’osservatore.
Ary Scheffer -The Ghosts of Paolo and Francesca appear to Dante and Virgil – 1835
La bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta.
Quando giungon davanti a la ruina 13,
quivi le strida, il compianto, il lamento;
bestemmian quivi la virtù divina.
Intesi ch’a così fatto tormento
enno dannati i peccator carnali 14,
che la ragion 15 sommettono al talento.
E come li stornei 16 ne portan l’ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li spiriti mali
di qua, di là, di giù, di sù li mena 17;
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena.Inferno, canto V
In quest’opera di Ary Scheffer i fantasmi di Paolo e Francesca sono rappresentati come esseri umani tangibili, nudi, che fluttuano nell’aria trascinati da un vortice di tormento, l’artista si rifà alla descrizione di Dante del canto V dell’Inferno della Divina Commedia.
(787)