Ho atteso tanto per leggere questo libro. In realtà non trovavo l’edizione con la copertina dorata in nessuna libreria e così ho dovuto ordinarlo da internet.
Ho evitato di reperire informazioni e di leggere recensioni per non avere alcun tipo di aspettativa. In realtà ce l’avevo eccome: sono molto scettico riguardo libri così famosi (da cui vengono tratti film di successo), e già pregustavo l’idea di smontarlo. Mi sono dovuto ricredere!
Ecco l’edizione di cui parlavo…
Il libro è suddiviso in tre sezioni: nella prima parte viene descritta la vita di Katniss Everdeen (a cui vengono dedicati ampi flashback); nelle ultime due parti si svolgono gli Hunger Games, che approfondirò nella sezione worldbuilding.
La trama si svolge lentamente nella prima parte, dopo però il ritmo accelera per fortuna. Le ultime due parti le ho lette tutto d’un fiato, pieno di ansia e tensione per sapere come sarebbero andate le cose. Alcune considerazioni sulla storia:
La mietitura è uno degli eventi principali e più attesi (dalla popolazione di Capitol City) di Panem. Vengono scelti a caso un ragazzo e una ragazza per ogni distretto, i quali sono costretti a partecipare agli Hunger Games, reality show che prevede un solo vincitore: gli altri partecipanti devono morire nel corso della trasmissione. Nel distretto dodici, viene scelta Prim, la sorella di Katniss. Tuttavia la sorella maggiore si offre prontamente come volontaria al posto della bambina.
Trattandosi di uno young adult, avevo immaginato una storia d’amore pessima. E invece non è stato così. O meglio, non proprio…
Hunger Games è scritto in prima persona presente. Il punto di vista è sempre fissato su Katniss, che è come se raccontasse la sua storia a un pubblico. Sono frequenti le interruzioni delle scene per descrivere eventi del passato della protagonista. Sebbene questo dia profondità al suo personaggio, in alcuni casi sono davvero pesanti. Alcuni dialoghi mi sono piaciuti particolarmente: dopo che Kat è stata lavata, depilata e profumata, ecco cosa si dice con gli estetisti.
I tre fanno un passo indietro e completano la loro opera.
– Eccellente! Adesso sembri quasi un essere umano! – commenta Flavius, e tutti ridono.
Mi costringo a curvare le labbra in un sorriso per mostrare la mia gratitudine. – Grazie – dico con dolcezza, – Non abbiamo molti motivi per farci belli, nel Distretto 12.
Questo li conquista del tutto. – Certo che non ne avete, povera cara! – esclama Octavia congiungendo le mani, in pena per me.
– Ma non preoccuparti – dice Venia. – Quando Cinna avrà finito con te, sarai assolutamente fantastica!
– Davvero! Sai, ora che ci siamo sbarazzati di tutti quei peli e di quella sporcizia, non sei per niente orrenda! – aggiunge Flavius incoraggiante.
Purtroppo però l’autrice fa ampio uso di discorso indiretto. La cosa mi ha dato parecchio fastidio in alcuni casi, come quando il sindaco parla della storia di Panem. Mi sarebbe piaciuto sentire il discorso vero e proprio, non il riassunto che ne fa Katniss.
Ogni tanto spunta un’espressione che dubito uscirebbe da una ragazza 16enne ignorante: cose tipo la purezza del suo io, oppure condiscente vezzeggiativo. Ho controllato il corrispettivo inglese per vedere se fosse un possibile errore di traduzione, ma siamo là: his purity of self e patronizing endearment (ancora peggio secondo me). La scuola è presente nella nazione di Panem, ma non penso che vengano date nozioni così specifiche di psicologia e lingua. Tuttavia a parte queste eccezioni il linguaggio utilizzato è relativamente semplice.
Katniss è la protagonista. E’ una ragazza di 16 anni che si dedica alla famiglia per garantirle il sostentamento. Si dedica all’attività proibita della caccia, è abile con l’arco, capacità cruciale per sopravvivere durante gli Hunger Games. Non ho visto molto di Mary Sue in lei: ogni tanto emergono le sue difficoltà, come quando non riesce fare conversazioni brillanti per accattivare il pubblico.
