Fra mille parole e articoli, ho pensato fosse ora di riassumere un attimo quello che si è detto fino a qui per chiarirci le idee. Settimana prossima ci sarà una tabella o un grafico che renderà più visibile la faccenda, poi continueremo con i sottogeneri del Low Fantasy.
L’ambiente nel High Fantasy ha un chiaro confine fra Bene e Male, in prima linea e il nostro protagonista è un ingenuo che d’un tratto si ritrova a dover prendere le parti e a farsi valere, nonostante siano ben pochi a credere in lui. Questo protagonista ingenuo fra l’altro rende più facile ai lettori di ambientarsi in quel mondo che nella maggior parte dei casi è inventato e strutturato nei minimi dettagli nella mente dell’autore, ma che il protagonista a pari passo del lettore dovrà imparare a vedere con occhi diversi, fuori dal suo guscio. In un certo senso si potrebbe dire che il protagonista arriva da una specie di “Svizzera”, ovvero un paese neutrale, e viene catapultato nelle tensioni politiche mondiali.
L’autore del High Fantasy non si accontenta di un solo protagonista, perché non gli darebbe l’opportunità di mostrare tutto ciò che ha nella testa al lettore. Quindi si serve di amici del protagonista che – tramite un incidente o per dovere – hanno dovuto separarsi e a loro volta rimangono intrecciati in una storia che devono sbrogliare per giungere all’obbiettivo che hanno in comune con il protagonista.
Esempio:
– Lo Hobbit (Tolkien)
Passando al fantasy eroico: qui vediamo una lunga serie di costellazioni storiche che fanno vacillare la certezza del protagonista sul suo ruolo. Infatti nel Heroic Fantasy il protagonista non è più né un ingenuo, né un principiante, ma un eroe di nobili origini che ha scelto la clandestinità, convinto fosse il bene di tutti, ma guidato da quello stesso senso di giustizia e desiderio di pace alla fine tornerà al posto che gli spetta nella maggior parte dei casi “sin dalla nascita”.
Più dei compagni di viaggio o della geografia che al protagonista sono chiari quanto gli è nota la sua lama, la vera trama focalizzata è quella storica, che martella sempre nella mente dell’eroe. La storia dei suoi avi, dei suoi genitori, lo hanno spinto a scegliere la clandestinità per la pace di tutti, ma quella stessa scelta sembra essersi tramutata in un’imminente rovina. Pur di impedire il crollo completo del suo mondo/regno, il protagonista affronterà il suo passato, le sue (presunte) debolezze e senza aspettarselo sarà riconosciuto e accolto a braccia aperte dal popolo semplice (in stile Ulisse e la sua balia) tramite una profezia che aveva lasciato loro una traccia per sapere che sarebbe stato lui.
Esempio:
– Il Signore degli Anelli (Tolkien)
In questo sottogenere troviamo specialmente giovanissimi o persino bambini come protagonisti, che però nel corso del racconto crescono e imparano molte cose che – alla fine della storia – sono la morale. A partire dal “nessun posto è così bello come casa mia” di Dorothy in Il Mago di Oz, a finire con “Non importa quanto siete simili, ma quanto non lo siete” di Albus Silente nel corso di probabilmente tutti e sette gli Harry Potter.
Una caratteristica è probabilmente che la storia non si concluda in un libro e soprattutto che fra le prime pagine e le ultime il protagonista è cresciuto in età, non solo in massa muscolare o celebrale 😛
Scherzi a parte: nel fantasy giovanile troverete sempre una morale, qualcuno che introduce il protagonista in un mondo magico ma poi rimane un po’ dietro le quinte, un maestro speciale e due o tre amici dai quali non si separerà mai. (Sorvoliamo Harry Potter e i Doni della Morte con Ron: per me non è stato un abbandonare Harry. Ron aveva bisogno di capire chi era lui stesso, perché è difficile, dal punto di vista psicologico, aiutare un amico quando non sai chi sei tu stesso. Diciamo che anche qui abbiamo avuto la crescita di un co-protagonista.)
