Come a nozze di morte vesti la tua fanciulla ed esponila o
re su un’alta cima brulla non aspettarti un genero da umana stirpe nato ma un feroce, terribile, malvagio drago alato che volando per l’aria ogni cosa funesta e col ferro e col fuoco ogni essere molesta.
Giove stesso lo teme, treman gli dei di lui, orrore ne hanno i fiumi
d’Averno e i regni bui. “Il re che un tempo era stato felice, sentito
il sacro responso, fece ritorno a casa coll’animo colmo di tristezza
e riferì alla moglie i comandi del funesto oracolo.Il vaticinio dell’oracolo del dio Milesio al re, padre di Psiche.
La storia di Amore e Psiche è narrata all’interno de “Le Metamorfosi”, un’opera della letteratura latina di Lucio Apuleio ( II secolo d.C.)
La favola inizia nel più classico dei modi: c’erano una volta, un re e una regina, che avevano tre figlie. La più giovane, Psiche, è bellissima, tanto da suscitare l’invidia di Venere, la quale chiede a suo figlio, il dio Amore, di ispirare alla fanciulla una passione disonorevole per l’uomo più vile della terra. Ma, lo stesso Amore, si innamora della ragazza, sbagliando mira e trafiggendosi un piede con una delle sue frecce. Con l’aiuto di Zefiro, Amore, trasporta Psiche nel suo palazzo, dove la fanciulla è servita e onorata da ancelle invisibili e dove, ogni notte Amore e Psiche bruciano la loro passione in un amore che mai nessun mortale aveva conosciuto. Ma Psiche deve stare attenta a non vedere mai in volto l’amato, per non rompere l’incantesimo che li tiene al sicuro, protetti dalle ire della madre del dio Amore, Venere. Un giorno Psiche istigata dalle sorelle invidiose, le suggeriscono che in realtà il suo amante è un serpente mostruoso, si avvicina all’amante con un coltello per ucciderlo. Ma agli occhi di Psiche il dio Amore si rivela nel suo fulgore, con i capelli che profumano di ambrosia, le ali luminose e le guance di porpora. Psiche estrae dalla faretra del dio una delle frecce e ne rimane punta, innamorandosi, perdutamente dell’Amore stesso. Dalla lucerna di Psiche scende una goccia d’olio che cade sul corpo di Amore e lo sveglia. L’incantesimo è rotto, Psiche ha violato il patto e Amore fugge. Psiche inizia così una ricerca disperata, ma deve fare i conti con l’ira di Venere che sfoga la sua gelosia imponendole di superare quattro difficilissime prove, l’ultima delle quali comporta la discesa nel mondo degli Inferi per farsi dare da Persefone un vasetto. Avrebbe dovuto consegnarlo a Venere senza aprirlo, ma Psiche come con Amore cede alla curiosità e lo apre cadendo in un sonno mortale. La salva Amore che inoltre ottiene per lei, dal dio Giove, l’immortalità e la fa sua sposa. Dalla loro unione nascerà una figlia, Voluttà.
Le metamorfosi (Metamorphoseon XI, probabilmente il nome originario) conosciuto anche come “L’asino d’oro” (Asinus aureus), questo nome deriva probabilmente dal “De Civitate” di Sant’Agostino. È l’unico romanzo in lingua latina pervenutoci integralmente, insieme al Satyricon di Petronio pervenutoci solo in modo parziale. Costituiscono insieme l’unica testimonianza del romanzo antico il lingua latina. Il romanzo, opera stravagante in undici libri, è forse il riadattamento (almeno nei primi dieci) di uno scritto di Luciano di Samosata di cui ci è pervenuto solamente il plagio “Lucius o L’Asino“. Si discute se Apuleio abbia seguito il modello solo nella trama principale, o ne abbia preso le digressioni novellistische, tragiche ed erotiche. C’è anche la probabilità che sia Apuleio che Luciano abbiano, sia pure con intenti diversi, preso spunto dalla stessa fonte; un testo attribuito a Lucio di Patre che si chiama guarda caso “Le Metamorfosi”, la cui struttura esteriore è uguale a quella dell’opera di Apuleio. Ne “Le Metamorfosi” di Apuleio sono presenti contaminazioni di vari generi: epica, biografia, satira menippea (da Menippo di Gàdara III a.C.) e racconti mitologici. Le Metamorfosi di Apuleio gravitano comunque nella tradizione della Fabula Milesia (da Aristide di Mileto, prima raccolta di novelle vera e propria), ma anche in quella del romanzo greco contemporaneo all’autore, arricchito però da componenti magiche e misteriche. Quindi nell’opera si alterna il magico all’epico, il tragico al comico, in una sperimentazione di generi diversi che trova corrispondenza nello sperimentalismo linguistico, padroneggiando sapientemente registri diversi, tramuta il tutto in una lingua squisitamente letteraria.