[…] Le ore successive sono un’agonia. Risulta subito chiaro che non sono capace di entusiasmarmi. Tentiamo la carta della spavalderia, ma non ho l’arroganza necessaria. A quanto pare, sono troppo sensibile per essere crudele. Non sono spiritosa. Divertente. Sexy. O misteriosa.
Inoltre…
Katniss riesce spesso a risultare odiosa e indisponente. E si fa una quantità di seghe mentali incredibile!
Non solo, Katniss è quella che si fa domande a raffica, spesso a gruppi di 3-4. Eccone una carrellata…
Perché tutti qui parlano sempre con questo tono stridulo? Perché aprono appena la bocca quando parlano? Perché la fine delle loro frasi va in su come se stessero facendo una domanda?
Mi sono illusa riguardo la questione degli sponsor? O il comportamento di Peeta li ha fatti tirare indietro tutti quanti? […] Ma mi odia abbastanza da lasciarmi morire? In questo modo? Non può farlo, no? […] Neppure uno come Haymitch correrebbe questo rischio, no? […] E poi, dove troverebbe i suoi alcolici? Quindi… cosa? Sta cercando di farmi soffrire perché l’ho sfidato? Sta concentrando tutti gli sponsor su Peeta? E’ troppo ubriaco per accorgersi di cosa sta succedendo in questo momento? […] Allora cosa succede? […] Cosa sta facendo Haymitch?
Che cosa intende? Il temporale? Il breve attimo di respiro che ci porta? Il programma stesso?
Cosa penserebbe Peeta delle battute ironiche e irriverenti che ci rimpalliamo l’un l’altro ogni volta che infrangiamo la legge? Lo scioccherebbero? Le cose che diciamo di Panem? Le tirate di Gale contro Capitol City?
Peeta
Peeta lavora come fornaio: la scena in cui lui dona a Katniss due forme di pane rimarrà per sempre nella mente della ragazza. Peeta è un ragazzo intelligente: lo dimostra la brillante idea mediatica di far finta di fare i fidanzatini. Come personaggio non mi dispiace. Appunto useless sul film: l’attore che fa Peeta è bruttissimo.
Haymitch
Mi rendo conto che detesto Haymitch
Io e Katniss concordiamo su qualcosa. Haymitch è il vecchio vincitore degli Hunger Games del distretto 12: ci viene presentato come un ubriacone che non fa certo discorsi brillanti.
-E così tu dovresti consigliarci- dico a Haymitch.
-Ve lo do subito, un consiglio. Restate vivi- ribatte Haymitch, e poi scoppia a ridere.
Tuttavia in seguito qualche suggerimento utile lo darà. Inoltre è grazie a lui se gli sponsor durante gli Hunger Games mandano oggetti vitali a Katniss.
Altri personaggi rilevanti sono Effie, una donna frivola che accompagna i ragazzi del distretto 12 nell’esperienza degli Hunger Games; Cinna, uno stilista originale che con le sue creazioni sconvolge gli spettatori di Capitol City; Rue, una bambina del distretto 11; Gale, un amico di infanzia di Kat. La famiglia della protagonista viene descritta soprattutto tramite flashback: ricordi del padre, la malattia della madre etc.
Il mondo di Hunger Games è distopico: le vicende sono ambientate a Panem, uno stato che un tempo doveva essere gli USA. Ci sono dodici distretti, ognuno dei quali ha un ruolo preciso nel sostentamento della capitale, Capitol City: c’è il distretto degli agricoltori, il distretto che fabbrica beni di lusso e così via. Tutto intorno ai distretti c’è una rete metallica che però è facile aggirare: questo permette a Katniss di andare nei boschi e cacciare. Non mi è chiara la dimensione di questi distretti: sono città intere, periferie, sobborghi? Inoltre, esistono altre città in questa nazione? Viene solo nominata la capitale. Immagino Capitol City come una città centrale, attorno alla quale si estendono i vari sobborghi dei distretti. Ma non spiega se ci sono altri territori, altri stati, nulla. La vita stessa degli abitanti della capitale è appena accennata. Non si sa cosa facciano. Vengono dipinti come frivoli, superficiali, e godono e sospirano e sussultano col grande intrattenimento annuale degli Hunger Games. Vestono in modo particolare ed estroso. Avrei preferito saperne di più sinceramente! Sulla capitale stessa si sa ben poco. Ecco una sua descrizione.
