Dei Sette Vizi Capitali, l’Orgoglio è il peggiore. Rabbia, Avarizia, Invidia, Lussuria, Accidia, Gola – riguardano il
rapporto degli uomini tra di loro e con il resto del mondo. L’Orgoglio, invece, è assoluto. È la rappresentazione della relazione soggettiva che una persona intrattiene con se stessa. Quindi, tra tutti, è il più mortale. L’Orgoglio non ha bisogno di un oggetto di cui essere orgogliosi. È narcisismo portato all’estremo.
da “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” Philip K. Dick
Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (Do Androids Dream of Electric Sheep?) è un romanzo di fantascienza dello scrittore americano Philip K. Dick del 1968.
Nel 1992 la Guerra Mondiale ha ucciso milioni di persone, e condannato all’estinzione intere specie, costringendo l’umanità ad andare nello spazio. Chi è rimasto sogna di possedere un animale vivente, e le compagnie producono copie incredibilmente realistiche: gatti, cavalli, pecore… Anche l’uomo è stato duplicato. I replicanti sono simulacri perfetti e indistinguibili, e per questo motivo sono banditi dalla Terra. Ma a volte decidono di confondersi tra i loro simili biologici e di far perdere le loro tracce. A San Francisco vive un uomo che ha l’incarico di ritirare gli androidi che violano la legge, ma i dubbi intralciano spesso il suo crudele mestiere, spingendolo a chiedersi cosa sia davvero un essere umano…
“Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” è forse (e probabilmente) il romanzo più famoso di Philip K. Dick. Lo è in parte per la trasposizione cinematografica di Ridley Scott – Blade Runner – anche se la pellicola si concentra di più su una visione della letteratura fantascientifica di matrice distopica. Che è in parte vero in parte no. C’è molto, in quest’opera di Dick, della letteratura di tradizione iperrealista americana e si potrebbe dire che il pioniere del cyberpunk abbia creato un nuovo genere, poiché mescola il genere poliziesco con il fantascientifico, passando per l’iperrealismo e il filosofico.
Ciò che rende credibile Philip Dick è che i suoi personaggi sono vestiti male, stanchi, e lavorano per comprare a tutti i costi degli inutili status symbol (gli animali veri in Ma gli androidi sognano pecore elettriche?)”.
Francesco Pacifico in “Seminario sui luoghi comuni. Imparare a scrivere (e a leggere) con i classici”
In questo romanzo scopriamo che la cosa terrificante non è l’imminente fine del mondo, ne la progressiva disumanizzazione delle persone, ma che la lotta per ottenere lo status symbol è reale e può accadere e accade in modo silente e quotidiano.
IL RAPPORTO SIMBIOTICO TRA UOMO E ANDROIDE
Il fulcro del romanzo è la difficoltà di distinguere l’essere umano e l’androide. Difatti questo è il tema principe del romanzo, gli androidi sono macchine disumane, senzienti, ma senza quella qualità che le qualificherebbe come umane, l’empatia. Quindi, nonostante la loro intelligenza superiore, gli androidi possono solo simulare la natura umana. Gli umani d’altro canto grazie a una speciale macchina – il modulatore dell’umore chiamato Penfield – possono decidere qualche emozione provare, divenendo macchine a loro volta, perdendo l’umanità assomigliano agli androidi. E sempre gli umani, per dimostrare di essere superiori agli androidi, si avvalgono di un altro congegno, la macchina empatica. Deckard, un cacciatore di androidi, deve essere pronto a eliminare le macchine, ma per fare questo deve sopprimere i propri sentimenti di empatia verso creature che sembrano umane. Uccidere snatura l’umanità del protagonista.
Lo strumento fondamentale per la manipolazione della realtà è la manipolazione delle parole. Se puoi controllare il significato delle parole, puoi controllare le persone che devono usare le parole.
