Quello che vi consiglio oggi è un libro abbastanza recente di un’autrice molto talentuosa: I centomila regni di Jemisin N. K.
Yeine Darr è un’esiliata del barbaro Nord. Quando sua madre muore in circostanze misteriose, viene convocata nella maestosa città di Sky, sede della famiglia dominante Arameri. Lì è nominata erede del re, e la notizia la sconvolge. Ma il trono dei Centomila Regni non è facile da conquistare, e Yeine si ritrova coinvolta in una brutale lotta per il potere contro due cugini che non sapeva nemmeno di avere. Mentre combatte per la vita, si avvicina sempre di più alla verità sulla morte di sua madre e sulla storia di sangue della sua famiglia. Con le sorti del mondo in precario equilibrio, Yeine imparerà quanto pericoloso possa essere vivere in una situazione in cui amore e odio, dèi e comuni mortali, si ritrovano inestricabilmente legati.
N. K. Jemisin è una scrittrice di fantascienza e fantasy afro-americana, nata in Iowa e cresciuta tra Alabama, Massachussets e New York, dove vive attualmente. Lavora, dopo una laurea in psicologia e un master in educazione, come consulente universitaria. La sua carriera letteraria ufficiale comincia dopo anni di militanza in gruppi di scrittura (e pubblicazione di racconti, uno dei quali, Non-Zero Probabilities, nominato all’Hugo e al Nebula) e il workshop Viable Paradise (settimana di scrittura creativa fantastica che si svolge, ogni anno, dal 1997, a Martha’s Vineyard, in Massachussets, e che ha diplomato autori come Elizabeth Bear, Cory Doctorow, John Scalzi, Elizabeth Moon, Scott Lynch, etc.). Il romanzo d’esordio è proprio i I Centomila Regni, primo volume di The Inheritance Trilogy.
Il libro è ben fatto e la narrazione è scorrevole e veloce, le pagine volano. La trama per le sue 400 pagine è ben definita e intricata al punto giusto, il finale forse un po’ scontato, ma a me il romanzo è piaciuto e lo consiglio ad un pubblico vasto sia maschile che femminile.
Un aspetto molto gradito: anche se stiamo parlando di una trilogia il primo libro ha un proprio finale e non si rimane in un’attesa spasmodica del prossimo libro (come purtroppo troppo spesso accade).
Allora mi direte se questo consiglio è stato utile?
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