Esempio:
– Harry Potter (Rowling)
– Il Mago di Oz (Baum)
Fortemente influenzato dal mondo dei miti, delle fiabe, delle favole e delle leggende, il protagonista è un esempio di gentilezza e buona educazione, generalmente un bambino, oppure in età da marito/moglie quando inizia la sua avventura. Distinguerlo completamente da una fiaba comune è difficile, quindi consiglio di fare caso al numero di pagine. Se è una raccolta di fiabe, allora sono fiabe e basta, se invece hanno un’unica trama dalla prima fino all’ultima pagina (possibilmente più di venti pagine, altrimenti siamo alle dimensioni di Mamma Oca), allora probabilmente si tratta di un fantasy fiabesco.
Esempio:
– … Cronache del Regno di Oz in rivolta? (G. Maguire)
Dire “fantasy orientale” è un po’ come dire qui in occidente “scrivo fantasy”. Insomma, definizione molto ampia e poco precisa. Per il nostro articolo ci eravamo limitati ad alcune serie televisive fra le più famose, come i Digimon, Sailor Moon e Naruto.
Ho scelto queste tre serie ognuna per una ragione diversa: i Digimon fu la prima serie giapponese nella quale i nomi originali giapponesi furono mantenuti nelle traduzioni occidentali. Sailor Moon e Naruto tramite i caratteri molto chiari e ben definiti rientrano nello schema principale del fantasy orientale – però nell’arco ristretto che ho visto io fino ad ora, quindi se mancasse qualche dettaglio o ci fossero eccezioni, chiedo scusa.
I protagonisti sono ancora più ridicoli dei nostri ingenui compagni dal High Fantasy: Naruto e Sailor Moon per esempio riescono a sostenere un esame senza essere bocciati o ottenere i peggiori dei voti, Sailor Moon in particolare è anche una piagnucolona e fifona, che però è disposta a tutto pur di proteggere le persone che gli stanno a cuore. Una curiosità? Usagi, nome originale di Sailor Moon, significa coniglio.
Accompagnati sin dalla prima impresa dal personaggio che diventerà il suo migliore e inseparabile amico, i nostri protagonisti impacciati scopriranno di essere abbastanza bravi nell’usare i loro poteri, una volta superata la paura e mano a mano si ritroveranno di fronte ad avversari sempre più crudeli.
Questi avversari però non sono semplicemente cattivi come nel High Fantasy. Naruto non l’ho mai visto, ma per quello che mi ha detto mio fratello, anche lui aveva una visione un po’ distorta del mondo e per sentirsi parte di esso voleva cambiarlo, fermato infine da Naruto.
Questo io l’ho visto più chiaramente nella 4. Stagione di Sailor Moon: la regina Nehellenia aveva vissuto come un’esclusa e quindi si era convinta che l’unica cosa ad assicurarle la compagnia fosse la sua bellezza. Quando Sailor Moon la farà tornare nella sua infanzia, Nehellenia scopre che un po’ era stata lei stessa ad escludersi e così ricomincia la sua vita per viverla in un modo migliore.
Esempi:
– Digimon (Akiyosho Hongo, per la Toei Animation)
– Sailor Moon (Naoko Takeuchi, non chiedetemi quale è il cognome)
– Naruto (Masashi Kishimoto)
Prima che mi tempestiate di domande:
– Non ho inserito qui lo Sword and Sorcery perché viene associato come sottogenere del Low Fantasy.
– High Fantasy è un po’ il padre di tutti i sottogeneri, a parte il fantasy fiabesco che è un sottogenere del Juvenile Fantasy. Lo scrivo qui nel caso non mi sia riuscito il Layout.
– Nel High Fantasy i personaggi che non si schierano a destra o a sinistra fanno una brutta fine (Gollum nel Monte Fato in Il Signore degli Anelli). Se nel libro che tenete in mano un personaggio del genere riesce a giungere tranquillo e beato alla fine dei suoi giorni, allora potete escludere a priori che sia un High Fantasy.
– Lo so… la foto nel Juvenile Fantasy l’ho inserita semplicemente perché era troppo forte. Ma in fin dei conti, tutti i protagonisti del High Fantasy non partono anche loro con una sfida contro il destino? – Questa era la sfida di Silente.
(2645)