Philip K. Dick
Come tutti i grandi classici “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” ha avuto un viaggio editoriale curioso. Esce per la prima volta in Italia con il titolo “Il Cacciatore di Androidi” o “Cacciatore di Androidi“, dopo l’uscita del film prende il titolo di quest’ultimo Blade Runner. Solo recentemente, a questo romanzo di Dick, viene restituito il suo titolo originale: Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
Ma gli androidi sognano pecore elettriche? Edizioni Fanucci, collana Tif extra
A movie moves and a book talks, and that’s the difference. A book has to do with words and a movie has to do with events
Philip K. Dick
Il libro di Dick ha goduto fin da subito di una grande popolarità a seguito del successo del film che ne è stato tratto: Blade Runner (1982) diretto dal regista Ridley Scott. L’autore morì poco prima dell’uscita del film e poté vedere solo qualche spezzone della pellicola in lavorazione in una proiezione privata. Inizialmente Dick era molto scettico sulla realizzazione del film, perché il suo romanzo veniva difatti, per la maggior parte, stravolto nella trasposizione cinematografica. Scettico all’inizio si, ma poi divenne uno dei più accaniti sostenitori della pellicola, che è dedicata alla sua memoria. Dick rimase molto colpito dal set cinematografico, dichiarò che era proprio come aveva immaginato l’ambientazione del suo romanzo, sebbene la sovraffollata e caotica Los Angeles del futuro si contrappone nel libro a una sensazione di vuoto e solitudine. Deckard (interpretato da Harrison Ford) nel romanzo è sposato, la moglie è depressa, deve portare a casa lo stipendio, insomma è un personaggio un po’ grigio, mentre nel film viene descritto come un detective duro alla Marlowe (detective nato dalla penna di Raymond Chandler, la prima apparizione di questo personaggio è nel romanzo “Il grande sonno” 1939). In realtà nel romanzo c’è tutta una serie di riferimenti al genere hard- boiled (genere letterario poliziesco che si differenzia dal giallo deduttivo per la rappresentazione realistica di crimine, violenza e sesso) di Raymond Chandler; oltre al “Deckard – detective” c’è anche il personaggio di Rachel (interpretata da Sean Young), dark lady, la poliziotta corrotta e tutto un un mondo nascosto di gente che si dedica a traffici di ogni sorta. Libro e film si differenziano inoltre per la diversa interpretazione del film rispetto alla natura degli androidi: nella pellicola si è quasi portati a solidarizzare con questi esseri artificiali, si ha un senso di empatia nei loro confronti, nel libro d’altro canto questi appaiono freddi e calcolatori, del tutto privi di umanità.
Il film Blade Runner ha avuto anche un adattamento a fumetti che Marvel Comics realizzò grazie all’intervento di autori come Archie Goodwin, Al Williamson, Carlos Garzon, Dan Green e Raplh Reese.
Con il titolo e le musiche di Blade Runner, il romanzo di Philip K. Dick viene riproposto da un radiodramma in sei puntate e trasmesso da Radio Due Rai nel 2006.
Philip Kindred Dick è nato il 16 dicembre 1928 a Chicago e ha trascorso in California, a Los Angeles e nella zona della Baia, la maggior parte della sua vita.
Sottovalutato in vita, è emerso nella critica e nella considerazione generale come uno dei talenti più originali e visionari della Letteratura americana contemporanea. La sua figura è divenuta oggi un simbolo per lettori giovani e meno giovani, affascinati dalle numerose sfaccettature di un’opera che si presta sia ad una lettura immediata che a più serie riflessioni, e parecchie delle sue opere sono ormai considerate degli autentici classici. Cultura della droga, realtà apparenti e soggettive, difficoltà di definire il Divino ed il Reale e, all’interno del Reale, l’Umano (che sfuma continuamente nei suoi simulacri artificiali), controllo occulto sugli individui… queste le tematiche della sua sregolata, ma geniale produzione narrativa, permeata da quell’alone di tragico pessimismo che l’autore si portò appresso per tutta la vita.
Dick è stato un autore particolarmente prolifico ecco alcuni dei suoi romanzi :
1955
Solar Lottery (Il disco di fiamma, pubblicato anche come Lotteria dello spazio)
1959
Time Out of Joint (Tempo fuor di sesto, pubblicato anche come Il tempo si è spezzato, L’uomo dei giochi a premio e Tempo fuori luogo)
1962
The Man in the High Castle (La svastica sul sole, pubblicato anche come L’uomo nell’alto castello)
1964
Martian Time-Slip (Noi marziani)
The Simulacra (I simulacri)
Clans of the Alphane Moon (Follia per sette clan)
The Penultimate Truth (La penultima verità)
1966
The Crack in Space (Svegliatevi, dormienti, pubblicato anche come Vedere un altro orizzonte)
Now Wait for Last Year (Illusione di potere)
The Unteleported Man, pubblicato anche come Lies, Inc. (Utopia, andata e ritorno, pubblicato anche come Menzogne S.p.a.)
1969
Ubik (Ubik)
1975
Confessions of a Crap Artist (Confessioni di un artista di merda)
1976
Deus irae (Deus irae) in collaborazione con Roger Zelazny.
1981
VALIS (Valis)
The Divine Invasion (Divina invasione)
1982
The Transmigration of Timothy Archer (La trasmigrazione di Timothy Archer)
1994
Gather Yourselves Together (Il paradiso maoista)
2007
Voices From The Street (Voci dalla strada)
A questa già folta schiera di romanzi citati ne vanno aggiunti altri e molti altri racconti. Philip K. Dick viene stroncato da un infarto, il 2 febbraio 1982.
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