Lucio, protagonista e narratore, in Tessaglia (terra della magia) per affari, abita a casa di Milone e di sua moglie Panfile, ritenuta una maga. Procuratosi un unguento magico che sapeva aver trasformato Panfile in uccello, Lucio si trasforma però in asino. Dei ladri saccheggiano la casa di Milone e caricano l’asino Lucio del bottino. Giunto poi alla caverna dei briganti, Lucio ascolta la favola di Amore e Psiche, narrata da una vecchia a una fanciulla rapita. Sconfitti i briganti dal fidanzato della ragazza, Lucio passa di padrone in padrone, subendo ogni tipo di tormento, finché non si addormenta sulla spiaggia di Cencree. In sogno gli appare la dea Iside che gli indica la strada per riprendere la forma umana.
Questa è la cornice in cui Apuleio riesce ad incastonare una lunga serie di storie, tra cui quella di Amore e Psiche.
** In alcune versioni della tradizione orale Psiche muore nella quarta prova.
La successione degli avvenimenti riprende quella della struttura del romanzo, la figura di Psiche è assimilabile a quella di Lucio, entrambi all’inizio della storia sono in una situazione agiata e positiva. In seguito peccano entrambi di curiositas (Psiche scorge il volto dell’amato quando le era stato proibito, Lucio tenta di trasformarsi in uccello come aveva fatto Panfile) cadono in disgrazia e solo attraverso esperienze degradanti e numerose prove giungono alla felicità e a una situazione migliore di quella di partenza. Sia la favola di Amore e Psiche sia in generale Le Metamorfosi, sono dei testi che definiremo come “romanzi di formazione“. I protagonisti evolvono durante la storia e non sono più gli stessi rispetto alla situazione di partenza.
La favola rappresenterebbe il destino dell’anima (Psiche in greco ψυχή vuol dire anima), che avendo peccato di hybris (tracotanza), tentando di scoprire un mistero che non le era consentito di svelare, deve scontare la sua colpa con una serie di prove degradanti e di affanni, per essere di nuovo degna di ricongiungersi a dio. L’allegoria filosofica è appena accennata, sia nel nome Psiche come già detto, sia nell’intervento finale del dio Amore che prende l’iniziativa di salvare chi è caduto e lo fa di sua spontanea volontà non per meriti della creatura umana.
Apuleio si fece iniziare a tutti i culti più o meno segreti che a quei tempi abbondavano nell’Oriente mediterraneo: misteri di Eleusi, di Mitra, misteri di Iside, culto dei Cabiri a Samotracia, e tanti altri di minore fama. La sua speranza era di trovare il “segreto delle cose” e, al pari della sua eroina Psiche, si abbandonava a tutti i dèmoni della curiosità, avventurandosi fino alle frontiere del sacrilegio.
Sulla via di Alessandria, Apuleio sosta a Oea (l’odierna Tripoli), dove si imbatte in un vecchio compagno di studi, Ponziano, che lo trattiene offrendogli ospitalità. La madre di Ponziano, Emilia Pudentilla è vedova, non bella, ma particolarmente benestante. Pudentilla vuole sposarsi con Apuleio, perché fidato amico e, in quanto filosofo, indifferente alla ricchezza. Apuleio, inizialmente ritroso, cede alle insistenze della donna e si uniscono in matrimonio. Dì lì a breve, Ponziano muore e i parenti di Pudentilla, per timore di perdere la ricca eredità, accusano Apuleio di aver sedotto la vedova con incantesimi e magie per estorcerle il lascito.
È avviato un processo a suo carico, che viene celebrato a Sabratha, in Tripolitania, di fronte al proconsole romano Claudio Massimo, si suppone tra la fine del 158 e gli inizi del 159 d.C. Questa bega legale espone Apuleio addirittura alla pena capitale, in osservanza della lex Cornelia de sicariis et veneficis emanata dal dittatore Silla nell’81 a.C. Anche grazie all’orazione difensiva, poi pubblicata col titolo di Apologia o “Pro se de magia liber“, Apuleio viene assolto, o almeno così si può dedurre dal tono trionfale nella stessa.
Aggredior enim iam ad ipsum crimen magiae. – Eccomi così arrivato all’accusa di magia.
da Apologia o Pro se de magia liber , XXV, 5
Apuleio, Metamorfosi (L’asino d’oro), Oscar Mondadori, collana i classici.
Le Metamorfosi o L’asino d’oro (testo latino a fronte) BUR, classici greci e latini.
Apuleio è nato a Madaura, in Algeria, intorno al 125 d.C., le notizie che abbiamo sulla sua vita provengono da due delle sue opere Apologia e Florida. Dopo aver studiato a Cartagine grammatica e retorica, si trasferisce ad Atene per compiere studi filosofici, poi si trasferisce a Roma dove esercita la professione di avvocato. Devoto al dio Esculapio si fa iniziare ai misteri Eleusi e a quelli di Iside. Approda a Oea (Tripoli) e dopo il processo torna a Cartagine, in seguito non si hanno più notizie, probabilmente è morto dopo il 177 d.C.
Opere di argomento filosofico: De mundo, De Platone et eius dogmǎte (Su Platone e la sua dottrina), De deo Socratis (Sul demone di Socrate). Opere di argomento retorico : Apologia (De Magia) e Florǐda (fiori vari, florilegio, raccolta di discorsi tenuti durante i suoi pellegrinaggi).
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