Quando gli uomini si risvegliarono insieme ad Anar (Il Sole) fu inevitabile il loro incontro gli Elfi che popolavano la Terra di Mezzo, in particolar mondo quelli che risiedevano nel Beleriand. Il primo degli elfi a posare lo sguardo su di loro fu Finrod Felagun, figlio di Finarfin. Mentre cacciava nelle terre del Beleriand dell’est, sotto il controllo di Caranthir, figlio di Feanor, Finrod fu il primo dei Noldor ad incontrare gli Uomini, i secondogeniti di Iluvatar, ed a lungo stette tra di loro, imparando la loro lingua ed insegnando loro la lingua Sindarin. Egli intervenne anche in loro difesa davanti agli Elfi Verdi dell’Ossiriand, i quali erano impauriti dalla loro comparsa e ne volevano la morte. Finrod chiese il permesso a re Thingol di portarli con sé nell’Estolad.
A questi uomini fu dato il nome di “Edain“. La parola sindarin Adan, Edain significa letteralmente “Seconda Gente”, e, originariamente, venne riferito a tutta la razza degli Uomini, ma più tardi rimase solamente agli Uomini del Beleriand e ai loro discendenti. Essi erano divisi in tre grandi Case o Tribù. Una delle più importanti, in particolar modo nella Prima Era, fu la Casa di Beor.
Capelli scuri e di fisico robusto, più rassomiglianti ai Noldor rispetto a tutti gli altri Elfi, questi erano i figli della Casa di Beor. Alti, di statura simile a quella dei Noldor, tra i 180 cm e i 195 cm per i maschi e tra i 170 e i 180 per le donne. Scoperti da Finrod e sotto la sua guida giunsero fino alle terre del Signore dei Noldor, in un luogo poi nominato Estolad. Sono sempre rimasti fedeli alla casa di Finarfin. Il capostipide fu Beor detto “Il vecchio”, originariamente chiamato Balan. Fu il primo uomo a viaggiare attraverso il Beleriand all’incirca nell’anno 305 della Prima Era. Morirà alla veneranda età di 93 anni. Il suo nome, Bëor, deriva da una parola della lingua Bëoriana che significa vassallo.
I discendenti della Casa di Beor degni di nota sono Barahir e Beren.
Il primo salvò la vita a Finrod che gli donò il suo prezioso anello, che in epoche successive divenne il più prezioso cimelio della futura Casa dei Re degli Uomini. Tale cimelio divenne noto col nome di Anello di Barahir, e in particolar modo durante la Prima Era fu simbolo di riconoscimento dell’alleanza tra Elfi e Uomini. Parteciperà a fianco degli Elfi alla Dagor Bragollach.
Il secondo, Beren, fu uno dei più famosi degli Uomini per la sua storia d’amore con Luthien, principessa dei Sindar e figlia di Thingol e Melian. Il signore dei Sindar rifiutò di concedergli la mano di sua figlia, ma sapeva che non poteva andare contro quel destino così impetuoso, e allora pose una condizione in apparenza insormontabile: avrebbe lasciato Lúthien a Beren se lui gli avesse portato uno dei Silmaril dalla Corona di Morgoth. La missione in apparenza era impossibile, ma Beren e Lúthien la compirono fino a fondo. In principio, Beren chiese l’aiuto di Finrod, ottenendolo, ma furono bloccati da Sauron a Tol-in-Gaurhoth, l’isola dei Lupi, o anche Minas Tirith (da non confodere con la futura capitale di Gondor). Qui si confrontarono con lui e furono imprigionati. Finrod morì e Beren fu salvato da Lúthien, con l’aiuto di Huan, il segugio canino che fu servo di Feanor, e insieme uccisero Draugluin, luogotenente di Morgoth, e usarono le spoglie di questi per penetrare con l’inganno in Angband.
Lì giunsero fino al trono di Morgoth dove Lúthien intonò un bellissimo e soporifero canto, addormentando l’Oscuro Signore. Così Beren staccò con io suo pugnale un Silmaril dalla corona, ma nel tentativo di staccare la seconda gemma, dalla lama si staccò una scheggia che colpì Morgoth sulla gota che si risvegliò e il male si scosse nella fortezza. I due presi dal panico scapparono e giunsero fino alle porte, dove il guardiano, il Lupo Mannaro Carcharoth – che in precedenza era stato addormentato da Lúthien – ora si era svegliato. Beren tirò fuori il Silmaril e lo rivolse verso il lupo, sperando di allontanarlo, ma Carcharoth spalancò le fauci e mozzò la mano di Beren insieme al gioiello (Bere era anche chiamato Erchamion, Il Monco). Il lupo, le cui interiora bruciavano della fiamma del Silmaril, impazzì ed iniziò a correre senza sosta, travolgendo e uccidendo chiunque trovasse davanti. Lúthien e Beren vennero poi tratti in salvo dalle Aquile di Manwe. Beren allora tornò da Thingol, che vide ciò che era accaduto, e prese parte con lui alla caccia di Carcharoth.
Quando il lupo fu trovato, Huan vi lottò e lo uccise, morendo a sua volta. Beren fu ferito mortalmente, ma la missione era compiuta. A quel punto il Silmaril fu tratto da Carcharoth e messo nella mano che restava a Beren. Grazie al contatto col gioiello, tornò in vita e lo consegnò a Thingol, e dopo morì definitivamente. Lúthien non poté reggere un tale dolore e anche la sua anima si allontanò dalla Terra di Mezzo. Arrivata alle Aule di Mandos supplicò tanto il Valar e cantò così soavemente che lo stesso Mandos ne fu commosso, e con il consenso di Manwë, riportò in vita entrambi. La principessa rifiutò l’immortalità solitaria che le era stata concessa per stare, piuttosto, con lui. Così i due vissero nuovamente e più precisamente si stabilirono nell’Ossiridian. Lì stettero separati da tutti gli altri mortali; ella fu l’unica tra il popolo dei Primogeniti a conoscere la vera morte.
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