[…] Io e Peeta corriamo a vedere quello che finora abbiamo visto solo in TV, Capitol City, la città che governa Panem. Le telecamere non hanno mentito sulla sua grandiosità. Semmai non hanno colto a pieno la magnificenza degli edifici scintillanti in un arcobaleno di tinte che torreggia nell’aria, le auto sfavillanti che si muovono lungo le strade lastricate, le persone dagli abiti stravaganti, con capigliature bizzarre e i volti dipinti che non hanno mai saltato un pasto. Tutti i colori sembrano finti, i rosa troppo carichi, i verdi troppo brillanti, i gialli così squillanti da fare male agli occhi.
Sicuramente il fulcro del libro sono gli Hunger Games: traspare bene come l’intento sia quello di fornire un divertimento agli spettatori di Panem. Infatti l’area del gioco può essere manipolata dai produttori a loro piacimento: palle di fuoco, almeno una morte ogni due giorni, api mutanti, tutto ciò per non rendere la trasmissione noiosa. La trovata di Peeta inserisce un elemento in più: la relazione d’amore, mossa vincente che conquista il pubblico.
Un dettaglio che mi è piaciuto molto riguarda la ragazza a cui è stata tolta lingua, che lavora per Katniss. Spero di saperne di più, così come confido che nei seguiti si dia più spazio al worldbuilding.
Hunger Games è un buon libro. Ti tiene incollato alla lettura per i 2/3 della storia, il che è un bene. Alcune cose a volte sono noiose, come le seghe mentali della protagonista e la sua fortuna sfacciata. Ma è un libro che consiglierei. Sono curioso di leggere i seguiti: c’è chi dice che migliora un sacco, c’è chi dice invece che è deludente. Vedremo!
VOTO: 7½/10
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Bella recensione! Secondo me sei riuscito a valorizzare i punti forti del libro. Hai messo perfettamente a fuoco il romanzo.
Tuttavia, il mio giudizio sarebbe più negativo rispetto al tuo; ho trovato la storia d’amore giovanile troppo scontata e scomoda. Avrei preferito meno miele e più sbudellamenti, meno deus ex machina e più sofferenza fisica da parte della protagonista. Forse sono un po’ sadica, lol.
A me sembra il solito romanzo adolescenziale con un’eroina che ci prova troppo a essere diversa da tutte le altre, a fare la forte, mentre invece mi sembra che abbia ben poca personalità e che sia un po’ sentimentalmente frigida.
Concordo con te per il worldbuilding scarno, un’occasione persa.
Però mi hai fatto venire voglia di dare una chance al secondo romanzo. 😉
“[..]meno deus ex machina[..]”
“Però mi hai fatto venire voglia di dare una chance al secondo romanzo. ”
Piccolo spoiler: Non aspettarti che la musica cambi. Kat avrà sempre e comunque qualcuno che bada a lei e che al momento opportuno la tira fuori dai guai. Anzi, il suo ruolo di “ispiratrice della rivolta” la renderà ancora più “protetta” e quindi se nel primo libro erano solamente Peeta ed Haymitch a fregarsene qualcosa, più avanti saranno molti di più.
@Alessandro: ottimo modo per fargli passare la voglia di leggere il seguito XD
@Carlotta: pure io avrei preferito più sbudellamenti. E’ anche vero che il punto di vista limitato di Kat ‘aiuta’ ad evitare certe scene, come quando lei scappa subito a inizio giochi. Però non mi aspettavo un libro così coinvolgente, quindi questo voto se lo merita a mio parere 😀
Di sicuro c’è moooolto peggio in giro!